1938, le vite spezzate

Una nuova tappa del percorso di ampio respiro sviluppato dalla Fondazione Museo della Shoah per riflettere, nell’ottantesimo anniversario dalla loro promulgazione, sulle Leggi antiebraiche del 1938.
Con “1938, l’anno della vergogna”, inaugurata lo scorso settembre, ci si proponeva di parlare sulle Leggi su un piano più strettamente “scientifico” attraverso fotografie, manifesti, documenti, giornali, oggetti e filmati, in gran parte inediti, che raccontavano l’iter di questa infamia dalla parte del regime.
Screen Shot 2018-04-26 at 13.01.07In “1938. Vite spezzate”, inaugurata ieri pomeriggio alla Casina dei Vallati, la ferita delle Leggi viene raccontata dal punto di vista di chi ne pagò le conseguenze. E quindi, nell’accurata ricostruzione di Marcello Pezzetti e Sara Berger, curatori dell’allestimento, lo spazio questa volta è per le biografie di alcune decine di ebrei italiani, suddivisi per professioni o gruppo di appartenenza, che furono allontanati dal lavoro, dalla scuola, dalla società.
“È un grande orgoglio accogliervi qui oggi, per l’inaugurazione di questa mostra che si pone l’obiettivo di parlare a un pubblico ampio. Da Trieste a Taranto, sono molteplici le iniziative intraprese da questa Fondazione per parlare di Memoria. Un confronto dinamico e aperto, che oggi si rinnova in questi spazi già visitati da molte scolaresche” ha esordito Mario Venezia, presidente della Fondazione, nel suo saluto alle autorità presenti in Largo 16 Ottobre (tra gli altri la sindaca Virginia Raggi e il dirigente del Miur Giuseppe Pierro).
Conclusa la parte dei saluti, Pezzetti e Berger guidano i presenti all’interno della mostra.
Per ognuna delle biografie ricostruite ci sono foto e documenti, a stimolare un ulteriore approfondimento. Dagli scrittori ai musicisti, dai medici agli ingegneri. Ma anche i piccoli imprenditori o ancora membri dell’esercito cacciati dal servizio. Senza dimenticare gli uomini di sport, altro capitolo ricco di spunti.
Vite spezzate, in alcuni casi fino all’estreme conseguenze. Ci fu infatti chi si tolse la vita o chi lasciò in fretta e furia la patria per procacciarsi altrove un futuro.

(26 aprile 2018)