Jonathan Sacks, rabbino | Viviamo la vita guardando avanti ma la capiamo solo guardando indietro.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | “Il
capo dei coppieri, invece di ricordarsi di Giuseppe, lo dimenticò”. [Gn
40,23] Poi si ricorda [Gn, 41, 10 e sgg] perché si ripete la stessa
situazione: qualcuno sogna, nessuno riesce a darne una spiegazione. La
ripetizione indica due diversi significati che testimoniamo di due
diversi processi. Dimenticare e avere memoria sono due atti
intenzionali.
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Proteste palestinesi,
alta tensione
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“Mentre
il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si prepara ad
incontrare i leader dell'Ue in Europa - il francese Macron per primo-,
le tensioni in Israele e nei territori palestinesi continuano ad essere
alte. Da dopo l'annuncio del Presidente Usa Donald Trump sul
riconoscimento di Gerusalemme capitale d'Israele di mercoledì scorso,
migliaia di palestinesi sono scesi in strada per protestare e sono
scoppiate le violenze e gli scontri con le autorità israeliane. “A
manifestare sono tre o quattromila giovani, ben poco rispetto ai circa
tre milioni e settecentomila palestinesi residenti tra Gaza,
Gerusalemme est e Cisgiordania. - la ricostruzione di Lorenzo Cremonesi
sul Corriere - Eppure, i bilanci delle vittime sono in crescita. Nelle
ultime 24 ore sono rimaste ferite 270 persone. I morti pare siano
quattro, tutti di Gaza”. Cremonesi spiega che, sotto la pressione delle
manifestazioni, il leader palestinese Mahmoud Abbas ha deciso di non
incontrare il vicepresidente americano Mike Pence e accusa Washington
di non essere più un partner imparziale per i negoziati di pace ().
D'accordo con Abbas, Munir Maqdah, leader di Fatah in Libano, che,
intervistato da Repubblica, invita – per il momento – i palestinesi a
manifestare pacificamente “senza ricorso all'uso delle armi”. Ma dal
Libano arrivano anche le parole minacciose del comandante delle milizia
irachena Asaib Ahl al-Haq che dal confine nord di Israele, proclama:
“Siamo qui pronti alla lotta per la causa palestinese e contro
l'occupazione israeliana: liberemo Gerusalemme”. La Stampa a riguardo
parla di minaccia sciita e spiega che “il premier Netanyahu ha sentito
l'esigenza di ricompattare l'alleanza con gli Stati arabi sunniti”,
prima di partire per l'Europa ma alle spalle si lascia anche le
proteste contro di lui e contro le indagini che lo coinvolgono per casi
di corruzione (Repubblica).
La partita di Trump di Medio Oriente. “ Trump è forse matto, ma non
credo sia un idiota né che lo siano gli uomini che lo circondano.
Piuttosto che il gesto non ponderato di un leader incendiario, la
pericolosa decisione di spostare l'ambasciata statunitense da Tel Aviv
a Gerusalemme mi pare più un'azzardata scommessa sul futuro della
Palestina”, l'analisi dell'intellettuale ebreo ungherese Marek Halter
su Repubblica. “È infatti verosimile – scrive Halter - che dopo aver
fatto questo regalo a Netanyahu, Trump possa chiedergli o, meglio,
imporgli di sedersi al tavolo del negoziato con il presidente
palestinese Abu Mazen”. “I regali non sono gratis: - il commento di
Omer Barley (Repubblica), ex colonnello dell'esercito di Israele che
partecipò assieme al fratello di Netanyahu al blitz di Entebbe nel 1976
- dovrà partire il negoziato e Israele dovrà affrontare l'assetto dei
due Stati, lo status di Gerusalemme città su cui anche i palestinesi
rivendicano diritti, la separazione dei due popoli, il rientro dei
coloni”. Intanto in Europa, racconta Daniel Mosseri su Libero,
“l'Italia prende le distanze da Donald Trump, secondo il quale
Gerusalemme è la capitale dello Stato ebraico. Al Palazzo di Vetro,
Roma si accoda a Parigi e Berlino, criticando le dichiarazioni di Trump
che 'non aiutano le prospettive di pace nella regione'”.
