Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui    13 Ottobre 2021 - 7 Cheshvan 5782

L'INTERVENTO

Da Fermi a Parisi, il Nobel dell'eccellenza
e quelle lezioni come "Torah da Mosè"

Nei giorni scorsi Giorgio Parisi, professore di fisica teorica alla Università di Roma La Sapianza e già presidente dell’Accademia Nazionale dei Lincei, uno dei più illustri scienziati italiani contemporanei, ha ricevuto il Premio Nobel per la fisica per i suoi studi sui sistemi complessi “dalla scala atomica a quella planetaria”. Pochi mesi fa era stato insignito del prestigioso Wolf Prize per la fisica 2021, un premio elargito dalla Fondazione Wolf di Israele, considerato secondo per importanza, nella fisica, solo al Premio Nobel. Questi premi sono il riconoscimento dell’importanza a livello mondiale della Scuola di fisica italiana (e romana in particolare). Il premio Wolf è anche il segno di un legame di lunga data fra la fisica italiana e lo Stato d’Israele, e anzi, già da prima che lo Stato fosse fondato.
Quando nel 1938, con le infami leggi razziste promulgate dal regime fascista, molti professori ebrei furono espulsi dalle università italiane, numerosi furono quelli che emigrarono all’estero, soprattutto nelle Americhe e in Israele. Fra questi ultimi ricordiamo il fisico Giulio Racah, nato a Firenze nel 1909 da Adriano, un ingegnere, e da Pia Fano. Giulio proveniva da una famiglia di Maestri e studiosi di Talmud, come rav Leone Racah, di Livorno, che fu docente di Talmud al Collegio rabbinico di Roma e di Firenze, oltre che condirettore del Corriere Israelitico di Trieste. Rav Leone Racah era anche genero del famoso rabbino Elia Benamozegh.
Giulio Racah, dopo la laurea in fisica a Firenze nel 1930, divenne assistente di Enrico Fermi a Roma nella scuola di Via Panisperna, dove strinse amicizia fra gli altri con Emilio Segrè, che nel 1938 emigrò negli Stati Uniti e nel 1959 avrebbe vinto il premio Nobel (sua madre Amelia Treves Segrè venne deportata a Roma il 16 ottobre del 1943 e uccisa dai nazisti immediatamente all’arrivo ad Auschwitz). Anche Enrico Fermi nel dicembre del 1938, dopo essere andato a Stoccolma per ricevere il Premio Nobel appena vinto, non fece ritorno per l’Italia ma si imbarcò per l’America. Fermi non era ebreo, ma sua moglie Laura Capon sì, e temeva per la sua vita e per quella dei suoi figli: e a ragione, infatti il padre di Laura, l’ex ammiraglio Augusto Capon, fu anch’egli catturato a Roma dai nazisti il 16 ottobre, deportato ad Auschwitz e immediatamente mandato alle camere a gas.
Giulio Racah, dopo il periodo passato a Via Panisperna, lavorò con W. Pauli a Zurigo, uno dei fisici più illustri del tempo, dopodiché divenne professore all’Università di Firenze. Nel 1937 fu nominato professore straordinario a Pisa, fino a che a causa delle leggi razziste fu estromesso da tutte le università del Regno. Poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, nel 1939, Racah emigrò a Gerusalemme e su raccomandazione di Albert Einstein, Niels Bohr, Fermi e Pauli fu nominato professore di fisica teorica all’Università Ebraica, mettendo le basi della fisica moderna nel nascente Israele e educando generazioni di studenti. “Fu una vera fortuna per l’Università di Gerusalemme poter accogliere uno scienziato del calibro di Racah proprio al momento giusto”, scrisse in sua memoria Igal Talmi (professore di fisica al Weizmann). Giulio (in Israele usava il nome Yoel) Racah, tra i tanti incarichi pubblici nel mondo accademico israeliano, fu Rettore dell’Università Ebraica di Gerusalemme tra il 1961 al 1965, anno in cui morì tragicamente a causa di una fuga di gas nella casa di famiglia a Firenze, dove si era fermato durante un viaggio verso Amsterdam per partecipare a un congresso internazionale. Lasciò la moglie israeliana, Zmira Many, figlia di una rispettata famiglia di giudici e rabbini, e tre figli.
Fra i giovani fisici allievi di Giulio Racah c’era Uri Haber-Schaim, nato a Berlino nel 1926 da una famiglia proveniente dalla Romania che nel 1932 emigrò in Eretz Israel, a Rehovoth, un luogo che già allora si stava configurando come una città della scienza, con diversi istituti di ricerca pura e applicata. Nel 1949 Uri si laureò in fisica all’Università Ebraica di Gerusalemme con Giulio Yoel Racah, il quale, intenzionato a potenziare ai massimi livelli la scuola di fisica del neonato Stato d’Israele, decise di inviare i sei migliori suoi allievi a conseguire il dottorato all’estero. Uri fu mandato da Enrico Fermi, all’Università di Chicago: “Studiare fisica nucleare con Fermi è come ricevere la Torah direttamente da Mosè!”. Racah stesso si recò nel 1950 appositamente a Chicago da Fermi “per visitare – così disse – il mio Rebbe”.

