Qui Torino – Salone del Libro
La poesia di Ronny Someck
un ponte tra Oriente e Occidente

IMG_20160512_163028“Se non avessi fatto il poeta, avrei fatto l’ingegnere edile: in fondo sono un costruttore di ponti”. Si racconta così il poeta israeliano Ronny Someck al pubblico del Salone del Libro di Torino e dell’Università degli Studi. I suoi mattoni sono le parole e le due rive da unire sono l’Oriente e l’Occidente, sono la vivace e vitale Tel Aviv e quella Baghdad abbandonata ancora in fasce ma rimasta vivida nella memoria. “Nei suoi versi si respirano il ritmo di Tel Aviv e i profumi dell’araq e si incontrano le grandi questioni che Israele affronta quando si alza al mattino e si corica la notte; si percepisce il grande amore che il poeta nutre per la gente”, spiegava Sarah Kaminski, docente di ebraico all’Università di Torino, traduttrice e protagonista al fianco di Someck di un incontro (tenutosi proprio nelle sale dell’accademia torinese) con Corrado Martone, professore associato di Lingua e letteratura ebraica del Dipartimento di studi umanistici di Torino, la docente di arabo Francesca Bellino e il direttore di coro e compositore Roberto Beccaria. Ma, tornando a Someck, definirlo solamente un poeta è impossibile, come ha ricordato l’ebraista Maria Teresa Milano in occasione dell’appuntamento serale al Salone del Libro con l’autore israeliano (oggi ospite alle 17.30 della biblioteca Geisser). “Ronny è un grande artista che intreccia arte e musica, i cui versi hanno preso i suoni della musica tradizionale mediorientale, del rock, delle composizioni contemporanee e del jazz”, sottolineava Milano.
IMG_20160512_201906“Mi definisco un patriota della lingua – ha spiegato Someck – dell’ebraico come dell’arabo. I miei amici arabi ridono quando mi sentono parlare perché dicono che parlo la lingua di due generazioni precedenti”. Nella sua poesia, hanno sottolineato in apertura sia Martone, che ha presentato l’autore, sia Bellino, si ritrova forte l’impronta del mondo di Baghdad, una realtà famigliare e al contempo lontana che il poeta ha imparato a conoscere tramite i racconti di famiglia. “I miei ricordi di Baghdad sono di seconda mano – spiega – eppure il legame è molto forte. Ricordo che in una conversazioni con amici iracheni loro mi definirono ‘un esule’ e io gli chiesi ‘perché dite così? Io ho trovato la mia patria, vivo a Tel Aviv, scrivo in ebraico, ho costruito qui la mia vita’. E loro mi hanno risposto ‘dove sei nato? A Baghdad. Vorresti tornare per vederla? Sì. Puoi tornarci? No. Allora sei un esule’”.
E come gli esuli, nelle sue poesie dedicate al paese natio, vi è una nota di nostalgia, ma molti sono i versi con cui Someck racconta la realtà israeliana. “Ronny è nato nel 1952 a Baghdad e, non a caso, ora vive a Ramat Gan, il centro più iracheno di Israele. – spiegava Kaminski – Scrive di rock, di cinema, di attentati al bar accanto a casa, ma quando parla di felicità e di valori esistenziali nulla è come il vento che fluttua sul suo personale campo di grano, i capelli color oro della figlia e della moglie”.
Quest’ultima è una citazione di Grano, poesia di Someck che, racconta Beccaria, per la sua musicalità lo ha ispirato in una composizione (cantata assieme a Maria Teresa Milano) che recita proprio i versi dell’autore israeliano e che sono risuonati ieri nelle sale dell’università.

(13 maggio 2016)