Qui Roma – Anne Frank, una lezione viva
Non nasconde l’emozione, il presidente della Fondazione del Museo della Shoah di Roma Mario Venezia mentre inaugura, di fronte a un numeroso pubblico, “Anne Frank. Una storia attuale”. La mostra, realizzata in collaborazione con la Casa di Anne Frank di Amsterdam e l’ambasciata olandese, si potrà visitare fino al 6 marzo alla Casina dei Vallati, sede provvisoria del museo.
“La nostra Fondazione – ha detto Venezia – è nata grazie al sostegno degli enti locali, alla collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Comunità ebraica di Roma e l’Associazione figli della Shoah e riesce a mandare avanti il proprio lavoro grazie all’indispensabile impegno di 30 volontari che vi si dedicano con fervore. Siamo felici di ospitare la mostra dedicata alla giovane Anne Frank e già abbiamo le prime prenotazioni delle scuole”.
“Il nostro impegno – ha proseguito Venezia – si muove però su diversi fronti: negli anni abbiamo raggruppato il patrimonio che le famiglie romane hanno raccolto a testimonianza del periodo della Shoah e stiamo dando il nostro patrocino a diverse iniziative meritevoli; non per ultimo lo spettacolo Ghetto che il coreografo Mario Piazza porterà il prossimo 7 febbraio al Teatro Eliseo”.
A prendere la parola anche l’ambasciatore d’Olanda Josephus Wijnands: “La storia di Anne Frank deve essere raccontata e trasmessa per insegnare alle nuove generazioni quanto è accaduto, ed è bello che gli italiani e gli olandesi cooperino insieme per scopi simili”.
Entusiasta dell’iniziativa anche Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana: “Voglio complimentarmi con il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario Venezia per la passione e la determinazione che lo contraddistingue. Guardando all’eredità lasciataci dalla giovane Anne, vorrei ricordare le ultime parole che scrisse nel suo diario prima della deportazione verso Bergen Belsen dove fu uccisa: fino all’ultimo Anne ha creduto nell’intima bontà dell’uomo e questa è la più grande speranza e insegnamento che ci ha trasmesso”.
Ritorna sulla commemorazione del Giorno della Memoria, l’ambasciatore d’Israele in Italia Naor Gilon: “Voglio esprimere – dice – il mio apprezzamento al governo italiano per tutti gli eventi realizzati in questi giorni e dedicati alla Memoria, ma in quanto figlio di sopravvissuti della Shoah non posso esprimere il mio dolore per aver assistito alla visita nel Paese del presidente iraniano Rouhani; Iran che più volte ha ribadito la propria intenzione di distruggere il luogo dove vive la metà degli ebrei, Israele, Iran che nega la Shoah organizzando gare di vignette che deridono la persecuzione contro gli ebrei”.
A inaugurare la mostra è il direttore della Casa di Anne Frank di Amsterdam, Ronald Leopold (protagonista ieri di un’intervista su Pagine Ebraiche 24) che ha spiegato: “L’Anne Frank House ha come missione l’educazione e prosegue il lavoro del suo fondatore, Otto Frank, padre di Anne, unico sopravvissuto della famiglia. Questa mostra vuole spiegare la lezione attuale che raccogliamo dalla giovane vittima della Shoah e vuole dimostrare come la sua storia possa dare grandi insegnamenti alle nuove generazioni. Sono molto emozionato di essere a Roma, in un luogo significativo come questo e spero che Anne diventi uno specchio attraverso il quale riflettersi e riflettere”. Per coronare la visita Leopold ha donato alla Fondazione Museo della Shoah di Roma una foto storica del rifugio di Amsterdam che raffigura il posto preferito di Anne, spesso nominato nel diario, accanto ad una finestrella “che lei amava particolarmente”.
In conclusione, la commovente testimonianza dell’ex console olandese di Firenze e sopravvissuto della Shoah Nico Kamp: “Anche io come Anne Frank ero tedesco – racconta – anche io andai con la mia famiglia in Olanda per sfuggire alle leggi razziste. L’Olanda, pensava mio padre sarebbe stata sicura perché neutrale, eppure fu tradita e occupata. I miei genitori per salvare me e mio fratello si divisero, noi ci nascondemmo mentre mamma e papà furono deportati. Mamma per qualche mese dormì vicino al letto di Anne. Papà non fece più ritorno, ma mia madre si salvò e con il suo gran carisma riuscì a crescerci. Voleva assolutamente che noi imparassimo l’ebraico per mantenere viva la nostra origine e in punto di morte mi fece promettere che avrei continuato a ricordare la Shoah per lei e a trasmetterla alle nuove generazioni. Seguendo il monito Zachor: Ricorda”. Una storia particolarmente commovente per Giorgio Sacerdoti, Consigliere UCEI e presidente del Cdec (Centro di documentazione ebraica contemporanea) che ha infine aggiunto: “Come ho raccontato nel mio libro (Nel caso non ci rivedessimo, Archinto editore) parte della mia famiglia era di Colonia e si trasferì in Olanda per sfuggire alla Shoah, quindi queste vicende mi toccano da vicino”. “Sono lieto – ha concluso Sacerdoti – che il Museo della Shoah di Roma e la palazzina che lo ospita provvisoriamente, prima della sede definitiva a Villa Torlonia, stia decollando”. Presenti all’inaugurazione anche l’ambasciatore di Francia Catherine Colonna, il sub commissario di Roma Capitale Livio Panini D’Alba e il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni.
r.s. twitter @rsilveramoked
(28 gennaio 2016)