Vedere, ascoltare, studiare

lotoroLa creazione musicale procede di pari passo con la sua anima critica ossia la musicologia; durante la Seconda Guerra Mondiale la produzione musicologica nei Campi di deportazione civile e militare non fu da meno della produzione musicale e, in un certo senso, ne solidificò linguaggi e pensieri che diversamente si sarebbero dispersi all’indomani della liberazione dei Campi.
Nel 1921 il francese Émile Gouéottenne ottenne il baccellierato di scienze e filosofia e a partire dal 1924 studiò composizione con Charles Koechlin e Albert Roussel; dal 1935 al 1939 ricoprì l’incarico di docente di Fisica presso il Lycée Buffon di Parigi e nel 1939 presso il Lycée Louis–le–Grand di Parigi ma non occupò mai la cattedra a causa dello scoppio della Guerra.
Arruolato come tenente d’artiglieria, nel giugno 1940 Goué fu fatto prigioniero e trasferito presso l’Oflag XB Nienburg am Weser, ivi scrisse opere di grande sperimentalità artistica come le sue opere “cerebrali” ossia gli oratorii mimati Renaissance su testo di René Christian–Frogé (magistrale per modernità e linguaggio scenico) e L’Apotre (incompleto) per voce e orchestra su testi di Georges–André Martin, da allestirsi in 2 giorni; il primo giorno è intitolato “subire”, il secondo giorno ”reagire”.
Dotato di naturale vocazione pedagogica, Goué organizzò conferenze, corsi di fisica, 5 conferenze intitolate l’Histoire de la Musique des origines à nos jours, corsi di armonia, contrappunto e fuga, 20 lezioni di estetica musicale e storia della Sinfonia; inoltre stese due importanti trattati ossia Eléments fondamentaux d’écriture musicale e Cours d’Esthétique musicale.
Liberato nel maggio 1945 e tornato a Parigi fisicamente molto debilitato, si dedicò nuovamente alla composizione e all’insegnamento liceale, completò altresì l’orchestrazione del suo Esquisse pour une inscription sur une stèle; a causa di una grave infezione polmonare contratta in prigionia fu ricoverato presso il sanatorio universitario di Neufmoutiers–en–Brie dove morì nell’ottobre 1946.
Screen Shot 2017-10-18 at 14.43.01Da citare la produzione critico–letteraria prodotta a Theresienstadt dal compositore e critico musicale ebreo ceco Viktor Ullmann; i suoi testi critici sono già pubblicati in lingua tedesca e tradotti in altre lingue alla pari di corsi universitari e letture musicologiche prodotte a Theresienstadt.
La produzione musicale concentrazionaria non soltanto salvò se stessa nel momento della stesura su carta o altri supporti ma procurò beneficio e lunga vita a lingue, dialetti e idiomi dei testi utilizzati.
Dai frammenti musicali della tefillà di Shabbath pervenuti dallo Stern–Lager di Bergen–Belsen e stesi in notazione musicale da Józef Zvi Pinkhof (morì a Bergen–Belsen il 7 gennaio 1945) realizziamo che la tefillà prevedeva la presenza di un coro maschile che leggesse la musica anche senza conoscere l’ebraico che all’uopo fu traslitterato secondo la pronuncia askenazita e riportato sotto il testo musicale; Gadlu, Wajhie e altre parti della tefillà furono scritte in musica così come pronunciate, per esempio “Boruch shenossan Surò [Toràh] lengamò Isroel bigdoshato. Umen”.
Nei Campi aperti dal Terzo Reich non venne mai meno la dignità umana tra deportati né l’identità ebraica, numerosi ebrei battezzati fecero teshuvà e sancirono il ritorno al pieno ebraismo scrivendo testi e canti in ebraico; laddove si perdeva la vita si salvarono interi dizionari e trattati musicali nonché sublingue ebraiche dallo yiddish nei suoi vari idiomi allo s’faradi, l’italiano parlato dagli ebrei di Rodi e Peloponneso ricco di ladino e otrantino, l’esperanto degli esperantisti polacchi, lingue creole di Suriname e Antille Olandesi e lingue indigene delle Indie Orientali Olandesi occupate dalle truppe giapponesi, dulcis in fundo il macrocosmo anglofono delle Songs prodotte nei Campi manciuriani.
Nel 1945, presso Auschwitz I Stammlager rimodulato in Campo di prigionia militare sovietico dopo la Guerra, il giovanissimo violinista e compositore austriaco Paul Leopold Ferdinand Angerer, coscritto nella Wehrmacht durante gli ultimi mesi di guerra, scrisse un enorme trattato di Storia della Musica; allo stesso modo il violoncellista e compositore tedesco Berthold Hummel, dopo aver salvato numerosi ebrei presso la sua casa paterna di Würzburg, fu coscritto nella Wermacht, catturato e nel maggio 1945 trasferito presso il Dépôt 132 Saint–Bonnet–en–Tronçais dove scrisse il quartetto d’archi Baudelaire–Suite, Tantum ergo e Romanze per violoncello e pianoforte.
Il pensiero e il linguaggio musicale prodotto in cattività glissa su musei e mausolei perché esso è come un incantesimo prodotto dalle dita di un mago; storicamente allocato nel secolo scorso, nei numeri e nella vastità della sua mole creativa si trova realmente nel futuro.
Il miracolo dell’attività musicale e musicologica prodotta nei Campi ricorda ciò che insegnano i Maestri quando accendiamo pubblicamente le luci di Hanukkà o apriamo la porta durante il seder di Pesach; tutti devono avere possibilità di vedere, ascoltare, studiare.

Francesco Lotoro

(18 ottobre 2017)