Al ritorno dagli Stati Uniti, Haber-Schaim si ritrovò invischiato nel contrasto fra Chaim Weizmann da una parte e, dall’altra, David Ben Gurion (allora primo ministro) ed Ernst David Bergmann (chimico e direttore generale dell’istituto che in futuro sarebbe stato intitolato a Weizmann). I secondi erano a favore di una ricerca scientifica applicata a fini tecnologici, mentre Weizmann auspicava che l’istituto si dedicasse alla ricerca pura. Uri Haber-Schaim, che avrebbe dovuto guidare il gruppo dei neodottori appena tornati dagli USA, era dalla parte di Weizmann, consapevole dell’inadeguatezza delle strutture tecnologiche allora esistenti in Israele. Il risultato fu una rottura completa con Bergmann. Non potendo più lavorare in Israele come avrebbe voluto, Uri tornò negli USA e insegnò fisica al MIT di Boston per alcuni anni fino a che decise di dedicarsi al rinnovamento della didattica della fisica nelle scuole superiori, un impegno che ebbe un enorme successo e per il quale ricevette numerosi premi. I libri di testo curati da Uri Haber-Schaim e collaboratori sono usciti nel corso dei decenni in 55 edizioni e in 17 lingue, venduti a milioni di copie nel mondo, diventando i testi standard per metà degli studenti dei licei americani. In Italia è stato pubblicato da Zanichelli. Alla scomparsa di Haber-Schaim, circa un anno fa, in Israele, dove era tornato a vivere in tarda età, è apparso il seguente necrologio sulla Repubblica del 18.9.2020: “La Casa Editrice Zanichelli si unisce al dolore della famiglia nell’annunciare la scomparsa di Uri Haber-Schaim che ha contribuito in maniera decisiva a cambiare il modo di insegnare la fisica ai giovani di tutto il mondo. Federico Enriques, Irene Enriques, Lorenzo Enriques, Luca Enriques, Giuseppe Ferrari. Gerusalemme-Bologna, 18 settembre 2020”.
La famiglia Enriques è strettamente legata alla Zanichelli già dall’inizio del Novecento, quando la casa editrice fu rilevata dall’illustre matematico Federigo Enriques, professore all’Università di Bologna e poi a quella di Roma, finché nel 1938 fu espulso a causa delle leggi razziste emanate dal fascismo. Enriques fu anche un attivo storico e filosofo della scienza ed ebbe un’accesa polemica con i maggiori filosofi dell’epoca sul rapporto tra filosofia e scienza. Ma questa è un’altra storia.

Rav Gianfranco Di Segni

(Nelle immagini: Giorgio Parisi ed Enrico Fermi)

IL FORUM INTERNAZIONALE DI MALMOE

"Lotta all'antisemitismo, lavoriamo sull'istruzione"

