I VICEPRESIDENTI AL PD E ALLA LEGA
Commissione contro l'odio, Liliana Segre presidente
Si è insediata quest'oggi la Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza fortemente voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Come previsto, la Testimone della Shoah milanese è stata eletta presidente. I due vicepresidenti saranno invece Francesco Verducci (Pd) e Daisy Pirovano (Lega).
Prende corpo, in questa simbolica giornata, uno dei progetti che più stavano a cuore alla senatrice. Istituita con mozione approvata nell'ottobre del 2019, la Commissione vuol essere anche un segnale, ricordava allora Segre, "che come classe politica rivolgiamo al Paese: di moralità, ma anche di attenzione democratica verso fenomeni che rischiano di degenerare".
L'ha ricordato anche nelle scorse ore, in occasione del conferimento del premio De Sanctis: “Voglio portare avanti il mio impegno contro l’odio. Perché dopo tanti anni ho capito che l’odio si combatte e non si accetta per nessun motivo”.
Per Liliana una giorni molto importante, iniziata con il voto a favore della mozione per la concessione della cittadinanza a Patrick Zaki. "Nella sua storia - ha dichiarato parlando del giovane ricercatore egiziano - c'è qualcosa che prende in modo particolare, ed è ricordare quando un innocente è in prigione. Questo l’ho provato anch’io e sarò sempre presente, almeno spiritualmente, quando si parla di libertà. Sono qui come nonna di Zaki”.
Lasciando Palazzo Madama, ha poi aggiunto: “Ho fatto questo viaggio perché ci sono delle occasioni in cui uno deve vincere le forze che non sono sempre brillantissime. Ricordo cosa sono i giorni passati dentro la cella, quando non si sa se preferire la porta chiusa o che si apra e qualcuno entri e ti faccia o ti dica qualcosa che ti possa far soffrire ancora di più“.
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IL TESTO DELLA MOZIONE APPROVATA DAL SENATO NEL 2019
"Le parole dell'odio mettono in pericolo tutti"
“Negli ultimi anni si sta assistendo ad una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo, che pervadono la scena pubblica accompagnandosi sia con atti e manifestazioni di esplicito odio e persecuzione contro singoli e intere comunità, sia con una capillare diffusione attraverso vari mezzi di comunicazione e in particolare sul web. Parole, atti, gesti e comportamenti offensivi e di disprezzo di persone o di gruppi assumono la forma di un incitamento all’odio, in particolare verso le minoranze. Essi, anche se non sempre sono perseguibili sul piano penale, comunque costituiscono un pericolo per la democrazia e la convivenza civile".
È quanto si legge nella mozione istitutiva della Commissione straordinaria contro l'odio. Prima firmataria proprio la senatrice a vita Liliana Segre.
(La standing ovation riservata, nell'ottobre del 2019, alla Testimone della Shoah)
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L'ANNULLO FILATELICO A CENTO ANNI DALLA NASCITA
"Settimia Spizzichino, il suo coraggio un esempio"
Grande appassionata di filatelia, Settimia Spizzichino aveva con le Poste un rapporto speciale: per quasi 30 anni ne è stata una dipendente, addetta alle macchine perforatrici.
Indimenticabile voce di Memoria, unica donna a fare ritorno tra quante furono catturate nel rastrellamento del 16 ottobre, nasceva il 15 aprile del 1921 a Roma. Per poi nascere “una seconda volta”, ricordava, il giorno del suo 24esimo compleanno. Quando cioè gli inglesi arrivarono a liberarla, ponendo fine a un incubo che aveva preso i nomi di Auschwitz-Birkenau, dove fu anche vittima di esperimenti, e poi di Bergen-Belsen.
“Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz. Per questo, credo, sono tornata: per raccontare”, rispondeva a chi le chiedeva del suo passato in campo di sterminio. Un faro di coraggio, determinazione e impegno civico che risalta anche nello speciale omaggio realizzato dal Ministero dello sviluppo economico in questa simbolica giornata: l’emissione di un francobollo celebrativo.
L’annullo, svoltosi nei locali del Centro Bibliografico UCEI, nasce da una richiesta dell’Unione. A ripercorrerne le motivazioni la Presidente Noemi Di Segni, che ha ricordato l’alto valore del percorso compiuto da Settimia nell’incontro con le nuove generazioni. Una interazione caratterizzata dalla consapevolezza, propria dei Testimoni della Shoah, che dall’altra parte ci sarà qualcuno “a raccogliere l’esempio”, che ci sarà vita “anche dopo di noi”.
