Washington, la squadra di Trump
Confusa e con diversi scontri interni ai repubblicani, prosegue la transizione tra l’amministrazione Obama e quella che dal 20 gennaio sarà guidata dal neopresidente Donald Trump. I quotidiani italiani riportano di una lotta al vertice nella squadra di Trump per definire i ruoli del prossimo governo di Washington. Quattro i gruppi di interesse, secondo il Corriere, rappresentati nel più stretto circolo di Trump: la famiglia del costruttore, i repubblicani ortodossi, gli estremisti di Alt-Right, la finanza di Wall Street. A rappresentare la prima, sarebbe il genero di Trump, Jared Kushner, sposato con la figlia del magnate Ivanka. L’immobiliarista Kushner, ebreo ortodosso di New York, viene definito l’uomo chiave per la vittoria di Trump: ha scritto i più importanti discorsi del neopresidente e gestito la sua campagna sui social. “Spietato e fidatissimo”, le parole usate da Repubblica per descriverlo, il trentacinquenne newyorkese ha difeso sulle pagine del New York Observer (di proprietà dello stesso Kushner) il suocero dalle accuse di antisemitismo e razzismo. Nei suoi piani, la realizzazione di un televisione che parli agli elettori di Trump. Kushner inoltre vuole evitare che il ministero del Tesoro, scrive il Corriere, vada nelle mani della parte più oltranzista del clan di Trump e sostiene “Steven Mnuchin, 53 anni, gestore di un hedge fund, 17 anni alla Goldman Sachs”, membro della Comunità ebraica di New York. Mnuchin farebbe così da ponte con il mondo di Wall Street.
Altro personaggio influente della presidenza Trump è Stephen Bannon, già salito agli onori delle cronache negli scorsi giorni, e definito come il volto dell’ultra destra (alt-right) a Washington: il suo obiettivo in politica estera, spiegano i giornali, creare un fronte comune con le forze anti-sistema in Europa, a cominciare dalla leader di Front National, Marine Le Pen e al partito indipendentista britannico guidato da Nigel Farage.
Primo Levi e la nuova edizione in libreria. Curata da Marco Belpoliti, sono da ieri in libreria i primi due volumi delle Opere complete di Primo Levi, pubblicati da Einaudi, con l’aggiunta di testi, documenti e pagine inedite (Il terzo volume sarà dedicato alle conversazioni e alle interviste). A raccontare oggi la nuova grande operazione culturale attorno a Primo Levi, La Stampa e Repubblica. “Il lettore ha a disposizione un corpus imponente, che facilita nuove esplorazioni ed aumenta ancora il numero delle facce del poliedro Primo Levi, molto più imprevedibile dell’immagine ‘buonista’ che ce ne siamo fatta. – scrive Ernesto Ferrero per La Stampa parlando dei volumi curati da Belpoliti – Spietato con se stesso e con gli inganni della memoria, bastian contrario che non teme di navigare controcorrente, maestro di ossimori, affascinato e angosciato dalle asimmetrie che sembrano governare il cosmo, studioso di vortici e di fenomeni estremi, non offre conclusioni tranquillizzanti e catartiche, ma semmai vuole tenerci svegli, allarmati, dubitosi, reattivi”.
L’ex ministro israeliano Yaalon e l’attenzione al Medio Oriente. Il Foglio pubblica oggi un’intervista rilasciata al quotidiano prima delle elezioni americane dall’ex ministro della Difesa israeliano Moshe Yaalon. Critico nei confronti dell’amministrazione Obama sulla gestione dei negoziati con l’Iran e dell’accordo sul nucleare che ne è venuto fuori, Yaalon spiega che “Dobbiamo decidere meglio le nostre priorità. E agli Stati Uniti serve una nuova strategia globale, che comprenda un nuovo rapporto con i paesi sunniti, abbandonati negli ultimi anni”. E Usa, così come l’Europa, devono tornare ad occuparsi di Medio Oriente, afferma l’ex ministro: “Se non ti occupi dei problemi mediorientali, poi questi ti verranno a cercare a casa tua o in Europa, sotto forma di terrorismo o di immigrazione”. Sempre sul Foglio, che oggi pomeriggio organizza presso la Sala dei Tempio di Adriano della Camera di Commercio di Roma, l’incontro “Israele, frontiera dell’Europa”, si denunciano le storture dell’Onu, che continua ad attaccare lo Stato ebraico mentre, afferma Hillel Neuer di UN Watch, non propone “una sola risoluzione per coloro che abusano dei diritti umani come Arabia Saudita, Turchia, Venezuela, Cina o Cuba”.
Israele e la questione degli insediamenti di Amona. “Il Parlamento israeliano ha approvato, con lettura preliminare, una proposta di sanatoria retroattiva per legalizzare gli avamposti ebraici di Amona, vicino Ramallah, sorti su proprietà privata palestinese”, scrive Avvenire. L’Alta Corte israeliana però si era già pronunciata sulla questione, affermando la necessità di evacuare le case, giudicate abusive e costruite non a norma, entro il prossimo 25 dicembre, data in cui l’esercito avrebbe dovuto procedere alla demolizione.
Bologna, ricordando il Ghetto di Venezia. Inaugura oggi al Museo ebraico di Bologna la mostra “Da Cielo a Terra. Storie del Ghetto”, a cura di Ivan Quaroni e Giuseppe Pero, legata a una pagina dolorosa della storia ebraica, l’istituzione del Ghetto di Venezia 500 anni fa. “L’esposizione, aperta sino al 15 gennaio 2017, comprende una quarantina di diorami in carta, dipinti ad acquerello e due libri d’artista. – riporta il Corriere Bologna – Uno dedicato a un episodio di intolleranza ad Ancona nel 1556, che culminò nella condanna al rogo di venticinque marrani, e l’altro dedicato al Caso Mortara, tornato di attualità a seguito della notizia che Steven Spielberg girerà un film a Bologna proprio sulla storia del piccolo Edgardo Mortara, sottratto alla famiglia perché segretamente battezzato”.
Israele al cinema. Sabato si apre a Roma il Pitigliani Kolno’a Festival, la tradizionale vetrina sulla cinematografia israeliana. Quest’anno, spiegano i curatori Ariela Piattelli e Dan Muggia al Messaggero, nei film selezionati si parla di “amore, amicizia, religione, mistica, omosessualità, tolleranza”.
Gitai a Napoli. All’Accademia delle Belle Arti, gli allievi hanno discusso e incontrato ieri il regista israeliano Amos Gitai, che tra dodici giorni debutterà con la regia dell’Otello al San Carlo. “L’arte deve essere sovversiva. – le parole di Gitai agli studenti, riportate da Repubblica Napoli – Bisogna produrre domande contro l’ordine esistente. Sono felice di stare con voi perché immagino che nel futuro cercherete questo tipo di espressione nel fare arte. È il motivo per cui siete qui, vero?”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(17 novembre 2016)