L'INCONTRO TRA DRAGHI E BENNETT
"Israele partner fondamentale"
Si apre una nuova stagione di collaborazione tra Italia e Israele, con lo sguardo rivolto al settore energetico così come a un impegno congiunto per riportare la pace in Ucraina. È quanto hanno evidenziato nei loro interventi il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi e il Primo ministro israeliano Naftali Bennett, annunciando da Gerusalemme l’organizzazione nel prossimo futuro di un vertice intergovernativo. Un appuntamento, ha ricordato Bennett, che manca ormai da quasi dieci anni.
In uno scambio molto cordiale, tra strette di mano, sorrisi e dichiarazioni di amicizia, i due capi di governo hanno sottolineato il legame che unisce i due paesi. “Israele è per l’Italia un paese amico, partner fondamentale, i rapporti stretti si sono consolidati negli ultimi anni” le parole del Presidente Draghi, che ha aperto richiamando il significato della sua visita in mattinata allo Yad Vashem. Un luogo che rappresenta una “testimonianza contro l’odio, l’indifferenza, la violenza”. Lezione “particolarmente importante in questo momento”. “L’Italia – ha aggiunto – è impegnata con la massima determinazione a contrastare l’antisemitismo, in tutte le sue forme. E a difendere i valori fondanti della nostra Repubblica e dell’Unione Europea: pace, fratellanza, tolleranza”. Poi un pensiero di cordoglio per la scomparsa dello scrittore israeliano Abraham Yehoshua “grandemente amato in Italia”. In cima all’agenda della missione, la possibile fornitura di gas israeliano all’Europa. “Sul fronte energetico, lavoriamo insieme nell’utilizzo delle risorse di gas del Mediterraneo orientale e per lo sviluppo di energia rinnovabile. Vogliamo ridurre la nostra dipendenza dal gas russo e accelerare la transizione energetica verso gli obiettivi climatici che ci siamo dati”, il messaggio di Draghi. Bennett, per parte sua, ha evidenziato che “Israele potrà aiutare l’Europa e i Paesi come l’Italia” con l’approvvigionamento del gas.
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LA MISSIONE ANNUNCIATA IN QUESTE ORE
Da Gerusalemme a Riad, Biden in arrivo a luglio
Nel pieno della nuova crisi politica israeliana, con il governo di Gerusalemme ormai senza maggioranza e con i giorni contati, è arrivata l’attesa notizia sulle date del viaggio del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Medio Oriente. Dal 13 al 16 luglio, ha fatto sapere in queste ore la Casa Bianca. Obiettivo, “rafforzare l’impegno degli Stati Uniti per la sicurezza e la prosperità di Israele e partecipare al vertice del Consiglio di Cooperazione del Golfo più Egitto, Iraq e Giordania (noto come GCC+3)”. Chi però troverà il presidente Usa ad accoglierlo a Gerusalemme è un grande punto interrogativo. L’attuale Premier Naftali Bennett, salutati il Presidente del Consiglio italiano Mario Draghi – con un ringraziamento per “i consigli politici” – e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, cercherà di ricompattare il suo partito. Perché proprio da Yamina sono arrivate le defezioni che hanno destabilizzato la maggioranza, con le dimissioni di Idit Silman prima e di Nir Orbach ora.
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LA SCOMPARSA DEL GRANDE SCRITTORE E INTELLETTUALE
Abraham B. Yehoshua (1936-2022)
È scomparso all’età di 85 anni Abraham B. Yehoshua, uno dei più grandi interpreti della letteratura israeliana, più volte candidato al Nobel. Tra i suoi titoli più noti L’amante, Un divorzio tardivo, Cinque stagioni, Il signor Mani, Ritorno dall’India, Viaggio alla fine del millennio, La sposa liberata, Il responsabile delle risorse umane, Il tunnel. Apprezzato in tutto il mondo, aveva un legame speciale con l’Italia: una realtà frequentata per decenni in innumerevoli incontri e festival e che ha fatto anche da sfondo anche ad alcuni suoi scritti. Tra gli altri, pubblicato lo scorso anno, il romanzo breve La figlia unica.
“L’Italia – raccontava a Pagine Ebraiche – è senza dubbio il paese al mondo in cui i miei libri sono accolti meglio. Mi sono interrogato a lungo sulle possibili motivazioni. La conclusione a cui sono arrivato è che la ragione risieda nel fatto che anche per gli italiani, come per gli israeliani e in particolare per me e le mie narrazioni, sia la famiglia la chiave attraverso cui interpretare il mondo, a differenza per esempio della Francia dove è il rapporto tra uomo e donna, e della Gran Bretagna dove è la lotta fra classi”.
