Colloquio Trump-Gentiloni
“Telefonata affettuosa”
Nato e Libia. Questi i due principali argomenti, insieme alla minaccia del terrorismo islamico, trattati nel corso del colloquio telefonico avvenuti ieri tra il presidente americano Trump e il primo ministro italiano Gentiloni. Una telefonata che entrambi gli staff hanno definito “molto affettuosa” e che è arrivata al termine di una giornata che, scrive il Corriere, certamente non è stata facile per il nuovo inquilino della Casa Bianca, “i cui atti per contenere l’immigrazione a sua giudizio pericolosa per la sicurezza interna sono messi in discussione anche da pezzi della sua stessa amministrazione”.
Trump, parlando con Gentiloni, ha inoltre assicurato la sua presenza al G7 di Taormina.
Due reportage dal Medio Oriente su La Stampa. In uno, si racconta come agisce il più importante centro di controllo israeliano per la sicurezza. Nell’altro, si raccontano invece le proteste anti-Hamas che stanno dilagando nella Striscia di Gaza.
Significativa nel primo la riflessione del maggiore Elitsur Trabelsi, che afferma: “Quando vedo Berlino, Parigi, altre città europee piene di blocchi di cemento mi viene un colpo. È una vittoria dei terroristi. L’esperienza ci ha insegnato che meno barriere si creano, più si lascia la popolazione libera di muoversi, più si fa pendere la bilancia dalla parte di quelli che vogliono vivere in pace, e si isolano gli estremisti”.
Per quanto concerne la realtà di Gaza, dove per 19-20 ore al giorno manca l’energia elettrica; viene invece spiegato: “Hamas in qualche modo è riuscito a bloccare le proteste, prima con la mano dura, c’è stata un’ondata di arresti, poi con la promessa che, grazie agli aiuti di Qatar e Turchia, l’energia sarebbe stata ripristinata almeno otto ore al giorno. Una soluzione temporanea, soldi e forniture bastano per meno di 90 giorni. E poi? La frustrazione nelle strade di Jabalya, come in quelle di Gaza, Rafah, e Khan Younius rimane e la rabbia può tornare a esplodere in ogni momento”.
“Sullo schermo scorrono le immagini di un pantheon del quale Macron può appropriarsi ormai senza concorrenti: dalla dichiarazione dei diritti dell’uomo al ‘J’accuse’ di Zola, da Victor Hugo all’Abbé Pierre, da Daniel Cohn-Bendit nel ’68 alle fiaccolate per Charlie Hebdo. E poi il generale De Gaulle, Jacques Chirac quando riconobbe le colpe francesi nella deportazione degli ebrei, e Simone Veil promotrice della legge sull’aborto: protagonisti di destra, che lo ispirano quanto quelli di sinistra”. Così il Corriere racconta il comizio tenuto ieri a Lione da Emmanuel Macron, l’ex ministro dell’Economia che oggi appare favorito per la corsa all’Eliseo.
Un romanzo che è una storia vera, scoperta solo per caso. Nel suo libro “La busta gialla”, presentato oggi da La Stampa e Secolo XIX, il giornalista genovese Marco Francalanci racconta di come, neonato, sopravvisse per aver fatto da cavia a un “miracoloso” farmaco tedesco che serviva a curare i soldati ammalati ma che veniva anche utilizzato dal famigerato dottor Mengele nei campi di sterminio nazisti.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked