…amici
Deprimente dover tornare sull’argomento. Ora tuttavia sappiamo finalmente chi sono i veri nemici di Israele: Yehoshua, Grossman, Oz, Barenboim e qualche altro che non vale neppure la pena nominare. Dopo tanti articoli, servizi e veline, ora ce lo dice a chiare lettere un libro illuminante, scritto da un vero amico di Israele. Un amico che, vivendo al sicuro altrove, ci informa che in Israele si vive bene così e che non c’è bisogno di cercare compromessi e migliorare la situazione. C’è dunque una quinta colonna in Israele; il nemico del popolo ebraico si è insinuato dentro lo stato, fra i suoi cittadini ebrei, fra i suoi scrittori, fa parte della sua intellighentzia, allo stesso modo in cui la mafia si è insinuata nelle pieghe della politica italiana. Sono cittadini che lavorano e hanno diritto di voto e di pensiero, e i loro figli sono morti per difendere Israele, e, ciò nonostante, sono nemici di Israele. E neppure si mimetizzano, questi sfrontati, questi israeliani traditori che odiano se stessi e lo stato in cui vivono e per cui danno la vita. Sono traditori di se stessi, proprio come gli ebrei della diaspora che non sono d’accordo con la politica israeliana: ebrei che odiano se stessi e l’ebraismo. Perché c’è un solo modo di essere israeliani ed ebrei puri, ed è quello del pensiero unico che questa moderna inquisizione rappresenta. Se un giorno, poi, Has wehalila (= non voglia il Cielo) si dovesse scoprire che la visione oltranzista delle cose israeliane – ed ebraiche in senso lato – ha portato a disastri inimmaginabili, chissà su chi la nuova inquisizione scaricherebbe la responsabilità. Magari su coloro che odiano se stessi. Ma ciò che preoccupa di più, per chi ancora può esprimersi sapendo di avere la fedina penale in ordine (famiglia straziata dalla Shoah, parenti a Gerusalemme, amici pacifisti israeliani uccisi sul fronte del Kippur e via dicendo) è la consapevolezza che da qualche tempo a questa parte è liquidata ogni possibilità di dialogo interno, a favore sventurato di una politica della denuncia e del discredito. In mancanza di idee che contrastino altre idee, si privilegia l’assalto alla baionetta contro la persona. È facile così non riconoscere diritto d’asilo al pensiero altrui. Sarebbe il caso di ricordare tuttavia che a volte il troppo amore dei genitori per i figli, quell’amore che li difende dagli insegnanti troppo severi e ne giustifica ogni loro comportamento, porta nel tempo quei figli un po’ alteri e acritici a duri scontri con la realtà. Per fortuna ci sono ancora Yehoshua, Grossman, Oz, Barenboim e qualche altro che ci costringono a pensare e a concepire bivi e crocevia. L’antisemitismo, poi, quello vero, lo si combatte in un altro modo.
Dario Calimani, anglista
(13 maggio 2014)