Molte le reazioni alla sua scomparsa. “È stato uno dei più grandi scrittori e narratori israeliani. Le sue creazioni, indimenticabili, continueranno ad accompagnarci per generazioni”, il cordoglio espresso dal Presidente d’Israele Isaac Herzog.
A raccontare gli ultimi anni della sua vita, segnati dal dolore per la scomparsa della moglie e dall’avanzare della malattia, un film-documentario intenso, L’ultimo capitolo di A.B Yehoshua, del regista Yair Qedar. Nel film Qedar immortala Yehoshua all’opera come scrittore (“Quando ha un’idea la scrive di getto. Se sorride è un buon segnale”) e parla con lui anche di Italia. Un legame che nasce all’inizio degli Anni Ottanta quando, ricordava nel presentarlo a Pagine Ebraiche alla vigilia di una proiezione veneziana, “il vostro era uno dei pochi Paesi in cui lui aveva più successo di Amos Oz”. Yehoshua ha visto L’ultimo capitolo” appena una settimana prima che fosse presentato e prendesse la strada di proiezioni e festival. Così Qedar: “È stato, da parte sua, un atto di fiducia che mi onora. Lo abbiamo guardato insieme, nel suo studio. Ogni tanto piangeva, ogni tanto rideva. Alla fine mi ha dato un bacio sulla guancia”.
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L'INTERVISTA CON PAGINE EBRAICHE
"Tutto comincia da una scintilla"
“Nella mia famiglia, io sono la quinta generazione in Israele. La mia biografia è quindi molto diversa da quella tipica dei misrachim, gli ebrei arrivati dai paesi arabi dopo la nascita dello Stato. E tuttavia la voce, la cultura, le sfumature sefardite nella miscela che è la società israeliana, sono qualcosa che mi sta molto a cuore”. Per uno dei suoi incontri con Pagine Ebraiche Abraham B. Yehoshua aveva scelto un centro commerciale di Tel Aviv, affollato, colorato e pieno di confusione nei giorni di mezza festa di Pesach. Non esattamente la sua location ideale (“È comodo perché abito qui vicino, e in zona non ci sono bei caffè”), ma il canyòn, come è chiamato in ebraico, rappresenta comunque uno squarcio interessante di quella realtà cui lo scrittore nato nel 1936 a Gerusalemme ha dedicato la vita e il fluire incessante di parole.
Raccontandosi a Pagine Ebraiche Yehoshua aveva parlato di tante cose, dei suoi libri, delle aspirazioni coltivate prima di scoprire la passione per la scrittura e dei libri di altri che hanno contribuito a creare il suo modo di narrare.
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UN LEGAME ALIMENTATO IN TANTI INCONTRI
Yehoshua e l'Italia, rapporto speciale
Speciale, nella vita di Yehoshua, è stato il suo rapporto con l’Italia. Uno dei Paesi dove più sono stati letti e commentati i suoi libri. E dove ancora si continuerà a farlo a lungo. A rimarcarlo, nel corso della sua visita in Israele, il premier Draghi. “Voglio esprimere le condoglianze del governo italiano e mie per la scomparsa di uno scrittore grandemente amato in Italia”, le parole con cui si è aperta la conferenza stampa nel post vertice con Bennett a Gerusalemme. A rendergli omaggio numerose istituzioni culturali e letterarie. Tra gli altri il Salone internazionale del Libro di Torino, con una citazione tratta da Il responsabile delle risorse umane: “L’amore – scriveva Yehoshua – è una prova della nostra caducità, ma anche della nostra possibilità di superarla”.
Memorabile tra i tanti un suo intervento del 2018 alla Festa del libro ebraico organizzata dal Meis a Ferrara. “Sono stato in Italia diverse volte, ma solo recentemente ho deciso di ambientare nel vostro paese una piccola novella, che avrà per protagonista una giovane ebrea. E ora che ho visto Ferrara, non ho dubbi: il mio racconto si svolgerà qui! Resterò in città un altro giorno e potreste vedermi girare per le strade, le piazze e le chiese col mio taccuino, in cerca di materiale…” raccontava al folto pubblico accorso al Teatro comunale per un’attesissima lectio magistralis che lo aveva visto protagonista. Il Meis ha scelto di ricordarlo pubblicando una foto di quella serata, in memoria di “una delle voci più alte della letteratura contemporanea e di un uomo che ha dedicato tutta la sua vita all’impegno per la ricerca della pace”.
(Nell’immagine: lo scrittore a Ferrara insieme alla presidente UCEI Noemi Di Segni, al presidente del Meis Dario Disegni e all’allora direttrice del Museo Simonetta Della Seta)
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IL SUO CONGEDO DALLA SCRITTURA
L'ultimo romanzo, in viaggio
tra De Amicis e l'Italia ebraica
“Un libro di addio. Un libro come commiato da scrittore”.