Una figura esemplare anche per il viceministro Gilberto Pichetto Fratin, che ha parlato del francobollo come “di un piccolo vaccino che noi immettiamo in 300mila dosi affinché possa rimanere a monito, a memoria di tutti”. Per Antonio Palma, presidente dell’Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, un’azione di Memoria “che ci ricorda quanto è avvenuto” e ciò che è “moralmente da censurare”. Gravissime in questo senso, ha poi affermato Palma, “le complicità della collettività italiana”.
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YOM HAATZMAUT
"In questo anno d'emergenza
abbiamo riscoperto la nostra forza"
Con commozione il Presidente d’Israele Reuven Rivlin ha ospitato per l’ultima volta, prima della fine del suo mandato, la cerimonia per Yom HaAtzmaut presso la sua residenza. “Non è stato un anno facile, per non dire altro. Ma sono ottimista. Il virus è riuscito a ricordarci le cose che contano davvero. Il sostegno reciproco e il mobilitarsi insieme per gli altri sono le fondamenta della nostra società e della sua forza”, ha sottolineato Rivlin. Nella cerimonia d’apertura della festa, il Presidente ha inoltre inviato un messaggio alle comunità ebraiche sparse per il mondo, ringraziandole “per tutto quello che fate per Israele e il popolo ebraico. Per stare con Israele, per difendere Israele, per difendere il sionismo e il popolo ebraico”. “Dobbiamo ricordare che siamo una sola famiglia, forte, grande e diversa – ha aggiunto il Presidente israeliano – Abbiamo un destino comune. La nuova speranza israeliana ed ebraica deve essere basata sull’unità e sulla diversità, sulla comprensione reciproca e sulle esperienze condivise”.
Tra gli ospiti d'onore di questo Yom HaAtzmaut c'era l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla. “La cooperazione tra Pfizer e Israele ha portato a una nuova svolta. Insieme, stiamo dimostrando che attraverso l’inoculazione di massa possiamo sradicare la pandemia di coronavirus e salvare vite umane”, le parole di Bourla, invitato a parlare in rappresentanza del mondo ebraico della Diaspora, lui figlio di sopravvissuti alla Shoah di Salonicco. “Come tutti gli ebrei sono molto orgoglioso di Israele. Orgoglioso della sua esistenza per gli ebrei ovunque essi siano; orgoglioso – ha concluso Bourla – dei suoi risultati nella scienza e nella tecnologia, nell’innovazione e in molti altri campi”. Ulteriore passaggio simbolico legato al vaccino, l’immagine di una siringa costruita dagli sbandieratori durante la cerimonia. Ordinandosi perfettamente sul palcoscenico, tra stelle di David e menorot (simbolo d’Israele), gli sbandieratori hanno realizzato una gigantesca siringa che inoculava il vaccino in un braccio.
Festeggiamenti anche in tutta l'Italia ebraica. Al Tempio Maggiore di Roma rav Riccardo Di Segni, il rabbino capo, ha fatto notare il valore di una celebrazione anche in sinagoga. Questo perché, le sue parole, la fondazione dello Stato non è stata solo un fatto storico e politico, ma anche "un evento di profondo ed essenziale significato religioso".
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YOM HAATZMAUT 5781
Quel sogno da alimentare nella vita di ogni giorno
Amanda abita a Gush Halav, un villaggio arabo israeliano che sorge a sei chilometri da Sasa, il mio kibbutz, dove vivono il 75% di cittadini cristiani e 25% musulmani. Quando aveva 18 anni è entrata a far parte del Teatro Multiculturale Arcobaleno della fondazione Beresheet LaShalom. È rimasta legata ai ragazzi e alle ragazze del gruppo con i quali ha vissuto momenti indimenticabili. Si è sposata e da qualche tempo lavora con me come segretaria della fondazione. Suo figlio Christian studia nella scuola del kibbutz e frequenta la seconda elementare.
(Nell'immagine una performance di Beresheet LaShalom in azione)
Angelica Edna Calo Livne
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LA TESTIMONIANZA
Il mio sasso sulla tomba di Orefice,
pioniere del calcio degli albori
Il gioco del calcio o Foot-Ball, come veniva chiamato alla fine del diciannovesimo secolo in Italia, arrivò nella città di Vicenza il 9 marzo del 1902. E cioè quando il professor ed ex garibaldino Tito Buy, preside dell’Istituto commerciale, e il professor Antonio Libero Scarpa, primo allenatore, nelle sale della Palestra di Santa Caterina, sede della società di Ginnastica Umberto I scrissero lo statuto che sancì ufficialmente la nascita dell’Associazione del Calcio in Vicenza.
