Qui Bologna – Di fronte al male
Riconoscimento, giustificazioni, reazioni

pdf di fronte al male Appassionati, impegnativi e coinvolgenti i dibattiti che hanno trasformato il convegno di due giorni “Di fronte al male. Riconoscimento, giustificazioni, reazioni”, organizzato dalla Scuola Superiore di Studi Umanistici di Bologna, in di laboratorio di idee in cui ogni sessione, ogni relazione è stata portatrice di nuovi spunti e stimoli da approfondire. La prima sessione, intitolata “Antisemitismo e sterminio”, presieduta da Chiara Volpato, dopo gli interventi di Marcella Ravenna e di Giacomo Todeschini si è conclusa con l’intervento del professor Alberto Burgio, docente di Storia della Filosofia presso la stessa Alma Mater Studiorim di Bologna. Il suo intervento, “Eroici massacri. La giustificazione degli omicidi di massa sul fronte orientale nella Seconda guerra mondiale”, ha analizzato quel terribile “capolavoro retorico, logico e argomentativo” che è stato il primo discorso di Posen di Heinrich Himmler, tenuto dell’SS-Reichsfuhrer i 4 ottobre 1943 a un pubblico selezionato di 92 generali delle SS. Nelle sue parole il rigore morale delle SS, basato sull’idea di un corpo scelto, moralmente irreprensibile e incorruttibile, composto di persone giuste, oneste, leali e solidali, in una orgogliosa rivendicazione delle proprie ragioni porta alla conclusione che qualsiasi gesto di pietà sarebbe un’offesa al proprio sangue. Il discorso di Himmler, ovviamente riferito solo ad appartenenti allo stesso sangue, spiegava come fosse necessario sterminare senza eccezioni e senza remore, e come la durezza fosse un dovere, una realizzazione della volontà della natura. Il suo problema era togliere di mezzo sia qualsiasi idea di universalismo, che battere su un punto: l’unico valore era la comunità e gli unici doveri quelli nei confronti del popolo.
Obbedire al Fuhrer comporta eccidi e stragi di massa, azioni che lo stesso Himmler definisce orribili e spaventose: “Siamo costretti a convivere con le cataste dei morti, con l’immagine di centinaia di cadaveri, ma questo ci ha resi duri, all’altezza di una pagina gloriosa della nostra storia”. Compiere azioni oscene nel nome di una necessità superiore è motivo di onore e una testimonianza di sublime nobiltà, perché uccidere significa privare di purezza la propria anima, in nome della collettività, un comportamento eroico. Il professor Burgio, poi, dopo un’analisi di alcune precise riprese da testi di Nietzsche effettuate da Himmler, ha sottolineato che oltre al domandarsi se una simile costruzione narrativa, produzione di ragioni, funzionò, andrebbe studiato il conflitto morale innescato – ampiamente documentato da molteplici documenti – che fu devastante, fra autoinganno, rimozione e diniego, che portò a una vera e propria sofferenza psichica. Accanto a questo però esiste anche il tema dell’indifferenza e del godimento sadico e della profonda ignobiltà morale, in cui lo sconvolgente repertorio di principi ed argomenti di Nietzsche per mano dei nazisti diventa un elenco di valori criminali e la rivendicazione di un agire amorale. La conclusione, però, il professor Burgio l’ha voluta lasciare alle parole Borges, grande scrittore, elaboratori di immagini e finzioni: “Gli uomini di altre terre possono essere distrattamente atroci, eventualmente eroici”. La seconda sessione, intitolata “Diritto e filosofia” e presieduta dalla professoressa Marina Lalatta Costerbosa, docente di Filosofia del diritto presso il Dipartimento di Filosofia e Comunicazione di Bologna, ha continuato la discussione di temi che in larga misura concernevano la violenza nazista. Dopo il contributo “Il male per i giuristi, il male per i non giuristi” dello storico del diritto dell’Università di Bologna Marco Cavina sulla tensione tra riconoscimento del male da parte del diritto ufficiale e percezione del male da parte di codici normativi sovralegali (religiosi, consuetudinari ecc.), è stata la volta della testimonianza e delle considerazioni critiche e riflessive di Marco De Paolis, che dirige la Procura militare di Roma e che dal 2002 è stato pubblico ministero nei principali processi per le stragi naziste in Toscana ed Emilia Romagna, da Monte Sole a Fucecchio, da Vallecchia a S. Anna di Stazzema, intitolata “Vittime e carnefici nell’esperienza dei recenti processi penali militari sui crimini nazisti in Italia”. Le due relazioni successive di Francesco Cerrato, docente di Storia della filosofia a Bologna – “Il silenzio dell’atto puro. Giovanni Gentile e la questione morale” – e “‘Riannodare nel grande inizio il più segreto compito del popolo tedesco’. Martin Heidegger di fronte allo sterminio nazista degli ebrei” di Gennaro Imbriano, assegnista di ricerca di Storia della filosofia della stessa Università, hanno riguardato due figure del pensiero filosofico decisive per l’argomento. I lavori sono continuati venerdì con la sessione “Crimini e patologie sociali” presieduta da Giacomo Todeschini, con “Distinguere il male. Sull’accettazione della presenza mafiosa in Emilia- Romagna”, di Marco Santori XXX e un secondo intervento del sociologo dell’Università di Napoli Ciro Tarantino sulla violenza negli ospedali psichiatrici giudiziali intitolato “Il trattamento morale del manicomio criminale. Nascita di un intollerabile antropologico”. A seguire gli ultimi due contributi hanno riguardato il tema del riconoscimento, delle giustificazioni e delle reazioni di fronte al male estremo della tortura. Relatrici sono state questa volta Marina Lalatta Costerbosa, con “La tortura e l’Altro. Ruoli, contesti e dinamiche relazionali”, e Chiara Volpato, psicologa sociale dell’Università di Milano Bicocca, incentrato su “Distogliere lo sguardo. Processi psicosociali di accettazione della tortura”.

Ada Treves twitter @atrevesmoked

(26 giugno 2016)