Capi di stato e di governo, accademici, studiosi e rappresentanti della società civile di 50 Paesi sono protagonisti dell’International Forum per la lotta contro l’antisemitismo in svolgimento a Malmoe. Tra i temi oggetto di confronto le buone pratiche contro l’odio l’implementazione della definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance.
Molti ospiti illustri: dal padrone di casa, il Primo ministro svedese Stefan Lofven, al presidente d’Israele Isaac Herzog, da quello francese Emmanuel Macron al presidente del Consiglio europeo Charles Michel. “Abbiamo bisogno di una politica di impunità zero contro l’antisemitismo”, ha affermato Michel. A rappresentare l’Italia il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e la coordinatrice nazionale nella lotta all’antisemitismo Milena Santerini.
“L’istruzione – ha affermato il ministro Bianchi – è lo strumento più potente per combattere ogni forma di negazione e distorsione dell’Olocausto e allo stesso tempo arginare odio e nuovi razzismi. Il nostro Paese ha tra le sue priorità il consolidamento della conoscenza della Shoah: lo facciamo attraverso lo studio della Storia, ma anche grazie a un approccio interdisciplinare, coinvolgendo studentesse e studenti in iniziative dedicate, quali visite in luoghi nazionali e internazionali simbolo della memoria e il concorso ‘I giovani ricordano la Shoah’, anche con la collaborazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane”.

L'IMPEGNO DI UCEI E UNIVERSITÀ DEGLI STUDI INTERNAZIONALI

"Un protocollo per didattica e valori"

Impegni didattici e formativi ma anche un comune orizzonte d’impegno valoriale al centro del protocollo siglato quest’oggi da Università degli Studi Internazionali di Roma e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Perno del documento siglato dal presidente del cda dell’ateneo Maurizio Finicelli e dalla presidente UCEI Noemi Di Segni, la promozione di “eventi pubblici, incontri, conferenze, convegni, seminari, pubblicazioni congiunte, progetti di ricerca, borse di studio, stage e tirocini, nonché l’organizzazione di corsi di lingua, cultura e storia del mondo ebraico, anche nella prospettiva di uno sviluppo sempre più positivo e fattivo del dialogo interculturale”. Oltre a ciò l’impegno è ad offrire un contributo alla realizzazione di studi, ricerche e iniziative “volti alla promozione di azioni di informazione e di sensibilizzazione sui temi della lotta alle discriminazioni, alla xenofobia, al razzismo, all’antisemitismo, con ciò favorendo una cultura condivisa dell’accoglienza, dell’integrazione, della legalità, del dialogo”. 
Valori richiamati negli interventi che hanno caratterizzato la cerimonia della firma del protocollo, cui hanno anche preso la parole il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni, in qualità di direttore del Collegio Rabbinico Italiano, i presidi e i rappresentanti delle tre facoltà dell’ateneo: Ciro Sbailò, preside di Scienze della Politica e delle Dinamiche Psico-Sociali; Alessandro De Nisco, preside di Economia; la professoressa Simonetta Bartolini della facoltà di Interpretariato e Traduzione. Presenti anche l’assessore a Scuola, Formazione e Giovani UCEI Livia Ottolenghi e Myriam Silvera, coordinatrice del Diploma universitario triennale in Cultura Ebraica dell’Unione.

