Negba – Lecce, rav Roberto Della Rocca “E’ il dialogo fra le differenze che genera cultura”
I concetti di precarietà e prossimità sono stati analizzati profondamente in rapporto all’esperienza storica degli ebrei di Puglia, ma anche rispetto alla più generale vicenda storica ebraica dal rav Roberto Della Rocca, direttore del Dipartimento Educazione e Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, dal professor Fabrizio Lelli, professore associato di lingua e letteratura ebraica all’Università del Salento ed esperto di letteratura e pensiero degli ebrei in Italia fra Medioevo ed Età Moderna e dal professor Petar Bojanic, senior research fellow al Centre for Modern Thought dell’Università di Aberdeen in Scozia, che sono intervenuti di fronte a un pubblico interessato e attento nella sala di Palazzo Turrisi a Lecce (nell’immagine a partire da sinistra Fabrizio Lelli, Roberto Della Rocca e Petar Bojanic).
“E’ il dialogo fra le differenze che genera progresso e cultura”, ha affermato il rav Roberto Della Rocca che è ricorso alla storia biblica della Torre di Babele per spiegare i due concetti di prossimità verticale e di prossimità orizzontale: “In quella società tutti parlavano la stessa lingua e non c’erano differenze fra un individuo e l’altro. Racconta il Talmud – ha spiegato il rav – che se cadeva una pietra dalla torre tutti si disperavano, mentre se cadeva un uomo a nessuno importava nulla. E’ il concetto di alterità che mancava. Abramo è il primo uomo che capisce che D-o non si afferra attraverso la verticalità ma attraverso l’orizzontalità”.
“Alterità nella lingua della Bibbia significa anche senso di responsabilità verso il prossimo, sentire il peso dell’altro. Questo è il significato che vogliamo trasmettere attraverso il questo Festival , – ha concluso Della Rocca – che il dialogo che si è interrotto con la cacciata degli ebrei dalla Puglia cinque secoli fa, deve essere ripreso”.
Sul concetto di prossimità verticale e prossimità orizzontale si è soffermato anche il professor Fabrizio Lelli. Secondo Lelli, che ha descritto una suggestiva immagine della mistica ebraica, la prossimità orizzontale è quella che lega, ad esempio, l’ebreo pugliese a Israele, quando si interrompe la prossimità orizzontale con la terra di Israele, l’ebreo deve ricorrere alla prossimità verticale. La prossimità verticale si realizza attraverso la preghiera che sale verso il cielo per raggiungere D-o, dove gli angeli trasformano la preghiera in ghirlande che vanno a ornare la testa dell’Eterno.
Il professor Petar Bojanic interrogandosi sul motivo per cui si è deciso di organizzare un dibattito sui due concetti di precarietà e prossimità ha rilevato quanto sia urgente e attuale il termine di precarietà. “La precarietà presuppone un pericolo – ha detto Bojanic – ma queste due figure sono invertibili. La prossimità non è a priori qualcosa di qualcosa di positivo e sicuro e la precarietà non è a priori qualcosa di negativo e pericoloso”.
Secondo Bojanic infatti, la prossimità e l’avvicinamento verso l’altro sono sicuramente valori utili, la prossimità è il nostro obbiettivo, ma ci sono anche dei limiti alla prossimità perché se diventa uniformità, assimilazione totale, si corre il rischio di perdere la propria identità.
Lucilla Efrati