5777 – Un anno per l’umanità

Romanin-Jacur Un altro anno è passato ed un’altra volta ci ritroviamo, di fronte a D-o e a noi stessi.
Sappiamo tutti quanto l’anno trascorso sia stato difficile e denso di avvenimenti spesso troppo più grandi della comprensibilità umana: abbiamo continuato a vedere guerre terribili, che hanno cancellato centinaia di migliaia di vite, spesso nella cattiva coscienza del “meglio là che qua”; abbiamo riconosciuto elementi di genocidio e di crimini contro l’umanità; abbiamo continuato a vedere migrazioni epocali di popolazioni disperate e, nuovamente, migliaia di vite perdute, spinte al suicidio dalla disperazione, dalla speranza e dall’indifferenza altrui; abbiamo assistito all’importazione del terrorismo in ambiti che si credevano protetti, ancora con il contributo di sangue innocente; abbiamo percepito il dramma di nuove povertà e l’arretramento di ricchezze che si credevano consolidate; abbiamo assistito alla rinascita e diffusione di politiche populistiche, oscurantiste, antidemocratiche, prepotenti e auto referenzianti; abbiamo verificato una ingiusta e preconcetta posizione nei confronti dello Stato di Israele, forse l’unico Stato dove gli attentati e gli atti bellici sembra siano, da troppe persone, giustificati o non valgano nemmeno la pena di essere comunicati dai media.
Potrei continuare questo triste elenco di elementi negativi che hanno percorso l’anno che oggi si chiude. Ma sono cose che conoscete e rischierei di essere banale. Desidero invece soffermarmi non sugli eventi, ma sugli individui.
La constatazione è che la gente è sempre meno contenta, meno ottimista, più rattristata e chiusa in sé stessa; gli animi sono sempre più litigiosi, egoisti, pronti a declamare i propri diritti, ma raramente i propri doveri; c’è sempre minor tolleranza, si vuole meno bene al nostro prossimo, si è sempre pronti ad additare il difetto altrui, a fare maldicenza; si preferisce distruggere “l’altro”, piuttosto che costruire insieme, si augura il male al proprio avversario considerandolo, a priori, nemico da annientare e non persona da convincere; si fa prevalere l’odio sull’amore. Ci si dimentica di ringraziare, di condividere, di accettare le differenze, di apprezzare i punti di vista altrui; si smette di pensare con la propria testa per accettare la schiavitù di amici ed informazioni virtuali , spesso mistificate.
Sono questi i segnali di una umanità che si sta corrompendo, di una civiltà che sta fermentando verso la decomposizione, di una società che sta degenerando. E ciò che mi rattrista è di vederlo anche nell’ambito ebraico.
Noi che abbiamo avuto il dono della Torah, noi che per primi abbiamo ricevuto il dettato di 613 precetti, noi che abbiamo accettato di essere Popolo Santo per diversificarci dagli altri popoli pagani, … non siamo più capaci di essere esempio, e ci appiattiamo sui comportamenti e sui sentimenti deteriori delle masse che ci circondano.
È questo un nuovo pericolo contro cui dobbiamo impegnarci, fortemente, a resistere ed a combattere. È nostro assoluto dovere ricompattarci, riconoscere l’intrinseca importanza di stare insieme, ritrovare il valore del rispetto reciproco; dobbiamo abbassare i toni della polemica, evitare di soccombere alla corruzione del pensiero, ritrovare l’essenza della Legge dei Padri. E capire che, da soli, non andiamo da nessuna parte e che il valore aggiunto di stare e fare insieme è ben superiore della somma degli apporti singoli.
Sono assolutamente certo che l’educazione ricevuta, la nostra Storia e la nostra cultura ci permettano di ripercorrere le vie che sono state tracciate per il nostro popolo: e questo vale per i singoli individui, per le nostre famiglie, per le Comunità piccole o grandi che siano, per gli ebrei delle diverse nazioni, per lo Stato secolare che ci rappresenta e per l’intero ebraismo.
Questo è l’augurio che oggi voglio fare per l’anno a venire .
Rivolto a tutti e con piena sincerità: Shanah Tovah

Davide Romanin Jacur
presidente della Comunità ebraica di Padova

(6 ottobre 2016)