PAGINE EBRAICHE OTTOBRE 2021
Elezioni UCEI, I-Tal-Ya, Afghanistan:
un futuro di sfide e impegni
L’Italia ebraica torna al voto. L’occasione sarà data dalle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in programma domenica 17 ottobre dopo una serie di slittamenti causati dal protrarsi dell’epidemia. I nomi di tutti i candidati e le liste in corsa a livello nazionale aprono il numero di ottobre di Pagine Ebraiche in distribuzione. Nella parte alta del giornale anche uno sguardo alla prossima Giornata Europea della Cultura Ebraica, dedicata quest’anno ai “Dialoghi”, e all’impegno dell’UCEI per fare memoria e giustizia nel nome di Sarah Halimi. In evidenza anche il progetto I-Tal-Ya Books, presentato di recente alla Festa del Libro ebraico, di cui l’Unione è l’ente coordinatore.
L’intervista del mese è a Adam Shear, ideatore del progetto Footprints: Jewish Books Through Time and Place: si tratta di un database per tracciare la circolazione dei libri ebraici stampati. Il periodo di riferimento, racconta Shear, “va dalla nascita della stampa fino alle seconda metà dell’Ottocento: nel database si trovano le impronte che rendono unico ciascun volume”.
Nelle pagine di Eretz un bilancio dei primi cento giorni del nuovo governo israeliano guidato da Naftali Bennett, oltre a una valutazione dei frutti degli Accordi di Abramo siglati poco più di un anno fa a Washington. In Orizzonti si parla invece di Germania e delle sfide che attendono il Paese dopo 16 anni sotto la guida di Angela Merkel, mentre l’ormai ex ambasciatore israeliano presso la Santa Sede Oren David si congeda ripercorrendo i cinque anni della sua missione. Quello tra i due Paesi, sottolinea, è un dialogo “ormai ben tracciato e consolidato”.
UCEI e Associazione Medica Ebraica, insieme, al servizio dei pazienti: è uno dei temi trattati in Economia, con un focus sul progetto di un orologio da polso d’aiuto in corsia. Mentre in Cultura ebraica, tra gli argomenti affrontati dai rabbini italiani, si discute anche di ebraismo e fine vita.
Il dossier di ottobre è dedicato all’Afghanistan, al dramma umanitario in corso e alle possibilità di intervento. L’ebraismo italiano e mondiale sono, in questo senso, in prima linea. Restare indifferenti d’altronde non si può, come ha ricordato in un recente intervento la senatrice a vita Liliana Segre. Sullo sfondo la storia ebraica del Paese: una vicenda millenaria conclusasi ufficialmente poche settimane fa con la fuga dell’ultimo ebreo che ancora viveva a Kabul.
Dal ruolo vivificante svolto dai musei ai conti ancora aperti con il passato, dal caso Riace nella sua dimensione non soltanto giudiziaria alla memorie degli ebrei sefarditi cacciati dalla Spagna: su questo e molto altro si ragiona in Opinioni. La pagina del ritratto vede protagonista Eliezer Rabinovici, lo scienziato di fama mondiale che dal prossimo gennaio guiderà il Cern: un nuovo riconoscimento per l’alta qualità della ricerca scientifica israeliana.
La Cultura si apre con una testimonianza su Roberto “Bobi” Bazlen, protagonista di un’epoca straordinaria dell’editoria che rivive nell’ultimo libro di Roberto Calasso (uscito pochi giorni dopo la morte dell’autore). Si prosegue con il cinema: mentre le sale riaprono una dopo l’altra, il ritorno dei grandi festival è uno dei segnali più incoraggianti della stagione. Da Cannes a Locarno a Venezia, le star sono tornate a percorrere il red carpet, il pubblico ha affollato le proiezioni, gli incontri con gli autori non sono mai stati così vivaci e i film hanno riservato molte sorprese. Ci soffermiamo sulle più significative, con una vasta carrellata di proposte.
Conclusione con lo Sport: traduzione in inglese per la biografia italiana di Shaul Ladany,
Cinque cerchi e una stella . La storia di un uomo caparbio che non ha mai smesso di marciare, un passo dopo l’altro, per la vita.
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LE EMOZIONI DI DAVID REICHER, IN ARRIVO A ROMA NEL NOME DEL PADRE MARIAN
“Fosse Ardeatine, appuntamento con la Memoria"
“Tanti i pensieri sparsi in testa. Il primo è che finalmente potrò rendere onore a mio padre nel luogo in cui è sepolto: alle Fosse Ardeatine. Sono pronto. Sarà una grande emozione”.