Alla fondazione furono nominati come soci onorari importanti figure cittadine: i senatori Lampertico, Fogazzaro, Lioy, Colleoni e il deputato Piovene. Tra loro anche il cavalier Giuseppe Orefice. Quest’ultimo apparteneva alla comunità ebraica locale e all’epoca era preside del Regio Istituto Tecnico. Venne nominato delegato sportivo, carica che mantenne sino alla metà dei primi anni Dieci del secolo scorso, e fu l’ideatore della coppa che portava il suo nome, la coppa Orefice, disputata dai pionieri della squadra Berica.
Alessandro Lancellotti
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QUI VENEZIA
Incontro sindaco-Comunità: rinnovato l'Eruv
Abbreviazione del termine “eruv chatzerot” – mescolanza di domini, l’eruv è una “recinzione” che permette di considerare strade, piazze, campi e ogni altro spazio pubblico come un unico ambiente e un’unica proprietà della cittadinanza. In questo modo, nell’area delimitata, viene meno la proibizione di trasportare di Shabbat che vige per gli ebrei nei luoghi pubblici.
A Venezia, per effetto di un accordo che entrerà in vigore tra qualche giorno, l’eruv è stato oggi rinnovato per cinque anni. A firmare il documento il sindaco Luigi Brugnaro e il rabbino capo Daniel Touitou, accompagnato dal presidente della Comunità ebraica veneziana Dario Calimani, dal vicepresidente Paolo Navarro Dina e dal sovrintendente della sinagoga levantina Mario Gesuà Salvadori.
A Venezia, è stato sottolineato, non esiste un filo fisico, come ad esempio a Manhattan, ma esistono i canali che delimitano idealmente l’area. Con un’ulteriore particolarità: con il fenomeno dell’acqua alta infatti vengono azzerati i confini visibili tra fondamenta, calli e canali annullando di conseguenza, temporaneamente, l’eruv.
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IL CONVEGNO INTERNAZIONALE
Il Bund e il grande lascito dell'utopia
Si svolgerà il 22 aprile prossimo, organizzato da Università degli Studi di Genova e Centro culturale Primo Levi, con la collaborazione dell’Associazione Studi Ebraico-Tedeschi ayn-t, il convegno internazionale “Per il socialismo, per la libertà. Il Bund: storia di ieri, memoria di domani”. Al centro le vicende e il lascito dell’Unione generale dei lavoratori ebrei di Lituania, Polonia e Russia.
Un'anticipazione dall'intervento della professoressa Laura Quercioli Mincer.
Il Bund, ovvero algemeyner yidisher arbeter-bund in lite, poyln un rusland, la Federazione generale dei lavoratori ebrei in Lituania, Polonia e Russia, è certamente uno dei fenomeni più entusiasmanti della vita ebraica ed europea della prima metà del secolo scorso. Coetaneo del Sionismo politico (i due movimenti sono fondati nello stesso anno, il 1897), il Bund è, come la storia ha ben dimostrato un movimento utopico. Perché utopico? Perché i bundisti credevano che razzismo, xenofobia, antisemitismo non avrebbero rappresentato fenomeni così straordinariamente determinanti nella storia del nostro continente come invece è avvenuto. I bundisti credevano che gli ideali sovranazionali del socialismo, della giustizia, della fratellanza, avrebbero sconfitto e ridicolizzato ogni ostilità etnica e religiosa. Perché i bundisti credevano che gli ebrei potessero vivere nei paesi di residenza, collaborando al benessere collettivo della nazione, al pari delle altre componenti minoritarie della società allargata, e riceverne riconoscenza e accoglienza alla pari. Perché i bundisti, per almeno dieci anni, avevano creduto che la Rivoluzione russa avrebbe portato giustizia per tutti, autodeterminazione per le minoranze. Perché infine i bundisti avevano creduto che l’Europa, che l’umanità, non abbisognasse di confini ed eserciti per sopravvivere, ma solo di valori condivisi, di tolleranza e rispetto reciproci.
