…Heidegger

Diciamolo, non ci voleva molto a capire che Martin Heidegger, nazista della prima ora, fosse anche antisemita. L’una cosa implica l’altra. Non sono stupito, dunque, da quanto sembra annunciarsi nei nuovi “libri neri” (omen nomen) ritrovati recentemente e discussi oggi su “la Repubblica” da Donatella Di Cesare. E che la frequentazione di molti allievi ebrei (Hannah Arendt, Karl Löwith, Leo Strauss…) non avesse contribuito a fargli prendere distanza dall’hitlerismo già lo sapevamo. Non sia mai che il grande Heidegger si facesse persuadere da qualcuno. La cosa che a me più colpisce è che questi allievi sono rimasti legati alla memoria del maestro (in alcuni casi qualcosa in più di un semplice professore). Una volta sentii una testimonianza del vecchio Emmanuel Levinas, altro allievo illustre, in cui sosteneva di aver imparato da sole due persone nella vita, Monsieur Chouchani e Heidegger, appunto. Tutti conosciamo la storia personale di Levinas, come è possibile questo giudizio? Questo, credo sia importante capire, soprattutto come compito introspettivo dell’ebraismo nei confronti di se stesso.

David Assael, ricercatore

(18 dicembre 2013)