Berlino, attentatore in fugaIsis rivendica l’attacco
È stato rivendicato nella notte dai terroristi dell’Isis l’attentato che lunedì sera ha sconvolto Berlino, causando la morte di almeno 12 persone e 48 feriti. Il pachistano inizialmente sospettato di essere alla guida del tir che ha investito la folla nella Capitale tedesca è stato scarcerato ed è quindi caccia aperta al terrorista che ha causato una strage. L’uomo è in fuga. Delle 7 vittime identificate fino a ieri invece 6 sono tedesche, una è polacca. C’è una dispersa italiana, Fabrizia di Lorenzo, 31 anni (Corriere). I famigliari sono in Germania ma, dicono ai media, non si illudono. Intanto alzati in tutto Europa i livelli di sicurezza, anche in Italia dove sono state vietate le manifestazioni senza protezioni. A rischio il concerto di Capodanno a Roma.
La posizione della Merkel. “Solidarietà alla Germania da tutta Europa e da tutto il mondo. Per il Paese e per le vittime dell’attentato al mercatino di Natale. Ma anche preoccupazione per la posizione politica di Angela Merkel”, l’analisi del Corriere, secondo cui la cancelliera oggi è “meno forte e meno apparentemente invincibile di due giorni fa. Ieri, Barack Obama ha telefonato alla cancelliera non solo per le condoglianze ma anche per offrirle l’aiuto degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo”. A insidiare Merkel sul fronte politico i movimenti populisti di Germania ma anche europei che stanno usando l’attentato di Berlino per attaccare la cancelliera, simbolo della politica di integrazione nei confronti dei migranti: “Il terrorista islamico di Berlino è un migrante e la Merkel è responsabile. In Francia e in Europa, fermiamo questi leader incoscienti”, le accuse di Marine Le Pen. In realtà non si conosce l’identità del terrorista di Berlino, ancora a piede libero.
Berlino, l’anima ebraica e la difesa della libertà. Lo scrittore Peter Schneider su Repubblica racconta gli episodi del passato che spiegano l’anima di Berlino e il suo desiderio di difendere la libertà: “Qui a Berlino furono nascosti e salvati almeno 1.300 ebrei. – racconta Schneider ricordando il periodo nazista – E 13mila berlinesi parteciparono all’operazione, in nome della dignità umana”. Poi Schneider ricorda il periodo del Muro e come “a Berlino Ovest non avevi sopra di te il governo di Bonn, solo le potenze vincitrici e il borgomastro, quindi molta più libertà e distanza dall’autorità che altrove. Con cautela possiamo dire che questo ha a che fare con il chutzpah, il talento anticonformista, ebreo. Storicamente cultura e vita ebraica impregnarono la mia città. E oggi, mentre tantissimi ebrei francesi intimoriti emigrano in Israele, migliaia di giovani israeliani vengono ad assaporare la libertà berlinese, aprono ristoranti, studiano, fondano startup”.
Sicurezza tedesca sotto accusa. La Stampa parla delle critiche piovute sui servizi di sicurezza tedeschi dopo l’attentato. “La prima accusa, come a Nizza, è quella di non avere predisposto barriere necessarie per proteggere il mercatino di Natale oggetto dell’attacco. – spiega il quotidiano – Per quanto ormai attentati compiuti con camion e macchine, già visti da anni in Israele, stiano diventando frequenti anche nel Vecchio Continente e quindi si dovrà sempre più ragionare in quest’ottica, la critica è ingiusta. La lista dei possibili obiettivi di un terrorismo, come quello jihadista, che ha fatto dell’attacco indiscriminato una dottrina, è pressoché infinita: centri commerciali, bar, piazze, stadi, aeroporti, stazioni”.
Muti, sul podio in Israele come Arturo Toscanini. Si è tenuto ieri a Tel Aviv il concerto in onore degli 80 anni della Filarmonica d’Israele. A dirigere l’orchestra un grande direttore italiano: Riccardo Muti, scelto anche per il legale simbolico con Arturo Toscanini a cui nel 1936 fu affidato il primo concerto della Filarmonica di Tel Aviv. “La nascita di questa orchestra significò dare asilo a tanti musicisti sfuggiti alla barbarie — le parole di Muti riportate dal Corriere -. Oggi la musica in Israele è un bagaglio culturale indispensabile per la società. Questa serata è per chi non dimentica la persecuzione e il passato tragico. Un monito che speriamo verrà applicato a tutti i popoli che si trovano nella stessa situazione”.
Ebrei in Toscana due secoli di immagini. Su Repubblica Firenze presentata la mostra che fino al 26 febbraio, alla Galleria delle Carrozze di Palazzo Medici Riccardi, racconta la storia della Comunità ebraica toscana dalla Grande Guerra ad oggi. “Un percorso di storia sociale, istituzionale, politica – spiega Catia Sonetti, direttrice dell’Istituto Storico della Resistenza e della società contemporanea nella provincia di Livorno e curatrice di Ebrei in Toscana XX-XXI secolo – con l’obiettivo di far emergere l’importanza dal punto di vista sia economico che culturale”.
Pitigrilli, la corsa verso l’abisso di un ebreo antisemita. È il titolo dell’articolo pubblicato oggi daLa Stampa a firma di Bruno Segre che racconta Bruno Segre che racconta da testimone il percorso dello scrittore piemontese, dai romanzi all’attività di delazione per l’Ovra fascista.
Il mito della “brava gente”. Su La Gazzetta del Mezzogiorno ampia recensione del libro di Alberto Stramaccioni in uscita per Laterza Crimini di guerra. Storia e memoria del caso italiano, in cui si parla delle “violazione dei più elementari diritti umani nelle guerre che hanno costellato la storia italiana”.
Daniel Reichel
(21 dicembre 2016)