Laura Quercioli Mincer
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I VERTICI DEL MEIS DOPO L'INIZIATIVA DI GIORGIO NAPOLITANO
"Dal Presidente emerito un gesto
che dà forza alla nostra missione"
Grande apprezzamento, dai vertici del Meis, per la donazione al museo annunciata nelle scorse ore dal Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano che a questo scopo ha scelto di destinare il risarcimento disposto a suo favore dal Tribunale civile di Roma per una diffamazione a mezzo stampa operata dal giornalista Alessandro Sallusti.
“Esprimiamo la nostra più profonda gratitudine al presidente emerito Giorgio Napolitano che ha riconosciuto il ruolo del Meis quale luogo di testimonianza e di divulgazione della storica presenza ebraica in Italia, di memoria delle persecuzioni razziali e della Shoah e di promozione del dialogo e della civile convivenza tra culture, religioni e tradizioni diverse", hanno sottolineato in una nota congiunta il presidente Dario Disegni e il suo direttore rav Amedeo Spagnoletto.
Per poi aggiungere: "Sentiamo ancora più forte e saldo il senso di responsabilità per la missione che lo Stato italiano ha affidato al Meis, che racconta la storia di ognuno di noi e celebra la ricchezza della diversità e del dialogo”.
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LA PRESENTAZIONE DEL NUOVO LIBRO DI MILENA SANTERINI
"L'odio lo si combatte conoscendolo (e definendolo)"
Per combattere efficacemente l’odio è fondamentale, prima di tutto, riconoscerlo e definirlo. Un aiuto arriva da un volume di recente pubblicazione, La mente ostile. Forme dell’odio contemporaneo (ed. Cortina), scritto dalla coordinatrice nazionale nella lotta contro l’antisemitismo Milena Santerini. “Odio è una parola un po’ di moda. Dobbiamo stare attenti alle morbosità, sforzandoci di capire quali meccanismi lo favoriscono” ha ricordato l’autrice nel corso di una presentazione online organizzata dalla Fondazione Corriere della sera a cui sono intervenuti, moderati dal giornalista Paolo Conti e introdotti dal presidente della Fondazione Piergaetano Marchetti, l’ex direttore del quotidiano Ferruccio De Bortoli, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, il direttore dell’Unar Triantafillos Loukarelis, l’arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi.
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La plasticità del cervello
Nella diagnostica psicologia e pedagogica di strada molta. Grazie al contributo delle ricerche sulla plasticità del cervello e sulla possibilità di valorizzare percorsi individualizzati di apprendimento, situazioni che un tempo erano considerate immutabili e disperate, non appaiono più tali. Dietro l’apparente oggettività di certe diagnosi psico pedagogiche di un tempo, che in forme più sofisticate non hanno cessato di esercitare le loro conseguenze negative, c’era un pregiudizio culturale e scientifico di base che aveva come sfondo l’incapacità di guardare ai processi di mediazione in quanto processi dinamici.
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Setirot - Baltico
Legati al mondo scomparso che gli scrittori yiddish e i fotografi alla Roman Vishniac hanno fatto rivivere e tanto amare, probabilmente non credo si sia sufficientemente razionalizzato, contestualizzato, introiettato un universo certamente meno – poco o per nulla – mistico, religioso, ortodosso, ma non per ciò meno potentemente intriso di ebreitudine. Certo, molti sanno, per dire, che la “scuola di Odessa” ha regalato al mondo alcuni tra i più grandi violinisti di sempre – Heifetz, Milstein, Zimbalist, Elman, Oistrakh e Kogan – oppure, chessò, che Claudio Magris ha riempito pagine indimenticabili descrivendo la simbiotica culla jüdische-mitteleuropea di tanta letteratura.
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Spuntino - Oltre le apparenze
Nella parashà di Tazriy’a Aronne e i suoi figli Cohanim ricevono l’incarico di esaminare alcuni segni visibili per decidere se una persona è impura. C’è scritto (Lev. 13:3) “il Cohen vedrà la piaga … e lo vedrà il Cohen e lo reputerà impuro.” Come mai “vedrà” compare due volte nello stesso versetto? Una possibile risposta è che il giudizio del sacerdote non può basarsi solo sui segni visibili, quelli che appaiono ad occhio nudo.
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Machshevet Israel - Mefivoshet
Il rapporto tra la “corona del re” (la politica) e la “corona della Torà” (la sapienza che deriva dallo studio, sintetizzata nel termine ebraico rabbanut) è sempre stato oggetto di grande riflessione nella storia del pensiero ebraico. Già Devarim/Deuteronomio 4,5-7 lega la grandezza dell’am Israel alla saggezza e al discernimento, espresse dai sostantivi chokhmà e binà.
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