Ha atteso a lungo, lunghissimo questo giorno David Reicher (nell'immagine a sinistra). E domenica 10 ottobre finalmente potrà recarsi, accompagnato solo dalla sua famiglia, alle Fosse Ardeatine. Qui, dopo 76 anni di totale buio, ha scoperto dalla primavera del 2020 che è sepolto suo padre, Marian Reicher, una delle ultime vittime dell’eccidio del 24 marzo 1944 che ancora non aveva un nome associato. “Quando dall’Italia mi hanno chiamato, qui in Israele, per dirmi che il test del dna confermava che mio padre era una delle vittime delle Fosse Ardeatine, avevo le lacrime agli occhi" racconta a Pagine Ebraiche Reicher, con le valigie pronte per partire da Tel Aviv verso Roma. "Iniziai a pensare a quello che papà aveva passato negli ultimi due mesi della sua vita. Seduto da solo in prigione. Una moglie, una bambina e un bambino di tre mesi lo stavano aspettando a casa. Doveva essere in condizioni terribili”.
Dopo aver atteso a lungo, ora finalmente David potrà rendere omaggio ad un padre che per tutta la vita è stato avvolto da un doloroso silenzio. Niente del suo destino era noto alla famiglia. “Ogni anno celebriamo Yom HaShoah. In questa data ho sempre acceso il ner neshamah, la candela commemorativa per mio padre. Perché in quella data? Perché non sapevo quando fosse morto. Ora lo so, e tutto sarà diverso”, ha spiegato lo scorso anno a Pagine Ebraiche. “Ho atteso a lungo di visitare le Fosse Ardeatine – aggiunge oggi – ma a causa della pandemia non è stato possibile e diverse date sono saltate. Alla fine ho deciso di organizzarmi con la mia famiglia ed eccoci qua. Prima visiterò il Museo Storico della Liberazione di Roma e poi mi recherò, con mia moglie, figli e nipoti alle Fosse Ardeatine”.
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IN MAGGIO VINCITORE ANCHE DEL PRESTIGIOSO PREMIO ISRAELIANO WOLF
Giorgio Parisi, il Nobel torna in Italia
Le sue ricerche sui sistemi complessi sono valse a Giorgio Parisi, fisico teorico dell’Università Sapienza di Roma e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, uno dei tre Premi Nobel assegnati oggi per la Fisica. “Una giornata storica per l’Italia” il commento di Maria Cristina Messa, ministro dell’Università e della Ricerca.
“Sono felice, non me lo aspettavo, ma sapevo che avrebbero potuto esserci delle possibilità” le prime dichiarazioni del diretto interessato, premiato per “la scoperta dell’interazione tra il disordine e le fluttuazioni nei sistemi fisici dal livello atomico alla scala planetaria”.
Fisico di fama mondiale, Parisi in passato è stato presidente della prestigiosa Accademia dei Lincei (di cui oggi è vicepresidente). Un’istituzione cui ha scelto di dedicarsi con un forte impegno anche nel segno della Memoria, invitando ad esempio la senatrice a vita Liliana Segre a tenere una memorabile lezione sul futuro del ricordo consapevole. Uno dei suoi ultimi interventi pubblici prima della decisione di prendere congedo da questa forma di testimonianza.
Nel maggio scorso Parisi ha ricevuto un importante riconoscimento israeliano, il Wolf Prize per la Fisica 2021, conferitogli “per le sue scoperte pionieristiche nella teoria quantistica dei campi, in meccanica statistica e nei sistemi complessi”. A portare i loro saluti istituzionali, nel corso dell’evento tenutosi nell’aula del Senato, l’ambasciatore di Israele in Italia Dror Eydar e lo scienziato israeliano Dan Shechtman, Premio Wolf per la Fisica 1999 e Premio Nobel per le Chimica 2011.
(Nell’immagine in alto una foto giovanile di Giorgio Parisi; in basso assieme a Liliana Segre)
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PREMIATI GLI STUDI SU PERCEZIONE DEL CALDO E FREDDO
David Julius, dalla "piccola Odessa" al Nobel
“Un approdo per immigrati dall’Europa orientale come i miei nonni, che erano fuggiti dalla Russia zarista e dall’antisemitismo alla ricerca di una vita migliore”.
David Julius, il medico statunitense vincitore del Premio Nobel insieme al collega libanese Ardem Patapoutian, è nato e cresciuto a Brighton Beach. Tra i quartieri più caratterizzanti di Brooklyn, la “piccola Odessa” (così chiamato per via della sua peculiare composizione identitaria) ha ispirato negli anni molte pagine della miglior letteratura contemporanea. Per Julius, si tratta del luogo delle radici. Quello in cui è nato e si è formato.