QUI MILANO - L'ASSEMBLEA DEGLI ISCRITTI

Elezioni per UCEI e Comunità, le liste a confronto

Il 17 ottobre gli iscritti della Comunità ebraica di Milano saranno chiamati a un doppio impegno elettorale: alle urne dovranno infatti votare sia per rinnovo del Consiglio comunitario, caduto dopo le dimissioni in blocco della minoranza, sia per l’elezione dei propri rappresentanti all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Una recente assemblea è stata l’occasione per presentare le due liste candidate a guidare la Comunità – Beyachad-Insieme e Milano Ebraica – così come le cinque presentatesi per l’UCEI – Italia Ebraica, Tradizione e Futuro per Israele, Gesher, Unione per il pluralismo e Rinnovamento.
Oltre centocinquanta le persone collegatesi per ascoltare i candidati descrivere i punti principali dei propri programma. In venti minuti a testa Beyahad, con capolista Walker Meghnagi, e Milano ebraica, guidata dal presidente uscente Milo Hasbani, hanno raccontato la propria visione per il futuro della Comunità in un clima di confronto serrato, in cui non sono mancate tensioni. Dieci invece i minuti dedicati a ciascuna lista UCEI.
“Prioritario per noi è recuperare le persone che per un motivo o per l’altro hanno lasciato la Comunità. Sono molte e dobbiamo instaurare con loro un rapporto personale per capire i motivi di questa distanza. – spiega Walker Meghnagi, primo a presentare la propria lista – Inoltre per noi sarà importante impegnarsi ad aiutare chi si trova in difficoltà, non solo economicamente”. Altri temi in cima alla lista di Beyahad: investire sui giovani, con la proposta di realizzare per loro un punto di ritrovo, e rafforzare gli strumenti a disposizione del rabbinato della Comunità. Sul tema della governabilità, Meghnagi afferma che “anche se dovessi vincere in modo ampio non governerò da solo, ma farò entrare anche la minoranza, a differenza di quanto accaduto nel Consiglio uscente. Non si può governare una comunità da soli”.
Per la lista Milano ebraica invece è stato il presidente Milo Hasbani a raccontare gli obiettivi. “Per la Comunità vorremmo avere modo di continuare la ristrutturazione economica portata avanti nelle ultime due consiliature. Abbiamo intrapreso la strada giusta e ottenuto risultati importanti, riuscendo in questi due ultimi anni ad affrontare anche la pandemia, mettendo in sicurezza scuola e Rsa, trovando un nuovo dirigente scolastico, dando assistenza al lavoro del rabbinato”. L’assistenza alle persone in difficoltà, rileva, sarà un altro tema importante. “Abbiamo aiutato molte persone, ma molto vogliamo ancora fare con l’aiuto di tutta la Comunità”. Al di là delle divisioni tra le liste, aggiunge, “l’auspicio è di trovare dopo le elezioni un punto di incontro. Non è pensabile solo attaccarsi, dobbiamo accettare pregi e difetti di ciascuno. E lavorare insieme per la Comunità”.
Il tema delle divisioni interne è dunque un punto centrale rispetto alle prossime elezioni comunitarie milanesi, ma tocca anche il voto per il Consiglio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Qui sono cinque le liste presentatesi, per 17 candidati complessivi.
La lista Italia ebraica è guidata sempre da Milo Hasbani, che ha presentato i sei candidati. “La situazione sul terreno è molto cambiata. Dobbiamo mettere in secondo piano divisioni e lavorare insieme per una razionalizzazione del sistema istituzionale ebraico italiano. – afferma Hasbani – C’è molto da fare, a partire dal costruire un forte coordinamento sui territori delle singole Comunità in tema di assistenza sanitaria e sociale, di sicurezza e protezione civile”.
Si presenta da solo con Gesher Yitzchak Dees. Suo obiettivo quello di aprire un confronto sugli ebrei che si sono allontanati dalle istituzioni ebraiche e cercare di capirne il motivo, per poi costruire un “gruppo apolitico che si occupi dei bisogni degli iscritti e che cerchi di rispondere ad essi”.
Tradizione e futuro per Israele è invece la lista UCEI guidata da Walker Meghnagi, che si presenta alle urne con sette candidati. “Ci sono diverse questioni che devono essere cambiate all’Unione. Servono maggiori investimenti nella scuola ebraica e nei giovani e allo stesso tempo un ripensamento della gestione dei fondi Otto per mille” afferma Meghnagi, che cita come elementi importanti anche il sostegno alle piccole comunità e la promozione di viaggi in Israele per i giovani.
Di inclusione di ogni forma di ebraismo parla invece Joyce Bigio, che si presenta da sola con Unione per il pluralismo. Tra i primi punti del suo programma, il tema della rappresentatività all’interno del mondo ebraico: “Come sancito dall’Intesa con lo Stato Italiano, l’UCEI deve rappresentare l’ebraismo in tutte le sue forme. Mi impegno – le sue parole – affinché l’UCEI assolva pienamente al suo ruolo, divenendo un’organizzazione ‘ombrello’ all’interno della quale siano rappresentate tutte le realtà che compongono l’ebraismo italiano”. Tra i punti del suo programma anche la valorizzazione del ruolo delle donne nelle istituzioni ebraiche, il supporto ai movimenti giovanili e una riforma della governance dell’Unione.
Non ha presentato in assemblea agli iscritti la sua lista uninominale “Rinnovamento” Cobi Benatoff. “Il rinnovamento di cui parlo – spiega a margine – è all’interno dell’Unione. Dovrebbe cambiare modo di gestione. Dobbiamo superare le divisioni sul modello di un governo condiviso come in Israele l’esecutivo Bennett-Lapid. Potrebbe anche esserci una doppia rappresentanza: un presidente che si occupa degli affari istituzionali e uno che si occupa della gestione del Consiglio, che sono due cose ben diverse”. Per Benatoff inoltre bisognerebbe ripensare alla modalità con cui si sostengono le piccole comunità, con una partecipazione anche di Milano e Roma attraverso le loro attività.

