Il mondo capovolto
Come ha scritto correttamente Alberto Cavaglion meno parleremo del Mein Kampf e dell’operazione editoriale del “Giornale”, puntandoci sopra i riflettori, e meglio sarà. Tuttavia le reazioni che essa ha provocato hanno lasciato trasparire una realtà che necessita ulteriori riflessioni. I commenti di difesa su alcuni social network ne sono un esempio, ma non solo quelli. Per esempio, molti hanno puntato sul fatto che oggi il pericolo principale per l’Europa sia l’Islam (non che effettivamente il fondamentalismo non lo sia), e che il nazifascismo sia qualcosa oramai appartenente al passato, “antiquato” rispetto all’Iran o al Daesh, che quindi potrebbe essere in qualche modo “rispolverato”. Come argomento di studio s’intende, almeno in via ufficiale. Non ho idea di quanti storici di professione o per passione aspettavano con impazienza l’uscita del “Giornale” con il libro di Hitler allegato, so solo che per leggere un qualunque saggio, per confutarne le tematiche bisogna avere degli anticorpi e una cognizione storico-filosofica adeguata. Prerogative che a molti italiani mancano, visto che basta il primo venuto, che può essere un comico o la star fallita, per farli credere nelle scie chimiche o nella tesi che i vaccini provocano l’autismo. Con questo sono quasi sicuro che la redazione del “Giornale” non sia composta da neo-nazisti o da antisemiti incalliti, ma sono altrettanto convinto che la destra nazionalista abbia nel proprio dna la xenofobia, l’antisemitismo e qualche residuo di fascismo. Destra nazionalista, perché purtroppo, a differenza dei paesi del Nord Europa, negli stati che si affacciano sull’Europa mediterranea, considerando il nostro passato, la situazione e le alleanze tra i partiti odierni, sembra che non sia rimasta che questa e che sia deceduta da anni una vera tradizione liberale di destra. Nelle file della destra italiana, dal secondo dopoguerra ad oggi, estimatori del fascismo celati o dichiarati non sono mai mancati. Qualcuno potrebbe obiettare, come ha scritto Dario Calimani recentemente, che “anche a sinistra ci sono antisemiti, perché a sinistra, poi, sono in maggioranza anti-israeliani, e talora anche a sinistra si coltiva una bella dose di antisemitismo”. Con la sola differenza che la sinistra non dovrebbe avere come retaggio l’antisemitismo (e neanche l’antisionismo), perché le sue radici si fonderebbero sull’egualitarismo, sulla fratellanza tra i popoli, e sull’autodeterminazione degli stessi. Ma il mondo del resto è completamente capovolto, e come scriveva il tedesco August Bebel “l’antisemitismo è il socialismo degli imbecilli”.
Francesco Moises Bassano
(17 giugno 2016)