Così Abraham B. Yehoshua presentava il suo ultimo romanzo, La figlia unica, pubblicato in autunno da Einaudi. Una vicenda ambientata in un contesto ebraico-italiano e caratterizzata da un personale tributo a Cuore di Edmondo De Amicis, opera fondamentale nella formazione giovanile dell’autore. “Da bambino – ha raccontato – mio padre ci leggeva pagine del libro ed io singhiozzavo. Poi pensavo che da grande avrei voluto essere anch’io uno scrittore e magari far piangere il prossimo”.
Numerose le reazioni che quest’opera ha suscitato anche tra i collaboratori di Pagine Ebraiche.
Clicca qui per l’intervento di Vittorio Ravà
Clicca qui per l’intervento di Alberto Cavaglion
Clicca qui per l’intervento di Gadi Luzzatto Voghera
Clicca qui per l’intervento di Anna Segre
Clicca qui per l’intervento di Valentino Baldacci
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MEMORIALE E CDEC INSIEME, L'INAUGURAZIONE
"Un nuovo inizio, con via Eupili nel cuore"
Un capitolo si è chiuso nella storia della Fondazione CDEC, la cui nuova sede all’interno del Memoriale della Shoah milanese sarà inaugurata nelle prossime ore nel corso di un evento molto atteso. Ma il ricordo di quel che ha rappresentato la palazzina di via Eupili 8 in cui ha operato per decenni è destinato a restare indelebile nella memoria dei tanti che ne hanno varcato la soglia, da protagonisti o da semplici fruitori dei suoi servizi.
“Sono entrato in via Eupili che ero uno studente di storia. In una riunione di giovani che si occupavano di sicurezza e di odio antiebraico Adriana Goldstaub ci guidò sapientemente alla definizione del tema”, il primo ricordo del suo direttore Gadi Luzzatto Voghera. Quindi, prosegue in una testimonianza diffusa insieme ad altre dal CDEC, “trovai un mare di libri per la mia tesi di laurea e in seguito fui nominato consigliere delegato dell’Ugei”. Gli storici della Fondazione, che Luzzatto Voghera definisce un faro, “mi aiutarono a discutere il primo libro, che si occupava di giovani e di antisemitismo: ogni tanto tornavo, in cerca di volumi e riviste introvabili, in quella miniera d’oro che è la biblioteca (per tacere dell’archivio)”.
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QUI CASALE
Lisetta Carmi e il racconto di Israele
Giornata ricca di parole, idee e persone quella vissuta dalla Comunità ebraica di Casale Monferrato, che ha visto due eventi e centinaia di visitatori, molti dei quali stranieri, affollare la sinagoga, i musei e i locali di vicolo Salomone Olper.
Nel corso della mattina si è parlato di fotografia per il finissage della mostra dedicata a Lisetta Carmi, inserita nella biennale fotografica MonFest. Un incontro che ha ribadito lo straordinario successo di questa rassegna che ha convolto l’intera città con ben 13 mostre.
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Lavoro e vitalizi
 Parlando di un vitalizio concesso a uno scrittore/poeta indigente, si sente biasimare che la cultura sia l’unica attività che la società si aspetta sia svolta gratuitamente. Ti sorprendi e ti ritrovi a riflettere. Il poeta può anche fare l’imprenditore, l’artigiano, l’insegnante, il fruttivendolo, perché no? Giusto aiutarlo se indigente nella vecchiaia, così come dovrebbero essere aiutati e assistiti, se indigenti nella vecchiaia, l’imprenditore, l’artigiano, l’insegnante, il fruttivendolo. Perché l’intellettuale dovrebbe essere categoria protetta, come una specie animale in via di estinzione? E, oltretutto, con quale metro si giudica che l’intellettuale sia degno di essere considerato tale?
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Il coraggio di ragionare
 Appena due anni addietro, circa, apprendemmo di un convegno svoltosi in Roma, presso l’Istituto Patristico Augustinianum, nel febbraio 2020, riguardante l’apertura degli Archivi della Santa Sede per il pontificato di Pio XII (1939-1958). Preparazione, risorse e opportunità. L’8 maggio abbiamo letto su Moked: “Pio XII, il nazifascismo, gli ebrei: le scoperte dall’Archivio vaticano nel nuovo libro di David Kertzer".
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Guerra e informazione
 Da varie settimane ormai sui nostri schermi e sulle pagine dei nostri giornali si dibatte (anzi si polemizza accesamente, come sempre accade da noi quando le opinioni sono contrapposte) sulla direzione, le intenzioni, gli spazi con cui i media seguono la guerra in Ucraina. Lo straordinario impegno operativo e l’elevata qualità complessiva della rappresentazione che il nostro sistema informativo riesce a fornire del conflitto sono fuori discussione.
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