IL MACCABI E IL PROGETTO "ONE TEAM - ONE PEOPLE"

Da Tel Aviv a Milano, lo sport come ponte

Per i tifosi del Maccabi Tel Aviv il Mediolanum Forum di Assago è un luogo di dolci ricordi. Qui nel 2014 i gialli di Tel Aviv hanno vinto la loro ultima Eurolega di basket, battendo da sfavoriti le corazzate Cska Mosca e Real Madrid. Il centro di Milano quel giorno si colorò di giallo e blu, con migliaia di tifosi israeliani riversatisi davanti al Duomo a festeggiare. E con loro molti giovani e non della Comunità ebraica. Dolci ricordi che ieri però hanno dovuto fare spazio a una realtà ben diversa: il Maccabi oggi è una squadra in rodaggio, con ampi margini di miglioramento, ma che contro la solidità e il gioco fluido di Olimpia Milano ha potuto ben poco. E così al Forum di Assago, per l’incontro delle fasi iniziali dell’Eurolega, la squadra milanese si è imposta con un netto 83-72. Se il campo non ha portato i risultati sperati, su un altro fronte la missione italiana del Maccabi ha avuto successo: il lancio del progetto “One Team – One People”, promosso dal Center for Jewish Impact insieme alla società di basket israeliana e al dipartimento per Israele e la Memoria della Shoah della World Zionist Organization.

IL CICLO DI CONFERENZE AL VIA

Venezia, gli ebrei e la Nazione portoghese

Ancora poco note sono le vicende relative all’antica presenza di una comunità portoghese tra le identità che hanno contribuito alla composizione dello sfaccettato mosaico identitario della Venezia ebraica. Una vicenda significativa che incrocia vari momenti fondamentali della prima età moderna, dalla diaspora degli ebrei sefarditi nel XVI secolo al ruolo giocato dalla Serenissima in un’Europa sempre più attraversata dall’intolleranza religiosa.
Un tema al centro dell’iniziativa “Venezia, gli ebrei e la ‘Nazione Portoghese’: storia, identità e trame linguistiche” nata dalla collaborazione del Consolato Onorario del Portogallo a Venezia, dell’Università Ca’ Foscari e della Comunità ebraica, con il patrocinio e sostegno dell’Instituto Camões e dell’ambasciata portoghese a Roma. 

IL PROGETTO AME PRESENTATO AL MUSEO EBRAICO DI BOLOGNA

“Insieme per prenderci cura"

Nato negli Anni Novanta sotto la spinta del dialogo interreligioso promosso dal cardinale Carlo Maria Martini, dall’imam Pallavicini e dal rabbino Giuseppe Laras e del progetto di umanizzazione degli ospedali avviato a Milano presso l’Istituto Nazionale Tumori e l’ospedale San Carlo, “Insieme per prenderci cura” è uno dei progetti più significativi a svolgersi sotto l’egida dell’Associazione Medica Ebraica.
Un focus sul progetto e sui molti risultati conseguiti finora (compreso l’allargamento ad altre identità religiose che nel tempo hanno voluto aderire) è stato il tema di un incontro svoltosi nelle scorse ore presso il Museo ebraico di Bologna nell’ambito delle iniziative per la Giornata Europea della Cultura Ebraica che aveva quest’anno come filo conduttore i “Dialoghi”. Ad intervenire in rappresentanza dell’Ame il vicepresidente UCEI Giorgio Mortara, insieme a Bernardino Cocchianella (Comune di Bologna) e Marina Marini (Università di Bologna) che ha moderato l’incontro. Alla base del progetto, è stato ricordato, un principio cardine: quello della sacralità della vita e del rispetto della “diversità”.