Nato nel 1955, insegna da tempo in California. Come il suo collega libanese, che da Beirut (dove è nato) si è trasferito ventenne negli Usa. Ad essere premiati i loro studi sulla percezione di caldo e freddo. Una capacità fondamentale per la sopravvivenza, si ricorda nella motivazione del duplice riconoscimento, “e alla base della nostra interazione con il mondo che ci circonda”.
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LA SCOMPARSA DEL NOTO SCRITTORE E CRITICO LETTERARIO
Antonio Debenedetti (1937-2021)
“Sono nato nel 1937 e nel 1938 sono state promulgate le leggi razziali: a un anno già non avevo alcun diritto, solo per il fatto di essere figlio di un ebreo. Nel 1943, quando ci fu il rastrellamento del Ghetto di Roma, riuscii a sopravvivere solo perché i miei genitori mi nascosero. Ma nel mio inconscio ciò che mi sarebbe potuto succedere c’è e ogni tanto prende la forma di un’idea, di un racconto, di un romanzo…”. Spiegava così Antonio Debenedetti, scomparso all’età di 84 anni, il suo impulso a scrivere di storie legate alla propria vicenda personale e familiare. “Non credo – il suo pensiero – che non si possa scrivere su ciò che non ci riguarda. I miei racconti non sono astrazioni, sono vita”.
Non è un caso se tra i suoi lavori il noto saggista e scrittore scelse di fare un ritratto del padre Giacomo, grande critico letterario nonché autore di
16 ottobre 1943 , testimonianza della retata nazista nel Ghetto di Roma.
In
Giacomino (Bompiani), descrivendo la figura paterna, dirà: “In Giacomo convivevano due nature, l’una rabbinica e l’altra dominata da un’intelligenza libertina. La prima, la natura del rabbino, lo accompagnava nei rapporti con la famiglia, con lo studio ma non con la scrittura e tantomeno con la creatività. La seconda natura di Debenedetti, quella dominata dall’intelligenza libertina, lo assisteva nei rapporti con le donne e con la propria fantasia critica”. Nel volume si alternano i ricordi di una casa romana – all’Aventino, in via Sant’Anselmo – costantemente frequentata dai grandi della letteratura italiana.
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DIALOGHI / 1
Ebrei e cristiani: la sfida del confronto
La Giornata Europea della Cultura Ebraica avrà quest’anno per tema “Dialoghi”. Qual è il rapporto tra questo tema generale e il dialogo ebraico-cristiano? Come minoranza in un Paese cattolico, gli ebrei italiani si sono trovati per secoli a confrontarsi con la religione che anche nell’epoca della secolarizzazione, del pluralismo religioso e del multiculturalismo rimane maggioritaria in Italia. Il confronto è pertanto inevitabile, la domanda è se tale confronto debba essere subito o se invece sia una opportunità da utilizzare in modo intelligente.
Il dialogo ebraico-cristiano è nato dopo la Shoah proprio dalla consapevolezza che far conoscere l’ebraismo sia il modo migliore per spezzare il legame tra antigiudaismo di matrice religiosa e antisemitismo, in tutte le sue forme. Piuttosto che moltiplicare le solenni condanne dell’antisemitismo, che lasciano il tempo che trovano, occorre un paziente lavoro di analisi e di correzione dei pregiudizi e dei fallaci convincimenti che da secoli sono ben radicati e ampiamente diffusi nella cosiddetta “civiltà giudaico-cristiana”.
Tali convincimenti si sono propagati anche al di là dei contesti religiosi, in ambienti apparentemente laici, e si sono legati ad altri pregiudizi veicolati da altre civiltà, ormai presenti nelle realtà europee oltre che nei contesti internazionali, creando un mix molto difficile da contrastare.
Marco Cassuto Morselli
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DIALOGHI / 2
Abramo di Ur, padre di popoli
Non è certo nelle possibilità di un breve e modesto scritto come questo fornire una panoramica completa e approfondita della lunga e feconda storia di relazioni e scambi tra ebraismo e islam. Vorremmo qui solamente presentare alcuni brevi spunti, senza pretesa di completezza, sulla figura di colui che entrambe le tradizioni considerano come proprio padre fondatore: si tratta di Abramo. Tradizionalmente considerato il fondatore del monoteismo, è primo dei tre patriarchi secondo l’ebraismo, profeta secondo l’islam, oltre che progenitore del popolo ebraico (attraverso il secondogenito Isacco) e di quello arabo (attraverso il primogenito Ismaele).
