A Pordenonelegge con Pagine Ebraiche
Il successo di un investimento mirato
Festa di cultura e carta stampata

È Gian Mario Villalta, direttore del festival noto come “La festa del libro con gli autori”, a spiegare con orgoglio il valore e l’importanza – studiata e riconosciuta – della ricaduta economica della sua creatura: “Il nostro territorio una volta era conosciuto per le lavatrici Zanussi, oggi lo è per Pordenonelegge”. Nato su committenza della locale Camera di Commercio che con lungimiranza quasi venti anni fa seppe cogliere il valore tuttora crescente che avrebbero saputo esprimere i festival culturali, il festival si avvia oggi alla conclusione. Nonostante il tempo non favorevole, che però – come hanno sottolineato le edizioni locali di Messaggero Veneto e Gazzettino nei loro speciali dedicati al festival – ha contribuito a far affluire un pubblico forse meno numeroso ma di qualità, anche l’edizione 2017 con i suoi oltre trecento incontri e 500 ospiti ha saputo attirare un pubblico numeroso. La collocazione periferica nulla toglie all’attrattiva di un festival che negli anni si è saputo affermare grazie all’attenzione e all’intelligenza con cui Villalta, insieme ad Alberto Garlini e Valentina Gasparet, gli altri due curatori, costruisce ogni anno il programma e grazie alla passione e alla competenza con cui Michela Zin guida la Fondazione omonima. E non vanno dimenticati gli altri elementi che permettono il successo di un festival che è anche un ottimo investimento, non solo di immagine: un recente studio della Bocconi ha mostrato come ogni euro investito ne faccia arrivare sette al territorio, una prova che Camera di Commercio così come Comune e Regione Friuli Venezia Giulia ci avevano visto giusto. Ci sono gli sponsor, e gli Amici di Pordenonelegge, i giovani volontari (gli “angeli” che contribuiscono a far funzionare tutta la macchina organizzativa e soprattutto il pubblico, che supera abbondantemente e ormai da diverse edizioni le centomila presenze – i dati di questa edizione non sono ancora stati comunicati – tra cui tantissimi giovani, per i quali viene studiato un programma cui partecipano numerose le scolaresche, e l’evidentissimo coinvolgimento di tutta la città. Non c’è vetrina che non contenga almeno un riferimento al festival, ai suoi colori e quest’anno all’asino di cui molto si è scritto, simbolo di determinazione e cocciutaggine, e dell’impegno con cui porta a destinazione carichi pesanti. Vetrine invase da asini di peluche, scritte ironiche, decorazioni gialle e nere – e negli scorsi anni erano gatti, pannocchie, papere e rotelle di liquerizia – a mostrare come oltre che di un pubblico che arriva anche da molto lontano Pordenonelegge sia soprattutto una grande occasione per una città che ha saputo con lungimiranza e determinazione cogliere investire nella cultura e credere nella carta stampata.

a.t. twitter @ada3ves

(17 settembre 2017)