QUI PARIGI - L'INTELLETTUALE MAREK HALTER A PAGINE EBRAICHE

“Omicidio Halimi, legge da cambiare.
Con noi in piazza anche alcuni imam”

“Da quel che mi dicono saremo alcune migliaia. Un segnale importante. Restare in silenzio non si può”.
Marek Halter risponde a Pagine Ebraiche dal suo appartamento parigino, violato in febbraio da due aggressori ad oggi non identificati. A 85 anni il grande intellettuale nato a Varsavia, fuggito dal Ghetto all’età di quattro e poi arrivato in Francia adolescente, è ancora in prima linea per difendere le battaglie in cui crede. Quella di “verità e giustizia” per Sarah Halimi l’ha sposata fin dal primo istante. Per questo domenica prossima la sua voce tornerà a farsi sentire, nella piazza del Trocadéro, nel corso di un sit-in organizzato per protestare contro l’incredibile vicenda che ha gettato un’ombra sulle istituzioni d’Oltralpe: il mancato rinvio a giudizio del suo assassino, il maliano Kobili Traoré, perché al momento dell’omicidio, a causa delle droghe precedentemente ingerite, sarebbe stato incapace di intendere e volere. Una decisione intollerabile per i vertici dell’ebraismo francese, che ha contestato con forza la sentenza della Cassazione.
Traoré, islamico praticante, nell’aprile del 2017 aveva fatto irruzione nell’appartamento della vicina ebrea, l’aveva brutalmente percossa e poi scaraventata dalla finestra. Il tutto in un delirio religioso estremista infarcito di citazioni del Corano. “Putin va da un giudice e gli chiede senza troppi discorsi: condannami Navalny. E lui lo condanna. In Russia questo può succedere perché la democrazia là, purtroppo, non esiste. Ma quando la giustizia non funziona in modo così eclatante anche da noi, nella nostra Europa dei diritti e delle libertà, c’è di che aver paura”, racconta Halter a Pagine Ebraiche.
Da qui un invito a mobilitarsi che è stato accolto, con sua grande soddisfazione, anche da alcuni imam. Tra loro fa il nome di Hassen Chalghoumi, una delle voci più coraggiose dell’Islam francese, che da anni paga il suo impegno serrato contro odiatori e fanatici con una vita sotto scorta. “Temo – prosegue Halter – che la nostra società stia scontando un grande equivoco. Si fa infatti strada un pensiero pericoloso, figlio di questi tempi. Ci si trova a giudicare un cittadino islamico colpevole di un crimine. Ma non riusciamo a giudicarlo ‘normalmente’, a concentrarci su quel che ha fatto e a infliggergli la pena che merita. A prevalere, sopra ogni altro aspetto, è la nostra cattiva coscienza colonialista. Il nostro antico senso di colpa di conquistatori. E così si finiscono per commettere dei torti, in questo caso enormi”. 
Halter si dice preoccupato per il futuro della democrazia, in Francia come in Europa. “Su certi temi – afferma – non ci possono essere ambiguità. La gran parte dei cittadini islamici è ben felice di vivere e progredire accettando le leggi dello Stato. Ne sono testimone io stesso e continuerò a fare di tutto, a battermi per difendere la prospettiva di una società multiculturale dove ogni ‘differenza’ abbia piena voce e dignità. Al contrario, con gli estremisti, serve la massima fermezza. Ma senza un sistema giudiziario degno di questo compito andremo poco lontano”. 

