Israele e Arabia Saudita:
“L’Iran è un pericolo”
“Mina la stabilità del Medio Oriente”. Israele e Arabia Saudita sono sulla stessa lunghezza d’onda: l’Iran costituisce un pericolo per la regione, una minaccia da non sottovalutare in alcun modo. La conferma è arrivata dalla Conferenza di Monaco sulla sicurezza. I messaggi di Lieberman, ministro della Difesa d’Israele, e di Al-Jubeir, ministro degli Esteri saudita, appaiono infatti speculari. “Se il primo accusa Teheran di portare avanti ‘sforzi per minare la stabilità in tutti i Paesi del Medio Oriente’, avendo come ‘obiettivo principale l’Arabia Saudita’, Al-Jubeir rilancia poco dopo: ‘L’Iran è determinato a capovolgere l’ordine in Medio Oriente’” (La Stampa).
Ventiquattro anni, il giornalista franco-algerino Mehdi Meklat ha conquistato l’attenzione di media e intellettuali d’Oltralpe per i suoi reportage sul mondo delle banlieu. Dopo il successo, arriva però la caduta. Diversi utenti di Twitter, tra cui il celebre disegnatore Joann Sfar, hanno infatti scoperto che Meklat in passato ha scritto centinaia di messaggi antisemiti, omofobi, misogini, di apologia del terrorismo. “E in particolare di Mohamed Merah, che nel 2012 fece sette vittime tra le quali tre bambini ebrei a Tolosa. Meklat ha poi insultato e minacciato molte persone, dal filosofo Alain Finkielkraut a Brigitte Bardot, da Marine Le Pen alla moglie dell’ex premier Manuel Valls” (Corriere della sera).
Sul Fatto Quotidiano, un approfondimento è dedicato a uno dei quartieri più interessanti di Berlino: Neukoelln. Un quartiere che è luogo di incontro tra diverse identità. Talvolta positivo, talvolta meno. Nell’articolo si parla in particolare dell’esperienza di “Salaam-Shalom”, una rete sociale ideata da un giovane intellettuale che unisce musulmani ed ebrei della capitale per iniziative comuni nel nome dell’antirazzismo e del dialogo tra le religioni. Il fondatore, 27 anni, è autore di un libro, Un ebreo a Neukolln, che ha fatto parlare e attirato anche qualche polemica. “A chi lo accusa di banalizzare l’antisemitismo in un quartiere multietnico – si legge – risponde che il 98% delle violenze sugli ebrei viene dagli estremisti di destra”.
Zucche amare, spinaci giganti e funghi pelosi. Non sono ingredienti per una pozione magica ma, scrive il Messaggero, “nuovi esemplari di frutta e verdura che presto potrebbero essere disponibili sui banchi di mercati e supermercati d’Europa e nei menu dei ristoranti stellati”. La provenienza di questi prodotti è l’Arava, una regione desertica di Israele che si allunga per 180 chilometri dall’estremità meridionale del Mar Morto a Eilat. Nati in un clima arido, questi prodotti avrebbero proprietà particolari. “Dalle vitamine alla resistenza” sottolinea il quotidiano.
Sul Mattino, in breve, si racconta come parte dell’archivio di Bad Arolsen sia affidato in questi mesi alle cure dell’Istituto Centrale per il restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario a Roma. “L’International Tracing Service, gestito da una commissione internazionale di 11 Stati – viene spiegato – ha chiesto ai restauratori di studiare i docuinenti di Bad Arolsen in una lotta contro il tempo”. Numerose testimonianze sarebbero infatti malridotte.
Sul Foglio, è tradotto un articolo del Jerusalem Post di qualche giorno fa in cui un giornalista americano racconta di aver cambiato opinione sul conflitto israelo-palestinese (“Prima di trasferirmi ero filopalestinese”) soltanto dopo essere andato a vivere a Gerusalemme. Il Foglio definisce le sue parole “uno strepitoso mea culpa”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(20 febbraio 2017)