Negba – Satira, umorismo, antisemitismo

Verso Mezzogiorno. E’ questo il significato della parola negba che ha dato il nome al festival della cultura ebraica in Puglia. Satira, umorismo e antisemitismo il titolo della conferenza, svoltasi nella Sala Murat, a cui hanno partecipato Luciano Canfora per l’Università di Bari, Benedetto Carucci Viterbi, rabbino, David Meghnagi, psicanalista, coordinati da Sira Fatucci dell’Ucei. Il seminario ha fatto luce sugli stereotipi antisemiti presenti nella letteratura contemporanea di consumo, nella satira e nella pubblicistica, dal Medioevo ai giorni nostri, contrapponendo a essi la positività dell’umorismo, in grado di opporsi a thanatos, all’istinto di morte, a cui gli ebrei, servendosi dell’humor, hanno opposto eros, istinto e fonte di vita, disciogliendo nell’umorismo il proprio dolore, senza dover rinunciare alla propria identità. Scopriamo così la massiccia presenza di messaggi antisemiti negli autori del XX secolo inglese: nel politico Jhon Buchan, autore del romanzo I trentanove scalini’, in Georges Simenon autore de ‘La notte del crocevia’ tradotto da Mondadori anche con il titolo ‘La casa delle tre vedove’ e in Aghata Christie autrice di ‘I misteri di Styles’ (1920), ‘Destinazione ignota’ (1955) e di ‘Passeggero per Francoforte’ (1970). Emerge, da questi scritti, l’immagine di un’Inghilterra inquieta per la penetrazione spionistica tedesca e per la minaccia della guerra, che attribuisce agli ebrei tratti animaleschi, avidità di danaro riconducibile alla loro sagoma esteriore, accusandoli di essere stati promotori del capitalismo senza patria né coscienza. Emergono, anche dalle opere del secondo dopoguerra, parole malate, luoghi comuni trasfigurati in immagini dalla pubblicistica e dalla satira. Divertire non sempre significa mettere pace, ha affermato il rabbino Carucci per introdurre la relazione di Meghnagi, che ha passato in rassegna immagini aggressive, sbeffeggianti, demonizzanti, da cui si evince il processo di deumanizzazione, sfociato nel genocidio, a cui gli ebrei sono stati sottoposti nel corso dei secoli. Anche dopo il trattato di pace firmato a Oslo nel 1991, continuano a essere prodotte dalla stampa vignette satiriche che utilizzano l’antisemitismo cristiano in chiave islamica. Giordania, Egitto, Palestina, Libano, Siria sembrano dar vita a una campagna antisemita che culmina in manifestazioni culturali, come il convegno egiziano ecologista del 1992 intitolato ‘Ebrei inquinatori del pianeta’. La cultura ebraica è umorista perché l’umorismo è presente nella sua tradizione, nei testi sacri, nella Torah. Il nome Isacco contiene in sé la radice della parola riso, il personaggio biblico, infatti, porta gioia a Sara e Abramo, che, ormai anziani, apprendono della sua nascita, ma per le vicende che subisce è anche portatore del sentimento del contrario, teorizzato da Pirandello nel saggio del 1908. Il riso ci fa vedere le cose in maniera più articolata e complessa, ci fa accettare la diversità e ci fa prendere le distanze dall’idolatria che non consiste solo nell’allo di prostrarsi, ma anche nell’eccesso di considerazione di sé. A coronare la serata il sorriso sensuale della cantate del gruppo musicale israeliano Mor Karbasi. Ritmi, suoni, antichi canti spagnoli, greci ed ebraici, accompagnati dai suoi passi, dalla danza del suo ventre, hanno animato la serata mediorientale, illuminata da un’esotica luna rossa.

Angela Milella, Puglia quotidiano, 12 settembre 2009