In ascolto – Heschel in note

milanoAbraham Joshua Heschel (1907-1972), nato a Varsavia, discendeva da due importanti dinastie di Hassidim. Cresciuto nella fede ebraica in Polonia, si trasferisce giovanissimo a Vilna per studiare al ginnasio e poi a Berlino, dove riceverà il dottorato nel 1934. Con l’intensificarsi delle persecuzioni razziali per mano del regime nazista, Heschel si sposta prima a Londra e poi negli Stati Uniti e qui ottiene una cattedra al Hebrew Union College di Cincinnati ma nel 1945, accetta il prestigioso incarico di professore di Etica e Misticismo al Jewish Theological Seminary di New York. Studioso eccellente, infaticabile scrittore, promotore del dialogo ebraico – cristiano e attivo nei movimenti per la pace e i diritti civili, il grande rabbino amava la musica e amava comporre poesie. Nel difficile periodo di transizione tra l’Europa in cui era cresciuto e si era formato e l’America, la nuova terra che l’avrebbe accolto e anche influenzato, Heschel compone alcuni poemi che in tempi recenti sono divenuti canzoni, nell’ambito di un progetto della Sixth Street Community Synagogue nell’East Village, una comunità di artisti ebrei più o meno noti, come Jake Marmer, Rabbi Greg Wall e Basya Schechter.
È stata proprio Basya Schechter a studiare i poemi di Heschel in yiddish, ad ascoltarli più e più volte, cercando di fare propria quella lingua a lei sconosciuta. Quando ho chiesto a Basya se esistono spartiti mi ha risposto: “Non ho scritto nulla. Ho letto sera dopo sera i versi in yiddish, cercavo di trovare i suoni delle parole e le ripetevo all’infinito per sentire la pulsazione ritmica. E a quel punto la musica si era composta da sé”.
Il risultato è notevole e nel disco di Basya ci sono nomi importanti come Frank London, Dan Loomis e Avi Avital. È un prodotto originale, che ha le sonorità dell’Est Europa e la chitarra del folk americano, la freschezza della nuova generazione in cerca di radici, ma anche quel pizzico di nostalgia che ascoltiamo nelle registrazioni degli anni ’40.
La canzone che ascoltiamo oggi è “My Song”, testo di A.J. Heschel, musica di Basya Schechter.
La traduzione in italiano è di Alessandra Cambatzu che ringrazio.

O mondo! Voglio offrirti i miei arti,
le mie parole, le mie mani, il miracolo dei miei occhi
modellami affinché io ti possa servire, fammi diventare migliore.
Mettimi su un piedistallo, nelle sale d’attesa di una ferrovia solitaria,
una statua beneaugurante che accoglie ospiti solitari senza nessuno che li riceva,
con la gola piena di parole gioiose che li incoraggino a lungo,
indicando la via verso il sole con mani senza nuvole,
inviami al mio parente in esilio, che langue dietro le sbarre,
mandami come un canto a consolare il lutto,
in aiuto al povero, a guarire la malattia.
Prendimi come amico, mondo, prendimi come tuo servo.

Maria Teresa Milano

Consiglio d’ascolto:

(18 agosto 2016)