Il Corano, testo sacro dell’islam, diviso in 114 capitoli chiamati “sure”, cita la figura di Abramo in numerosi passi, con grande rispetto e amore, come primo portatore del monoteismo nel mondo. Vale la pena ricordare che per la fede musulmana il Corano raccoglie le parole rivelate da Dio al profeta Muhammad (Maometto, secondo la dicitura tradizionale italiana) nell’arco di ventidue anni di vita. Buona parte di esso prende proprio la forma di un discorso rivolto dal Signore a Muhammad, espresso in uno stile a metà tra prosa e poesia, più ricco di immagini e allusioni che di descrizioni e riflessioni.
Davide Saponaro
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DIALOGHI / 3
Discutere in nome del Cielo
La Biblioteca Spadolini del Senato ha ospitato ieri la presentazione del libro
Discutere in nome del cielo. Dialogo e dissenso nella tradizione ebraica , scritto a quattro mani da Vittorio Robiati Bendaud, coordinatore del Tribunale rabbinico del centro-nord Italia, e da Ugo Volli, già docente di semiotica e filosofia del linguaggio all’università di Torino. Il volume è edito da Guerini e Associati (Milano, pp.236). Alla presentazione sono intervenuti la professoressa Lucetta Scaraffia, storica e docente alla Sapienza, l’onorevole Vannino Chiti, e il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni. In veste di moderatore il giornalista del Resto del Carlino Cristiano Bendin, che ha posto domande sulle novità contenute nel libro e sulle recenti polemiche interrreligiose sollevate da una catechesi papale. Rav Di Segni ha ricostruito puntualmente i termini della polemica, nata nelle sedi istituzionali, le quali, anche grazie a cinquant’anni di dialogo, hanno permesso di chiedere chiarimenti e di ottenere una ritrattazione. L’onorevole Chiti, curatore tra l’altro di un testo sul dialogo interculturale e interreligioso, ha insistito sulla necessità di affrontare insieme le sfide ambientali ed economiche del futuro, al di là delle appartenenze religiose ma aperti ai valori che quelle tradizioni possono offrire. Scaraffia ha messo in guardia dagli usi melliflui e ambigui della stessa parola ‘dialogo’, che spesso occulta e rimuove le spinose questioni poste da insormontabili differenze di identità. Non tutti i dialoghi o le discussioni sono “per amore del Cielo”. Un secondo giro di interventi è stato dedicato allo Stato di Israele, argomento che ancora fatica a essere compreso da molti dialoganti di parte cristiana; tema che viene opportunamente illuminato dai contributi storico-filosofici del ricco volume di Volli e Robiati Bendaud.
Massimo Giuliani
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Un modello inscalfibile
Di fronte alla vicenda e alla condanna di Mimmo Lucano la società civile è rimasta a dir poco allibita. Leggeremo tutti con grande attenzione e rispetto il dispositivo della sentenza. Non rinunceremo tuttavia a chiederci se vi sia proporzione fra la pena comminata e i crimini efferati compiuti dall’imputato. E ci chiederemo se vi sia proporzione fra la pena comminata a lui e altre pene comminate a mafiosi, assassini e stupratori. E non rinunceremo a chiederci se sia stato riconosciuto un qualsiasi rapporto fra i crimini efferati che l’imputato ha commesso e i motivi (indegni e ignobili?) che lo hanno mosso a commetterli.
La società civile va guidata e indirizzata, punita, ove travalichi i limiti del civile e del penale, ma la società civile ha anche la necessità imprescindibile di comprendere, innanzitutto, e condividere.
Una legittima forma di piacere
Alberto Cavaglion in un suo recente contributo (“Libero” esercizio del culto o “Comunità isolata”? L’opinione di Piero Sraffa, La Rassegna mensile di Israel, Vol. 85, n. 3, 2019, p. 133 ss.) cita la Dichiarazione sulla Razza del Gran Consiglio del Fascismo, del 6 Ottobre 1938, laddove dispone "che nulla si innovi per quanto riguarda il libero esercizio del culto e l'attività delle comunità ebraiche secondo le leggi vigenti" .
Emanuele Calò
L'attualità di una cultura antica
Trascorsi i Mo’adim del mese di Tishrì, è bello riassaporare i momenti intensi che li hanno caratterizzati e cogliere la dimensione perenne, l’attualità delle riflessioni suggerite dal ciclo Rosh Ha Shanah-Kippur-Sukkot: pensieri e valori che vengono da un mondo antico, ma che ancora ci interrogano e ci guidano. Il mettersi continuamente in gioco e in discussione, il bilancio, le domande e il giudizio introspettivo su se stessi ma anche sul mondo.
David Sorani
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