Iran al Salone di Torino
Le perplessità in Regione

rassMalumori bipartisan, in Regione Piemonte, per la scelta del Salone di Torino di avere l’Iran quale ospite d’onore dell’edizione 2020. A segnalarli è La Stampa, che scrive: “La decisione di ospitare l’Iran ha radici antiche: fu Enrico Letta, negli anni in cui era premier, a chiedere a Massimo Bray, allora ministro della Cultura, di andare in Iran subito dopo una visita di poche ore di Emma Bonino. Era la prima volta che venivano affidate alla diplomazia culturale le relazioni e dopo anni venne firmato un accordo per una serie di iniziative culturali e relazioni di reciprocità. Con apoteosi l’arrivo al Salone del Libro”. Gli organizzatori, si legge ancora nell’articolo, “hanno comunque già garantito che non sarà lasciato spazio ad elementi ideologici che distinguono il regime degli ayatollah come l’odio verso i gay, la negazione della Shoah e dei diritti delle donne”.

Nuovi documenti, riportati da Michele Sarfatti nella riedizione del suo saggio Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione, svelerebbero le negligenze di Alleati e Vaticano davanti ad alcune concrete proposte del Congresso ebraico mondiale per mettere in salvo migliaia di ebrei italiani dalla Shoah. A parlarne è La Stampa, che riporta: “Nel luglio 1943 il rappresentante a Washington del World Jewish Congress fece un’audace proposta: tutti gli ebrei italiani, anche quelli risiedenti al Nord, dovevano essere spostati in massa al Sud. Era una soluzione assolutamente praticabile. Vennero mandati cablogrammi alla rappresentanza vaticana e all’ambasciatore svizzero negli Usa nei quali si diceva: quattro milioni di ebrei sono già stati uccisi. Che aspettiamo? Ma Berna e Washington si tirarono indietro: non c’era nulla da fare, affermarono, un intervento sul governo italiano non avrebbe nessun successo”.

Nel pomeriggio vertice a Milano tra il ministro dell’Interno Salvini e il premier ungherese Orban. In piazza, in segno di protesta contro il Primo ministro magiaro, accusato di essere l’artefice di una deriva nazionalista e liberticida, sinistra e varie sigle dell’associazionismo. La mobilitazione, segnala Repubblica, è nata sabato via Facebook “ed è lì che l’appello a manifestare per ‘un’Europa senza muri’ è cresciuto”. Come simbolo, un’arca che sbuca dal mare “sorretta da due mani e diventata l’immagine della nave Diciotti”.

Due opere di Egon Schiele sono al centro di una aspra contesa giudiziaria tra la Fondazione tedesca nata per favorire la restituzione delle opere d’arte sottratte dai nazisti e gli eredi di un cabarettista e collezionista austriaco ucciso a Dachau. La vicenda è raccontata dal Corriere.

Odio razziale. Questa, scrive La Stampa, l’aggravante che la procura di Lamezia Terme contesta a cinque persone arrestate ieri mattina dalla polizia su disposizione del gip con l’accusa di aver parte di un branco che la sera di Ferragosto avrebbe aggredito a colpi di bastone un cittadino dominicano “che aveva da poco finito di cenare assieme alla sua compagna incinta e alla suocera di 70 anni”. L’episodio, che si aggiunge alle molte altre violenze contro stranieri e migranti registrate questa estate, è così commentato dallo stesso procuratore: “È la prima volta che viene contestato questo tipo di aggravante in questo territorio: è un episodio che mal si concilia con la cultura dell’accoglienza di questa terra”.

Il Corriere, in occasione dei 70 anni di Israele, segnala il saggio Latte, miele e falafel della giornalista Elisa Pinna. “È un autentico mosaico quello descritto dall’autrice – si legge – con non poche sorprese per il lettore poco avvezzo alla complessità labirintica del Medio Oriente”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(28 agosto 2018)