La proposta di Trump
Due popoli, due stati. Per l’amministrazione Trump questa formula non avrebbe futuro. Ed ecco perché, stando a quanto riferito ieri da Abu Mazen, avrebbe proposto una confederazione con la Giordania. “Gli americani mi hanno proposto una confederazione con la Giordania. Ho risposto che volevo sì una confederazione, ma con la Giordania e anche con Israele” le parole del leader palestinese. Un modo per dire no, scrive La Stampa, “perché lo Stato ebraico non accetterà mai un’unione del genere”. Secondo Fiamma Nirenstein, che ne parla sul Giornale, “la fine del finto pacifista Abu Mazen”, di cui Trump avrebbe svelato “l’incapacità”.
“L’ultima offensiva lanciata dal governo di Benjamin Netanyahu, in cui i partiti ultrareligiosi hanno un ruolo chiave, mette nel mirino i club di striptease e i luoghi dove si pratica la famosa ‘danza intorno al palo'” scrive in un articolo di argomento ben diverso Repubblica. Che titola: “Israele dichiara guerra alla lap dance”.
In occasione dei suoi 100 anni, che festeggerà domani, l’avvocato Bruno Segre in una intervista alla Stampa parla del suo impegno antifascista e delle sue battaglie per i diritti civili. Alla domanda se oggi resti qualcosa dell’antifascismo, della Resistenza, dello spirito del dopoguerra, Segre risponde: “Pochi superstiti ricordati solo nei necrologi, associazioni con pochi soldi, lapidi stradali ai Caduti, pietre d’inciampo”.
Il Corriere, nelle pagine milanesi, presenta la grande mostra su Marc Chagall che si inaugura domani a Mantova. “Dolcissimo visionario, gioioso come pochi pittori del Novecento – si legge – Chagall ha sempre dipinto abbandonandosi a una gaiezza anarchica, in una dimensione dello spirito ‘fra cielo e terra’, lo spazio in cui collocò anche il suo amore per la moglie Bella della quale fu follemente e fedelmente innamorato fino alla morte di lei avvenuta nel 1944, in America, dove la coppia si era rifugiata per scappare alla caccia organizzata dai nazisti contro gli ebrei”.
Il Foglio, nel suo inserto, traduce un articolo del Times sulle parole di odio di Jeremy Corbyn e l’accusa di antisemitismo formulata dal rav Jonathan Sacks. “Per più di tre secoli e mezzo, gli ebrei della Gran Bretagna hanno contribuito a ogni aspetto della vita nazionale. Conosciamo la nostra storia meglio di Corbyn – ha affermato l’ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth – e abbiamo imparato che l’odio che inizia con gli ebrei non finisce mai con gli ebrei”.
Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked
(3 settembre 2018)