Como, la sfilata antifascista. Migliaia di persone hanno sfilato ieri a
Como – teatro di un episodio legato ai naziskin – in difesa dei
principi democratici e contro i nuovi rigurgiti di estrema destra in
Italia. Diversi i resoconti sui giornali, ( Corriere, Repubblica e La
Stampa) e c'è spazio per una polemica: assente infatti il sindaco di
Como, Mario Landriscina, a capo di una coalizione di centro-destra che
ha definito l'iniziativa di parte (a organizzarla, il Partito
democratico). "Non capisco come su certi temi ci si possa sottrarre”,
la reazione della presidente della Camera Laura Boldrini (Repubblica).
Su La Stampa, l'ex presidente della Corte Costituzionale Zagrebelsky
sottolinea la necessità di difendere i giornalisti dalle minacce
neofasciste dopo quanto accaduto a Repubblica, la cui sede è stata
presa di mira da una squadra di contestatori sotto la bandiera di Forza
Nuova. In un lungo editoriale Pierluigi Battista afferma che le nuove
pulsioni di estrema destra non si combattono nei tribunali ma sul piano
delle idee: “Combattere apertamente le idee fasciste, non cedere di un
millimetro, raccontare la menzogna nazista di chi parla oscenamente di
'menzogna di Auschwitz': ma con la forza delle idee, degli argomenti,
dell'ironia. Andare davanti ai teatri dove comici antisemiti se la
prendono con gli ebrei, e fischiare e manifestare: non chiedere aiuto
alla polizia o a un giudice, intasando i tribunali”.
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il premier israeliano netanyahu in europa
Gerusalemme, nuove tensioni
Torna la violenza terroristica
Dopo
giorni di violente proteste da parte palestinese, nelle scorse ore il
terrorismo è tornato a colpire. Una guardia di sicurezza è stata
infatti accoltellata alla stazione di Gerusalemme, nell'ingresso che da
su Jaffa street. La polizia ha definito l'aggressione un attentato
terroristico e la guardia ferita, un giovane di vent'anni, versa in
condizioni gravi. Un testimone della scena, vedendo il terrorista – un
24enne residente nei territori – scappare, ha iniziato ad inseguirlo
assieme ad un poliziotto. I due sono riusciti a fermare l'attentatore,
ora sotto arresto. E mentre a Gerusalemme come nei territori la
situazione continua ad essere sotto stretta osservazione delle autorità
israeliane – come riportano i giornali, il bilancio degli scontri
legati alle proteste per il discorso di Trump sono di quattro
palestinesi morti a Gaza e oltre 250 feriti - l'esercito israeliano ha
scoperto l'ennesimo tunnel costruito dal movimento terroristico di
Hamas per infiltrasi in Israele. Il tunnel che, si estendeva per poche
centinaia di metri in territorio israeliano, è stato distrutto sabato
sera; secondo fonti militari, era stato scavato negli ultimi mesi
dalla zona di Khan Younis nei pressi di terreni agricoli situati a
circa un chilometro di distanza dalle comunità israeliane del Consiglio
regionale Eshkol. Leggi
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pagine ebraiche di dicembre
Philip Roth, un gigante americano
Curato
dalla professoressa Elèna Mortara, che ne firma il saggio
introduttivo, il Meridiano dedicato agli scritti di Philip Roth
(nell’immagine con Primo Levi) appena uscito presenta una ricca
selezione della narrativa di uno dei più grandi intellettuali
contemporanei, con i più significativi romanzi del periodo giovanile e
della prima maturità. Su Pagine Ebraiche di dicembre, attualmente in
distribuzione, proprio Mortara – in un ampio approfondimento dedicato
dal giornale dell’ebraismo italiano allo scrittore americano – racconta
la complessità e il fascino del lavoro editoriale fatto per Mondadori
su Roth.
