…Memoria
La discussione sulla bontà o meno di una legge contro il negazionismo mi pare testimoni di un malessere profondo che non si risolve scegliendo uno dei due campi (personalmente non sono a favore di una legge in tal senso, ma questo è un dato di nessuna importanza). Altre mi sembrano le considerazioni che ciascuno di noi dovrebbe fare. Una mi pare questa.
I nati del 1994 (quelli che hanno fatto la maturità nel luglio di quest’anno) sono i primi ad aver vissuto tutta la propria carriera scolastica con un calendario segnato dal “Giorno della Memoria”. Dunque si è chiuso un ciclo. Prima di discutere se sia opportuna o meno una legge sul negazionismo mi piacerebbe che ci prendessimo sul serio e ci chiedessimo: I risultati sono quelli attesi? I percorsi didattici e formativi che abbiamo battuto in questi tredici anni funzionano? Sono adatti e consoni ai nativi digitali? Altrimenti: come si ripensano? Come si organizza un “viaggio della memoria” per la generazione “3.0”? Il pacchetto di parole, di concetti, di immagini che abbiamo utilizzato in questi tredici anni funziona ancora? Il kit didattico è ancora valido? Abbiamo bisogno delle stesse competenze? Oppure: questi tredici anni sono stati un esercizio inutile, uno spreco di tempo, una parentesi che forse si può anche chiudere in silenzio?
David Bidussa, storico sociale delle idee
(27 ottobre 2013)