Insegnare la Shoah, studiosi a confronto

Il dipartimento fiorentino della New York University ha organizzato una conferenza internazionale per affrontare la questione dello studio, l’insegnamento e la memoria della Shoah quando non ci saranno più testimoni diretti di quella tragedia. Alla conferenza hanno partecipato studiosi della stessa università newyorkese, sia in quella fiorentina che in altri suoi dipartimenti compreso quello di Berlino. Hanno preso la parola anche studiosi dell’Università europea, di Harvard e Princeton. Per l’Italia sono intervenuti Alessandro Portelli della Sapienza di Roma, Guri Schwarz dell’Università di Pisa e Giovanni Contini Bonacossi della soprintendenza archivista della Toscana.
La Shoah è uno dei tanti episodi di genocidio accaduti anche recentemente in vari Paesi del mondo come ad esempio in Cambogia oppure è un fatto unico del suo genere? Va insegnato e ricordato soprattutto per la profonda emozione che suscitano i filmati dei campi di concentramento e le visite delle scolaresche oppure nel suo ampio contesto storico, cioè non limitandosi a suscitare lo shock emotivo? L’insegnamento e la memoria ricordata e organizzata in forme diverse può effettivamente contribuire ad impedire il ripetersi di orrori del genere, del diffondersi dell’antisemitismo, del razzismo? La Shoah o l’olocausto sono diventati termini che oggi vengono usati non solo in riferimento alla tragedia ebraica ma perfino al conflitto israelo-palestinese per condannare la politica israeliana. Come contrastare l’uso errato di queste terminologie? Queste ed altre domande sono state sollevate in un susseguirsi di interventi lungo tutta la giornata. Ad essere sottolineato il particolare interesse all’argomento in Europa e negli Stati Uniti, molto meno altrove. In Australia, ad esempio, si studia la Shoah solo come episodio, anche se particolarmente cruento, tra altri genocidi. L’insegnamento e la memoria non sembra abbiano impedito il nuovo diffondersi di antisemitismo ad esempio in Ungheria – ma non solo – dove l’estrema destra, che condiziona il governo, ha già posto molti pericolosi limiti alla democrazia. A parte la Germania, pochi gli Stati che riconoscono la parte avuta nella Shoah dei governi e dei cittadini e quindi l’effetto “deterrente” non può che essere circoscritto. La memoria concentrata sull’emozionalità ha anche un aspetto negativo perchè la violenza può affascinare certi ambienti. La conferenza, dedicata alla figura di Primo Levi, più che fornire risposte ha sollevato importanti domande per chiunque voglia insegnare o studiare i tanti aspetti della Shoah.

Hulda Brawer Liberanome

(22 marzo 2013)