Mi
è stato chiesto di condividere alcune riflessioni riguardo alla mia
esperienza come curatrice del primo Meridiano Mondadori dedicato a
Philip Roth e di raccontare “le difficoltà e le soddisfazioni di
questo grande lavoro”. “Credo”, ha aggiunto, nel suo gentile messaggio
di invito, il direttore del giornale dell’ebraismo italiano Pagine
Ebraiche e dei notiziari quotidiani dell’UCEI Guido Vitale, “che per il
lettore sarebbe bello e utile, e che ti darebbe l’occasione per
diffondere una tua considerazione generale sull’opera di Roth”. Come
resistere a tanti argomenti tentatori, così amichevolmente avanzati?
La maggior soddisfazione, rispondo, è quella di aver ora tra le mani
un libro di grande bellezza – circa duemila pagine di finissima carta
splendidamente rilegata, con otto romanzi dell’autore riuniti insieme e
un ampio apparato critico di cornice – dedicato al maggior scrittore
americano vivente, e di sapere che questa opera sarà utile per i
lettori e che rimarrà come punto di riferimento in Italia per chi
voglia conoscere a fondo un gigante della letteratura contemporanea. Un
gigante, Philip Roth, autore di ben ventinove romanzi
e tre raccolte di saggi (inclusa l’ultima, da poco uscita in America),
vincitore a partire dal 1960 di decine di prestigiosi premi letterari,
ma, scandalosamente, mai dell’atteso premio Nobel per la Letteratura,
di cui sono stati invece meritatamente insigniti negli anni ’70 del
’900 due dei maggiori scrittori ebrei americani della generazione
immediatamente precedente, Saul Bellow e Isaac Bashevis Singer. In
mancanza, almeno per ora, di questo riconoscimento svedese, saranno i
lettori di tutto il mondo a continuare a conferirgli il loro premio,
leggendo i suoi libri. E per chi ha lavorato al Meridiano Roth, oltre
che dal piacere per l’opera compiuta, la vera soddisfazione verrà dal
riscontro critico e dei lettori, cui questo volume è destinato.
La maggiore difficoltà che ho dovuto superare nello scrivere il saggio
introduttivo al volume – un saggio che non riguarda solo i romanzi in
esso inclusi, ma l’intera opera di Roth – è legata alla multiforme
personalità di questo immenso scrittore dalla produzione fluviale e
ricca di continue sorprese, che mi ha costretto a navigare tra tutte le
sue esaltanti trasformazioni di modalità narrativa, per delineare il
movimentato evolversi di una ricerca espressiva sviluppatasi nel corso
di oltre cinquant’anni di intensissimo lavoro. ![](http://moked.it/files/2017/12/Schermata-2017-12-10-alle-12.34.36-e1512906990141.png)
In un centinaio di pagine, ho cercato di offrire il profilo generale
dello scrittore, raccontandone i conflitti, i mutamenti del pensiero,
le crisi, il zigzagare
da un romanzo all’altro alla ricerca di sempre nuove forme di
espressione, le sfaccettature ma anche la tumultuosa coerenza, i punti
nodali, il rapporto con altri scrittori e con le vicende del suo tempo,
in un percorso letterario sempre più imponente per la quantità e
qualità dei risultati. È stato impegnativo, ma anche esaltante
immergersi nuovamente in tutta l’opera di questo grande romanziere,
uscendo dalla lettura e rilettura sempre più convinta del suo valore e
della sua importanza.
Elèna Mortara, Università di Roma Tor Vergata
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pagine ebraiche di dicembre
Roth, maestro di libertà
Cala
il sipario sullo scrittore. O forse si alza appena adesso, perché
l’annuncio della rinuncia a scrivere ancora di Philip Roth sta
finalmente innescando una riconsiderazione complessiva della sua
vastissima opera. Nello spazio di pochi giorni hanno visto la luce il
primo Meridiano a lui dedicato (“Romanzi 1959-1986”, a cura di Elèna
Mortara e Paolo Simonetti, Mondadori editore), un tomo colossale, che
supera le duemila pagine, il primo volume nell’edizione francese della
Pleiade (“Romans et nouvelles 1959-1977, a cura di Brigitte Felix,
Aurelie Guillain, Ada Savin e Paule Lévy, Gallimard) e “ Why Write?
