Negba – Rav Della Rocca: “Verso Sud come il viaggio di Abramo”

Lo ha fortemente voluto il rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento Educazione e cultura Ucei questo Festival della Cultura Ebraica. Come dice il termine ebraico Negba verso Sud, verso la conoscenza, verso le tracce di ebraismo nel Mezzogiorno d’Italia, in Puglia dove l’influenza ebraica è stata così forte e incisiva. Appea calato il sipario dei tanti appuntamenti gli abbiamo chiesto un primo bilancio.
Rav Della Rocca, perché organizzare un festival della cultura ebraica in Puglia?
Nel piano del lavoro del Dipartimento educazione e cultura (Dec) presentato dopo il Congresso Ucei di tre anni fa, tra le varie iniziative proposte rivolte al mondo ebraico c’era anche la proposta di organizzare un festival di cultura ebraica. Questo perché fare cultura significa lavorare sulla rappresentazione di noi stessi ed è necessario oggi offrire alla società italiana un’altra immagine dell’ebreo che non sia sempre e solo quella legata alla persecuzione. L’idea di farlo qui in Puglia è maturata un anno fa in occasione di una giornata organizzata dal Dec a Bari in collaborazione con il Comune e con la Regione, nella quale oltre a un progetto gastronomico kasher abbiamo organizzato un bel convegno sul tema ‘Cultura ebraica e cultura Mediterranea’. Il successo di quell’iniziativa evidenziò una forte domanda della gente pugliese in questo ambito che ha portato a ipotizzare, insieme ai massimi rappresentanti della Regione Puglia, l’organizzazione di un festival.
Perché proprio la Puglia?
Perché è stato uno dei luoghi che nel passato ha prodotto maggiormente cultura ebraica, quella linea di pensiero, paradigma e dialettica interazione, fra mondo ebraico e società circostante. In altre parole assimilare la società circostante senza assimilarsi ad essa. Ed anche perché abbiamo colto una grande sensibilità da parte degli amministratori che hanno letto in questo progetto il riavvio di un dialogo interrotto più di cinque secoli fa.
Qual’è la cosa che più ti ha colpito delle esperienze di questi giorni?
E’ stata l’esperienza che ho vissuto a San Nicandro. Oltre ai suggestivi paesaggi e a una rigogliosa natura che mi ha molto ricordato Eretz Israel, l’accoglienza, il calore, l’energia del gruppo degli ebrei di San Nicandro che sono tutte qualità paradigmatiche di questa gente della terra di Puglia, costituisce un fenomeno che dobbiamo attentamente analizzare e di cui dobbiamo farci carico.
Perché hai voluto dare questo nome Negba?
E’ detto nel Talmud che chi desidera accrescere la propria ricchezza intellettuale spirituale quando prega deve rivolgersi verso il Mezzogiorno. Motivo di questo insegnamento, sta nel fatto che nel Santuario di Gerusalemme, la Menorà oltre ad essere il simbolo della spiritualità e della sapienza ci riconduce oltretutto al significato profondo dell’olio, unico liquido che non si mischia con nessun altro e che resta distinguibile. Quindi Negba (verso Sud) ha significato questa circostanza: un percorso di crescita spirituale e intellettuale che ha richiamato e coinvolto molti ebrei “dichiarati” e “sommersi”.
Quali sono le tue impressioni “a caldo” come è andato questo Festival?
Non dovrei essere io a dirlo, ma è stato un successo. Come l’arco nella metafora dei nostri Maestri: per ogni freccia che vuole proiettarsi in avanti è necessario che si estenda l’arco all’indietro quanto più l’arco è teso verso il passato, tanto più si proietta verso il futuro. Tutto questo è stato reso possibile dalla sinergia con cui abbiamo lavorato tutti, politici e professionali, i vari dipartimenti dell’Ucei e anche la società di servizi che ci ha assistiti. I contatti sono stati molteplici e trasversali. Il Festival è stato un successo per la varietà degli eventi organizzati e perché ha coinvolto persone di ogni strato sociale e di ogni ambito culturale.

Lucilla Efrati