I pugni di Victor “Young” Perez

victor perez“Benedetto sia l’Eterno, la mia rocca, che ammaestra le mie mani alla guerra e le mie dita alla battaglia”.
Scomodare re Davide (Salmo 144) per raccontare una storia della nobile arte, la boxe, potrebbe sembrare profano. Dietro ai guantoni di Victor “Young” Perez si nasconde, però, una vicenda di eroismo, di effimera gloria e tragica sofferenza. E’ la storia di un pugile ebreo tunisino salito agli onori della cronaca nel 1931, l’anno della sua incoronazione a campione mondiale dei pesi piuma, e caduto per mano nazista durante la marcia della morte che partì da Auschwitz il 18 gennaio del 1945. Nel campo di concentramento, per diletto, i nazisti lo fecero combattere contro altri prigionieri. Su un ring cinico e sprezzante della vita umana. Ora la sua storia, la storia del più giovane campione mondiale francese, del piccoletto di 1.56 m dalla velocità straripante, è ricordata in un film: “Victor Young Perez”, in questi giorni nelle sale francesi per la regia di Jacques Ouaniche. A interpretare il boxeur ebreo tunisino, Brahim Asloum. Un racconto nel racconto: Asloum è un ex pugile francese, medaglia d’oro alle Olimpiadi del 2000 nonché musulmano. “Non ho mai accettato parti in un film. Per Perez ho fatto un’eccezione”, racconta Asloum a un emittente israeliana. “Un musulmano che interpreta un ebreo, è una cosa che l’ha fatta esitare?”, gli chiedono. “No è la cosa che mi rende più fiero. Io sono un francese di religione islamica, Victor Perez era un tunisino di religione ebraica. Penso che il significato simbolico dietro la mia interpretazione si spieghi da sé”.
Nato a Tunisi il 18 ottobre 1911 da una famiglia povera, Victor Younki (suo vero nome) iniziò la sua carriera pugilistica in patria, iscrivendosi quattordicenne al Maccabi (associazione sportiva ebraica) della città. Piccolo di statura, ma fisicamente dotato si appassionò alla boxe allora in voga in Tunisia e oltre confine. Il suo punto di riferimento era il senegalese Battling Siki, primo campione africano nel mondo pugilistico. Partito per la Francia per cercare fortuna, continuò a pestare il quadrato del ring arrivando a sorprendere tutti: il 31 ottobre del 1931, davanti a 16mila persone a soli vent’anni si impose sull’inglese Jackie Brown, diventando campione mondiale dei pesi piuma. La vittoria lo condusse per mano alla vita mondana. Tornato a Tunisi fu celebrato come un eroe. Ricoprì amici e parenti di regali, senza dimenticarsi della sua prima palestra, Alliance israélite universelle, che fece rinnovare. Iniziò allora la sua relazione con l’attrice francese Mireille Balin. La spensieratezza e la felicità stavano però per svanire. Dopo la grande vittoria, i risultati iniziarono a mancare e intanto il clima in Europa si faceva sempre più pesante. La violenta retorica antisemita hitleriana si stava diffondendo a macchia d’olio e trovava terreno fertile anche fuori dalla Germania. Proprio a Berlino Perez farà uno dei suoi ultimi incontri ufficiali. Fischiato dal pubblico, mostrò con orgoglio la stella gialla sul ring. Perse ai punti. Era l’11 novembre del 1938, fuori si stava consumando la Notte dei cristalli. Come racconta la pellicola, Perez con l’avvento del nazismo in Francia fu catturato dai collaborazionisti e deportato ad Auschwitz- Monowitz il 10 ottobre del 1943, dopo l’internamento a Drancy. Il comandante del campo aveva una passione per la boxe e organizzò dei combattimenti tra prigionieri. Tra loro, anche Perez fu costretto a partecipare. Definire quegli incontri nobile arte è impossibile: decine di persone diventate un gioco nelle mani dei nazisti. E per i perdenti, la morte. Ma il giovane tunisino riuscì a conservare la sua umanità; lavorava alle cucine e di nascosto, racconta il giornalista israeliano Noah Klieger (sopravvissuto ad Auschwitz e membro della nave Exodus), portava agli altri deportati del cibo. Fino a che non fu visto e mandato in una cella di isolamento per giorni per poi essere trasferito ai lavori forzati. “Era una persona piccola di statura ma come uomo era un gigante”, ricorda Klieger in un’intervista.
Nel gennaio del 1945 il pugile, il combattente Perez è uno dei 31 sopravvissuti delle mille persone arrivate con il convoglio 60 ad Auschwitz. I nazisti costringono lui e altri deportati a camminare in una delle tante marce della morte. Il 22 gennaio una mitragliata falcia il trentaquattrenne campione di Tunisi. Ora un film riporta in luce la sua storia, dal successo alla tragedia.

Daniel Reichel (Pagine Ebraiche dicembre 2013)

(15 dicembre 2013)