sheva – melamed
Laicità non è indifferenza
Imparare è sapersi difendere

160214 presentazione ShevaMelApre con uno stralcio della sentenza 166/2016 del Tribunale Amministrativo Regionale per la Emilia Romagna il notiziario settimanale sheva-melamed dedicato al mondo della scuola e dell’educazione. La sentenza, che accoglie il ricorso presentato da un gruppo di insegnanti e genitori contro un rito autorizzato la scorsa primavera in tre istituti scolastici bolognesi, riporta che “il principio costituzionale della laicità o non-confessionalità dello Stato, secondo una costante lettura della Corte costituzionale, non significa indifferenza di fronte all’esperienza religiosa ma comporta piuttosto equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose. Ciò fa sì che anche la tutela della libertà religiosa non si risolve nell’esclusione totale dalle istituzioni scolastiche di tutto ciò che riguarda il credo confessionale della popolazione, purché l’attività formativa degli studenti si giovi della conoscenza di simili fenomeni se ed in quanto fatti culturali portatori di valori non in contrasto con i principi fondanti del nostro ordinamento e non incoerenti con le comuni regole del vivere civile, non potendo invece la scuola essere coinvolta nella celebrazione di riti religiosi che sono essi sì attinenti unicamente alla sfera individuale di ciascuno – secondo scelte private di natura incomprimibile – e si rivelano quindi estranei ad un àmbito pubblico che deve di per sé evitare discriminazioni”. (Il testo integrale della sentenza è ovviamente stato reso disponibile, con un link al sito ufficiale della giustizia amministrativa.)
La sezione notizie racconta il progetto francese “On te manipule”, che vuole rispondere al pericolo che i giovani possano essere conquistati dal cospirazionismo, per evitare che si lascino affascinare da improbabili racconti. Da alcuni anni singoli docenti hanno istituito corsi di “autodifesa intellettuale” settimanali, con lezioni dai titoli accattivanti, e già dal 2007 esiste il Conspiracy Watch, un Osservatorio contro il cospirazionismo che offre materiale per smontare tutte le teorie più folli. Ma “On te Manipule” nasce come strumento diretto espressamente ai giovani e alle scuole: il Service d’Information du Gouvernement (SIG) che ha curato la campagna governativa, ha scelto di parlare il linguaggio dei giovani: #ontemanipule è un hashtag lanciato su tutti i social network e un account di Snapchat. E il testimonial scelto è lo youtuber Kevin Razy, che ha fatto un video ad hoc in cui spiega ai giovani che “bisogna pensare con il cervello, non con gli occhi!”.
Sono invece gli stessi protagonisti, Silvia Gambino e Matteo Laterza, a raccontare la loro esperienza con Engineers Without Border, la rete di organizzazioni non governative presente in tutto il mondo,che si propone di aiutare comunità economicamente e socialmente svantaggiate attraverso soluzioni basate sull’ingegneria, amiche dell’ambiente e che coinvolgano la comunità dalla preparazione, alla realizzazione, fino alla manutenzione e valutazione. Il loro gruppo è il più giovane tra i quattro attivi presso il Technion di Haifa: nato alla fine del 2013 ha scelto di lavorare con le comunità beduine del Negev, in collaborazione con Ajeec-Nisped (the Arab-Jewish Center for Equality, Empowerment and Cooperation – Negev Institute for Strategies of Peace and Development), un’organizzazione no-profit impegnata nel promuovere lo sviluppo economico e culturale dell’area.
La ricerca “La trasmissione della cultura nell’era digitale” realizzata dal Censis insieme con l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani disegna un ritratto diverso del rapporto degli italiani con la cultura, dove non esistono pregiudizi né preclusioni di alcun tipo. I libri restano prioritari quando bisogna occuparsi di letteratura, storia o geografia e persino Wikipedia, in questi casi, viene usata da poco meno di un quarto dei partecipanti alla ricerca. Quello che resta intatto è soprattutto il rapporto di fiducia, e se quasi la totalità degli italiani ha fiducia nelle enciclopedie, più di 8 italiani su 10 ritiene poco o per nulla affidabili i social network. Che invece sono fondamentali per le Ted Talks, il ciclo di conferenze più partecipate e famose di sempre nate nel 1984 su iniziativa degli americani Richard Saul Wurman e Harry Marks. La ricetta è semplice: su un palco spoglio, sale una persona – che può essere un amministratore delegato o un ballerino, un maestro d’orchestra o un politico – e per una durata massima di 18 minuti ha la possibilità di lanciare un messaggio. I discorsi, registrati e pubblicati sul web, hanno in breve catturato l’attenzione di milioni di spettatori, rivelandosi un prezioso mosaico di passioni, speranze, creatività e vibrazioni positive e aprendo così una nuova ed efficace strada per la trasmissione del sapere. Il format ha un enorme successo e il 15 febbraio in Israele sarà ospitato alla Tel Aviv University.
La sentenza del Tar dell’Emilia Romagna che “vieta le benedizioni pasquali a scuola”, come hanno titolato alcuni giornali, ritorna nel commento alla selezione settimanale della rassegna stampa, che racconta come sia stato accolto il ricorso presentato da un gruppo di insegnanti e genitori contro un rito autorizzato la scorsa primavera in tre istituti scolastici. La polemica scaturita dal caso aveva innescato un durissimo scontro tra laici e cattolici, con la Curia schierata in prima linea, per arrivare fino alle pagine del New York Times.
I giudici amministrativi, come abbiamo voluto evidenziare nelle Opinioni a confronto che aprono il notiziario, hanno scritto che il principio costituzionale della laicità o non confessionalità dello Stato non significa indifferenza di fronte all’esperienza religiosa, ma comporta piuttosto equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(14 febbraio 2016)