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LE REAZIONI DEL MONDO EBRAICO ALLA SENTENZA SUL CASO HALIMI

“Giustizia francese e antisemitismo,
un precedente molto pericoloso”

Ancora reazioni alla sconcertante sentenza della Corte di Cassazione francese che ha stabilito che l’assassino di Sarah Halimi non dovrà subire un processo.
Per il presidente dello European Jewish Congress Moshe Kantor “si tratta di un enorme fallimento del sistema giudiziario che va a costituire un precedente molto pericoloso per lo Stato di diritto e per l’intera società, con potenziali conseguenze negative in tutta Europa”.
Un tema già sollevato tra gli altri dal Gran Rabbino di Francia Haim Korsia, che in un intervento apparso alcuni giorni fa sul quotidiano Le Figaro ha espresso un sentimento di “indignazione profonda” e si è rivolto a tutti i suoi connazionali affinché, “con le vie concesse dal diritto, e nel rispetto assoluto delle leggi della Repubblica”, si prenda coscienza e ci si “ripulisca di questo atto disonorevole che mette in pericolo tutti, nessuno escluso”.
La speranza del rav Korsia è che si vada nella direzione di una riforma che impedisca la riproposizione in futuro di simili abomini giuridici. Tra i favorevoli a un cambiamento il Presidente francese Emmanuel Macron, rivoltosi con un appello in questa direzione al suo ministro della Giustizia.

IL DIRETTORE DELL'ONG EBRAICA AMERICANA ANTI-DEFAMATION LEAGUE 

 “Processo Chauvin, spartiacque di civiltà”  

Gli occhi del mondo puntati su Minneapolis, dove nelle prossime ore arriverà la sentenza sul caso George Floyd. Alla sbarra l’ex poliziotto Derek Chauvin: se condannato, rischia fino a 75 anni di carcere.
Un processo visto da alcuni come un vero e proprio spartiacque di civiltà. È la lettura che fa Jonathan Greenblatt, direttore dell’Anti-Defamation League, la storica ong ebraica da oltre un secolo in prima linea contro antisemitismo e razzismo in ogni sua declinazione. Nelle sue parole c’è attesa per capire se “questa sentenza segnerà un passo importante nel perseguimento di giustizia e responsabilità” o se al contrario “sarà la fotografia di un sistema che non funziona, incapace di andare avanti”.
Greenblatt, recentemente confrontatosi su questo e altri temi in una grande intervista con Pagine Ebraiche, ricorda altri episodi di cronaca che hanno riportato l’attenzione sugli abusi della polizia e sul complesso rapporto, fatto di molte ombre, con la comunità nera, latina e le diverse minoranze. A partire dall’uccisione a Minneapolis del 20enne Daunte Wright e a Chicago del 13enne Adam Toledo.
Vicende “che fanno orrore” al pari delle numerose sparatorie di massa delle ultime settimane, diverse nelle dinamiche e motivazioni ma che tutte insieme, osserva con sconforto, contribuiscono ad alimentare un clima di “odio, paura, tristezza”. Il silenzio non è un’opzione contemplata. Greenblatt ricorda nel merito un insegnamento di Elie Wiesel: “Bisogna sempre prendere posizione. La neutralità aiuta l’oppressore, mai la vittima. Il silenzio incoraggia il tormentatore, mai il tormentatore”.

IL PREMIER HA PERSO LA GUIDA DI UNA IMPORTANTE COMMISSIONE PARLAMENTARE

Netanyahu alla ricerca della maggioranza
incassa una prima sconfitta alla Knesset   

Una scena degna di House of Cards ha avuto luogo alla Knesset, il parlamento israeliano. Con un certo gusto per la teatralità infatti, i parlamentari del partito arabo Ra'am, corteggiati in queste settimane dal Premier Benjamin Netanyahu, gli hanno inflitto nelle scorse ore una dura sconfitta. Arrivando all'ultimo momento, gli uomini di Ra'am hanno votato contro la proposta del Likud (e di Netanyahu) di avere di fatto la gestione di una importante commissione parlamentare. L'appoggio del piccolo ma decisivo partito arabo è andato invece al piano proposto da Yair Lapid, leader del blocco che si oppone a Netanyahu (la coalizione del cambiamento, come la chiamano i media israeliani). Una sconfitta politica significativa per il leader del Likud, vista l'importanza della commissione. Quest'ultima è la prima che deve essere formata dopo le elezioni e controlla l'agenda legislativa nel nuovo parlamento fino alla formazione di un nuovo governo.  