Collected Nonfiction 1960-2013”, Library of America. Una tripla
consacrazione da una sponda all’altra dell’oceano, nelle collane più
prestigiose per uno scrittore che era già considerato il più
celebrato contemporaneo nel mondo culturale statunitense. E il momento
per rileggere l’opera di Roth abbracciando con lo sguardo un orizzonte
più allargato, una dimensione dove ogni lavoro trovi il giusto posto e
la sua lettura appropriata nel quadro della vita del grande scrittore.
“Oggi – scrive Marc Weitzmann su Le Monde des Livres – Roth è uno
degli ultimi scrittori assoluti nel senso in cui lo intendeva Flaubert.
L’ultimo rappresentante dei romanzieri nati prima del trionfo della
televisione e di cui l’immaginazione, il potenziale di concentrazione,
hanno potuto strutturarsi interamente dall’ambiente letterario,
attraverso un processo che oggi non sarebbe più nemmeno immaginabile”.
Il fatto è che Roth, dopo aver sfornato un libro dopo l’altro per
oltre mezzo secolo ci ha fatto sapere che è stanco di scrivere. Ma a
84 anni compiuti non pare affatto stanco di pensare. Secondo il
giudizio di alcuni critici proprio l’estrema ricchezza e lo spettro di
versatile diversificazione, che da un romanzo all’altro caratterizzano
la sua opera, del resto, hanno certo contribuito all’immensa
popolarità di Roth, ma hanno reso molto più difficile la possibilità
di abbracciarne il significato complessivo.
I
suoi primi lavori, tutti compresi nelle edizioni dei Meridiani e della
Pleiade, mettono in luce definitivamente la capacità di Roth di
utilizzare fino alla vertigine il materiale autobiografico e pongono in
evidenza un’opera estremamente diversificata, proteiforme e sovversiva,
che Paule Lévy giudica “caratterizzata dall’eccesso e dalla
trasgressione, refrattaria a tutti i tentativi di classificazione”. Ma
accanto al lavoro colossale del Roth narratore che attraverso le
edizioni critiche ora fresche di stampa ritrova una sua dimensione
unitaria, dalle parole di uno scrittore che ha rinunciato a scrivere
nuova letteratura, emerge ora anche la dimensione del critico e del
maestro di letteratura. Il nuovo volume, il decimo e ultimo che gli
dedica la prestigiosa Library of America, raccogliendo gli scritti di
critica letteraria e altre prose scritte in oltre 50 anni di lavoro,
dona a Roth, proprio per staccarsi dall’impronta della lunga serie
delle sue opere, la prima copertina a colori e ne svela una ulteriore
personalità eccezionale, quella del saggista.
Guido Vitale Leggi
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Onda nera, ombra grigia |
«No,
non c’è un’onda nera che sta per sommergerci. Tuttavia, poiché in
politica il vuoto viene sempre coperto, in genere più prima che poi, un
segno chiaro e netto di ciò che stiamo vivendo è dato anche dalla
rinnovata capacità di alcuni organizzazioni del radicalismo di destra
di presentarsi sulla scena, raccogliendo il rifiuto di molti ma anche
il consenso di non pochi altri. Così per le ultime, insistite
manifestazioni di Forza Nuova, i flash mob intimidatori contro la
redazione di un giornale piuttosto che nei confronti dei membri di
un’associazione. Oppure per il crescente radicamento territoriale di
CasaPound, espressione del «fascismo del terzo millennio». Altro
tuttavia bolle in pentola, per un’area che pur scontando una perdurante
marginalità (ed emarginazione), può contare senz’altro su un incremento
di assensi e attenzioni, non solo da parte di sostenitori dichiarati ma
anche in una “fascia grigia” alla ricerca di rappresentanza e
riconoscimento collettivo.
Claudio Vercelli
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Il dado è tratto |
Dopo
la decisione del Presidente USA Trump di spostare la sede
dell’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme, qualcuno lo
accusa di essere riuscito dove anche l’egiziano Nasser alla fine
raccolse una sconfitta: fornire un motivo al mondo arabo-musulmano per
unirsi e sentirsi coeso.
Non credo sia utile stare qui a commentare i motivi del perché di
questa scelta, che certo va solo a confermare la natura dei fatti.
Ormai il dado è tratto e difficilmente si potrà tornare indietro..
Gianluca Pontecorvo, Consigliere UCEI
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