Cultura, luce contro le tenebre

26229990456_c37ab1ab16_z“Sono tempi di grande buio e grandi timori. Timori di rivivere il passato anche se con vesti e origine diversa. Dobbiamo tenere una luce accesa: quella del sapere, del saper essere e saper fare. Quella che nasce solo dalla cultura, combattendo ignoranza e superficialità”. È frutto di questa consapevolezza, espressa dall’assessore al Bilancio Noemi Di Segni (qui il testo integrale del suo intervento), l’impegno dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nel promuovere il Master in Cultura ebraica e Comunicazione, il cui anno accademico si è aperto ieri con una cerimonia svoltasi a Roma, al Centro Bibliografico Tullia Zevi. A sottolineare l’importanza del percorso offerto dal corso anche il suo direttore e rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, che ha tenuto una lezione di Talmud per inaugurare con un momento di studio la nuova edizione. All’incontro, moderato dalla coordinatrice del Master Myriam Silvera, che ha espresso un ringraziamento per “l’entusiasmo di studenti e docenti”, è intervenuto anche il corrispondente da Israele per l’Ansa Massimo Lomonaco.
Nel sottolineare come lo studio e il rapporto con la cultura siano “un tratto forte e identitario dell’ebraismo”, Noemi Di Segni ha quindi ricordato come il Master si inserisca in un contesto di grande attenzione alla formazione ebraica “da sempre al cuore, o ancor meglio il cuore pulsante, dell’intera attività dell’Unione”. Tra le iniziative educative promosse ha quindi citato quelle rivolte ai giovani e alle famiglie delle Comunità più piccole che non hanno una struttura scolastica, la formazione cultuale, attraverso il collegio rabbinico, e il Diploma universitario in studi ebraici, ma anche “un importante intervento, portato avanti negli ultimi anni, nell’area comunicazione”, con il lavoro della redazione giornalistica Ucei.
Una riflessione che ha condotto anche alla considerazione del fatto che lo studio non costituisce per l’ebraismo “solo una fase della vita, un ciclo di formazione – è perenne, e non vi si tramanda un dogma ma un confronto dialettico”. Un confronto concretamente rappresentato da un’opera cardine della tradizione ebraica, il Talmud, su cui si è soffermata la riflessione del rav Riccardo Di Segni. Con una lezione che si è addentrata nelle sue pagine e nel senso più profondo di tale continuo scambio di punti di vista, si è dunque entrati nel vivo del valore del Progetto di traduzione del Talmud Babilonese, presieduto sempre da Di Segni, il cui primo volume, dedicato al trattato di Rosh haShanà, era stato consegnato solo poche ore prima nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. E anche nei suoi contenuti la lezione del rav ha dato un segnale di forte continuità, analizzando il rapporto tra l’Universale e il Particolare all’interno del Talmud. “Il Talmud è un patrimonio esclusivo del popolo ebraico? Oppure appartiene all’umanità intera?”, le domande che si è posto il rav nel corso della sua riflessione, sottolineando come l’opera ponga sempre “interrogativi molto attuali”.
E sulle orme del Talmud, anche il Master costituisce una sintesi tra il patrimonio culturale del passato e del presente nell’ebraismo, affiancando allo studio dei testi biblici e della tradizione rabbinica, della lingua, dei riti e del pensiero mistico ebraico, anche quello della letteratura e della storia ebraica contemporanea, della storia delle Comunità ebraiche in Italia, del cinema, del giornalismo e dei linguaggi multimediali. Un campo quest’ultimo preso in considerazione nella sua riflessione da Lomonaco, che ha fatto il punto sulla presenza dell’ebraismo e di Israele nella stampa e nei media italiani. Un mondo in cui esiste una specializzazione sempre maggiore, e che ha visto anche un “forte miglioramento nell’informazione rispetto a un tempo, dovuto anche alla spinta e agli interventi delle Comunità ebraiche stesse”.
A concludere la cerimonia, la voce di alcuni allievi che hanno già intrapreso il percorso del Master, i quali hanno espresso la loro passione per gli studi ebraici e l’entusiasmo per quanto imparato in questa esperienza, e un intermezzo di musica kletzmer a cura di Koram Jablonko, prima viola al Teatro dell’Opera di Roma e studentessa del Master e del musicista Marco Valabrega.

f.m. twitter @fmatalonmoked

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(6 aprile 2016)