Tea for Two – Ansie di giornata

silveraEsistono momenti di meravigliosa calma piatta e momenti come questi. Momenti nei quali l’identità ebraica diventa angosciante. Un ebreo italiano in media in queste ultime settimane avrà pensato: “Oddio c’è una frattura interna pazzesca, litighiamo troppo, l’Italia è a conoscenza del fatto che litighiamo troppo, la comunità è in deficit, Gad Lerner scrive sulle teste di maiale mandate per posta, Scarlett Johansson è criticata per aver prestato il volto in una campagna israeliana e quindi non si esporrà più. La gente non vedrà più film con Scarlett Johansson, in American hustle il protagonista è un ebreo panciuto e imbroglione ergo tutti penseranno che siamo ciccioni ed imbroglioni. O mamma, c’è la Giornata della memoria e ora tutti sbufferanno perché si sono rotti di fare minuti di silenzio e di vedere programmato nel palinsesto televisivo Schindler list. C’è gente che strappa striscioni, ci sono i video sul Fatto Quotidiano, Travaglio non ci difenderà più. Ansia. Ansia. Ansia”. Ho passato lo Shabbat a leggere Persepolis pregando che la Satrapi non scrivesse niente contro Israele perché il libro mi stava piacendo troppo. Ultimamente sembra tutto un enorme calderone nel quale una strega senza volto rimesce paure, turbamenti, rabbie, frustrazioni e noia. Noia perché: basta di parlare di ebrei. Noia perché: Israele e Palestina sono immobili. Noia perché: è come se l’aria diminuisse sempre più. Mi è preso un attacco di panico al pensiero di inquinare la newsletter che esce il Giorno della memoria; cosa si deve scrivere durante questo giorno? Preferirei stare zitta, perché temo che il troppo parlare diventi semplicemente un nuovo motivo per suscitare insofferenza. E se c’è una cosa spaventosa è l’insofferenza: quell’ “Hanna Frank bugiardona” scritto sul muro.

Rachel Silvera, studentessa

(27 gennaio 2014)