QUI ROMA - L'EVENTO

Ernesto Nathan, l'eredità di un grande sindaco

Tra i più grandi sindaci della Roma di un passato che non ha smesso di riverberarsi nel nostro presente, la figura di Ernesto Nathan risalta in uno splendido libro del giornalista Fabio Martini: Nathan e l’invenzione di Roma, pubblicato da Marsilio in occasione del centenario dalla morte del primo cittadino che forse più di tutti ha lasciato un segno nella storia recente della Capitale. Un ritratto appassionato che ne mette in luce le diverse peculiarità, il suo essere ebreo, la fede mazziniana, il pragmatismo e le battaglie per una scuola e una società laica. Impegni e sfide attuali ripercorse in occasione di un evento tenutosi al Circolo Canottieri Tevere Remo.
Insieme all’autore, tra gli altri, l’ex sovrintendente archivistico del Lazio Donato Tamblé e i giornalisti Stefano Folli e Carlo Marroni (moderatore dell’incontro). Tra i principali lasciti di Nathan, ha ricordato quest’ultimo, l’istruzione accessibile per tutti e un piano urbanistico che diede un altro volto alla città. Più moderna e proiettata nel futuro. 

LA GIORNATA DELLA CULTURA EBRAICA  A TORINO

Dialoghi tra le generazioni

Il “Dialogo” protagonista anche a Torino e in tutto il Piemonte.
Piazzetta Primo Levi è stato in questo senso il fulcro delle iniziative della Giornata Europea della Cultura Ebraica appena trascorsa: per tutta la giornata, negli spazi dedicati e gestiti dalle diverse associazioni, si sono svolte iniziative interattive attivate dai giovani della Comunità. Oltre a ciò, nel programma, visite alle sinagoghe di Torino e di tutta la regione, oltre che negli antichi ghetti.

Contro i fascisti è il momento di agire
Il 16 ottobre è una data indimenticabile per gli ebrei romani, la data della deportazione nazista con un rastrellamento casa per casa da cui pochi si sono salvati e pochissimi sono riusciti a sopravvivere nei campi di concentramento.
Mia madre romana lo ricordava ogni anno, ed ora la data è ricordata da tutti gli ebrei italiani che avevano scelto questa data per il Giorno della Memoria prima che si concordasse una data europea per il 27 gennaio, la data della liberazione di Auschwitz.
Sabato 16 ottobre a Roma ci sarà la grande manifestazione antifascista, dopo lo scempio di sabato 9 con i teppisti fascisti che hanno messo a ferro e fuoco la città assaltando anche la sede nazionale della CGIL.
 
Vittorio Ravà
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Ticketless - Del Giudice, i gatti e gli ebrei
Difficile da interpretare la congiuntura astrale verificatasi alla fine dell’anno ebraico appena conclusosi. Le stelle, le costellazioni, in ebraico mesalim, sono come i dadi, gli ossicini, con cui si divinava la sorte. Qualche cosa come il termine latino sortes, signa. «Malmasàl», alla lettera, è chi ha una sorte amara, corrisponde al triestino disgrazià. Sul finire dell’estate le costellazioni, i dadi, i mesalim, in inquietante simultaneità, hanno concentrato i loro sforzi sull’ombra di Bobi Bazlen, che tutto era fuorché un malmasàl. Le stelle hanno voluto che “Bobi”, di Roberto Calasso (Adelphi), uscisse pochi giorni dopo la morte dell’autore. Non basta: poco tempo separa la morte di Calasso dalla morte di Daniele Del Giudice, che nel 1983, sostenuto da Italo Calvino, aveva esordito pubblicando un romanzo tutto dedicato all’ombra di Bobi (Lo stadio di Wimbledon). Poiché noi possiamo riprendere in mano “Note senza testo”, l’unico libro firmato da Bazlen (sempre Adelphi, 1970: non ho verificato se esiste una successiva edizione), il gioco si fa divertente. 
Alberto Cavaglion
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Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Le testate giornalistiche non sono il luogo idoneo per la definizione della Legge ebraica, ma costituiscono uno strumento di conoscenza di diverse problematiche e di diverse sensibilità. L’Assemblea dei rabbini italiani e i suoi singoli componenti sono gli unici titolati a esprimere risoluzioni normative ufficialmente riconosciute. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
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