Nuovi negazionismi
Mentre mezza Italia è all’inseguimento delle spoglie di un criminale nazista fiero di esserlo stato, l’altra infesta il web di parole orrende. La responsabilità primaria di questo inquinamento verbale torrenziale, bulimico, è di Piergiorgio Odifreddi e del suo blog. Il matematico impertinente nonché tuttologo visibilmente in cerca di visibilità lancia da un pezzo i suoi strali contro Israele, che con un risentimento fetido equipara ai peggiori criminali seriali della storia. Il web, si sa, è diventato ormai il luogo dove l’esercizio della libertà di parola diventa come nulla lo sproloquio dell’arbitrio, della parola che si lancia al vento della rete giusto per farsi sentire. A forza di gridare forte, Odifreddi è riuscito ad attirare entro il suo campo gravitazionale una costellazione di voci accomunate da quello che non si stenta a definire una nuova forma di (vecchio) antisemitismo. Dall’odio per Israele alla diffidenza per la storia del Novecento così come ci sarebbe stata «propinata» dai vincitori il passo non era poi così lungo. Si è compiuto in questi giorni, sull’onda del tardivo decesso di un boia nazista. Perché più delle parole di Odifreddi – che potremmo anche prendere con il beneficio d’inventario della trovata mediatica, della boiata da megafono – sconcertano i commenti degli internauti, rimbalzati come una fiumana tossica per tutti i social network. E di questi commenti, stupisce che più della furia, della voglia di presunta rivalsa storica, siano intrisi di una razionalità assurda, di quella serietà che possiamo immaginare sul volto arcigno di una maestrina, le mani sui fianchi e il piede che batte per terra. C’è chi avanza dubbi sull’efficacia dello Zyklon B e sull’infiammabilità di quell’aria impestata per dimostrare che i racconti arrivati da Treblinka e Auschwitz sarebbero incongruenti e dunque falsi. Chi dice che le ha viste bene, a Dachau, ed erano docce vere, altro che! Chi, più in generale, invoca delle prove dello sterminio, che in fondo non ci sono… Una quantità inenarrabile, insomma, di sentenze, di assurdità declamate. Un quadro terribilmente desolante che suscita due pensieri, tristi entrambi. Il primo è che chi scatena e lascia spazio a tali nefandezze verbali ha delle pesanti responsabilità intellettuali prima ancora che morali. La seconda è che forse l’istanza della memoria esige una revisione. A giudicare da queste escandescenze, ricordare non serve. Diventa anzi una comoda scappatoia per alienare quella memoria, misconoscerla e rinfacciarla a chi l’ha subita. Quella storia II, dei campi, del gas, dei forni crematori è dell’Europa, di tutti, prima ancora che del popolo ebraico. Il delirio di parole scatenato da Odi-freddi è una sconcezza terribile, per me una fitta di dolore misto a rabbia e l’anelito assurdo ma irrefrenabile a un poco di oblio. Lasciatemi in pace con i miei milioni di morti.
Elena Loewenthal, La Stampa 18 ottobre 2013