APPUNTAMENTO AL PROSSIMO 10 OTTOBRE - TEMA DI QUESTA EDIZIONE, IL DIALOGO

Giornata della Cultura Ebraica 2021:
Padova la capofila per l’Italia

Già nel Duecento, agli albori dell’Università di Padova, l’ebreo Bonacasa, traduceva in latino i Principi generali di medicina di Averroè (1126-1198) con il titolo di Colliget, mentre Hillēl ben Samuel volgeva dal latino all’ebraico la Chirurgia magna di Bruno da Longobucco.
Prove d’incontro tra mondi che spesso hanno trovato un riparo all’ombra dell’ateneo locale, caratterizzatosi nell’arco della sua lunga storia per una più spiccata attenzione di altri, anche nei secoli più bui, verso l’ebraismo. Non sorprende pertanto la scelta di fare di Padova la città capofila della prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica, significativamente dedicata al tema del Dialogo.
“Sono grato all’UCEI per questa possibilità” sottolinea Gianni Parenzo, il presidente della Comunità ebraica cittadina. “Il tema è molto interessante, nelle corde di questa Comunità. Da sempre cerchiamo infatti di agire nell’ottica di un confronto sempre aperto con le istituzioni e con le altre comunità religiose. Con la curia, in particolare, i rapporti sono ottimi. Esperienze positive che cercheremo di valorizzare nel corso di una Giornata che sarà dedicata non solo alla relazione con la società esterna ma anche al dialogo interno all’ebraismo”.
L’appuntamento è per domenica 10 ottobre. Anche se Parenzo non esclude la possibilità di scandire i vari eventi in preparazione nell’arco di una settimana. Per Padova, in ogni caso, si tratta della prima volta da capofila. “Una responsabilità che affrontiamo con orgoglio, anche alla luce del particolare argomento che sarà affrontato. È un momento, questo, dove il dialogo è più che mai essenziale. In un’epoca in cui parole d’odio e contrapposizione serpeggiano noi ebrei, anche per il nostro ruolo di minoranza, abbiamo il dovere di dare l’esempio”.

IL PROGETTO DEI FRATELLI EMANUELE E GIOVANNI CAVAGLION 

“La nostra casa che guarda al futuro”
  

La pandemia ce l’ha insegnato: vivere bene i propri spazi abitativi, trovarsi a proprio agio tra le mura domestiche, è essenziale. A maggior ragione in un momento in cui le nostre vite, anche lavorative, tendono a svolgersi sempre più al loro interno. In grandi ambienti è più facile muoversi con leggerezza anche di spirito. Ma quando questi non ci sono, come far sì che l’esperienza non si riveli traumatica? E soprattutto, come valorizzare al massimo ogni centimetro a nostra disposizione?
Il progetto “Horror vacui”, ispirato come filosofia al celebre concetto aristotelico secondo cui la natura rifugge il vuoto, risponde a questa funzione. Una smart house di soli venticinque metri quadrati in cui, salvo il bagno, tutto può ruotare con un semplice click. A seconda delle esigenze l’ambiente può infatti diventare stanza da letto, sala da pranzo e persino palestra.
Una tecnologia sofisticata, una sorta di tetris tridimensionale, ma facilmente governabile con una app scaricabile sul proprio dispositivo elettronico. A idearlo un team di giovani architetti basati a Torino, trainato dai gemelli Emanuele e Giovanni Cavaglion. Horror vacui è la possibile casa del futuro. Per il momento ha vinto un riconoscimento prestigioso, il premio internazionale Microhome 2020 sul tema della casa sostenibile, innovativa e a basso impatto.

“È un progetto che abbiamo sempre avuto in testa. Cogliendo l’occasione del concorso siamo riusciti finalmente ad elaborarlo e presentarlo nel modo giusto”, dice Emanuele a Pagine Ebraiche. Nella loro casa nulla è statico e immutabile. “Nel caso della cucina il tavolo, basso sullo stile delle case giapponesi, esce dal basso al centro della stanza, mentre l’angolo cottura si abbassa dall’alto sostenuto da un sistema di cavi d’acciaio. Stesso concetto per la camera da letto, con il letto matrimoniale che cala dal soffitto liberando due faretti per l’illuminazione. Invece il comodino e la cassettiera per i vestiti sorgono dal pavimento”, hanno raccontato i progettisti in una intervista. Horror vacui è un progetto “estremo”. Ma comunque di facile applicazione. Tutte le tecnologie su cui si basa esistono e sono già utilizzate.

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LA SCOMPARSA IN ISRAELE   

Marian Kaminski (1933-2021)
  

Cordoglio da Israele e dal mondo ebraico italiano è stato espresso alla famiglia di Marian Kaminski, recentemente scomparso all'età di 87 anni. 
Nato nel 1933 nel villaggio di Deblin, in Polonia, la sua vita, come quella di tutto l'ebraismo polacco, era stata stravolta dall'invasione nazista del 1939. Rinchiuso nel ghetto con la famiglia, sarà deportato nel 1943 insieme alla madre nel campo di lavoro di HASAG-Warta, nei pressi della città polacca di Cestochowa. E poi trasferito, a undici anni, nel lager di Buchenwald, dove riuscirà a sopravvivere fino alla liberazione, l'11 aprile 1945.

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LE INIZIATIVE PER LA TUTELA DELL'AMBIENTE

Giornata della Terra, l’impegno di Israele  

Oltre un miliardo di persone, in tutto il mondo, parteciperanno ad iniziative in presenza o virtuali dedicate alla Giornata della Terra. Lo storico momento di riflessione su tematiche “green”, istituito nel 1970, vedrà anche Israele e le sue rappresentanze diplomatiche protagoniste. Numerose anche a Roma le iniziative promosse dall’ambasciata israeliana con l’obiettivo di affermare “la primaria importanza della tutela ambientale e della sostenibilità quale criterio fondante delle attività umane”.

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Regole e identità
Vi è un problema che attanaglia le nostre comunità, ed è il confine fra la fuga dalle regole e l’irrigidimento delle stesse. Quando parliamo di tradizione dell’ebraismo italiano, talora mitizzandola, stiamo in realtà cercando di individuare quel confine, tanto sottile quanto inafferrabile, che ci permette di non rinunciare alla nostra antica idea di libertà e vivere, al tempo stesso, da ebrei senza abdicare alla nostra identità.
Mi ha dato da pensare quanto ha scritto, in questi giorni, rav Scialom Bahbout sulla questione paradigmatica della kasherut.
Dario Calimani
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Il gesto di Napolitano
L’ex Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha deciso di devolvere al MEIS quanto attribuitogli da una sentenza in una nota causa. L’acronimo MEIS sta per Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah. Se l’ex Capo dello Stato attribuisce al MEIS una posizione notevole nella Sua scala di valori, non basta un ringraziamento formale, quasi che fossimo tutti perfetti, ma sarebbe doveroso rispettare la sua valutazione. 
Emanuele Calò
Il pensiero dominante
La pandemia, effondendo la sua natura globale, occupa ormai ogni spazio. Nel nostro orizzonte di vita non esiste praticamente più altro, e ogni altra cosa è riferita ad essa. Ha mutato alle radici la nostra vita e lo sta ancora facendo; per questo dirige e condiziona sempre il nostro pensiero, sino a chiuderci altre prospettive. Il danno psicologico causato su scala planetaria dal Coronavirus rischia di essere grave quasi quanto quello fisico ed economico.
David Sorani
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