Abu Mazen: “Stati Uniti
un ostacolo per la pace”

“Nel 2017 ho incontrato il presidente Trump quattro volte, si è offerto di mediare fra noi e gli israeliani ma sfortunatamente ha cambiato drasticamente la sua posizione quando ha riconosciuto Gerusalemme unificata come capitale di Israele e vi ha spostato l’ambasciata Usa, affermando che da quel momento Gerusalemme era fuori dal tavolo negoziale. Poi l’amministrazione Usa ha adottato altre misure punitive contro i palestinesi, incluso il taglio di aiuti al governo e all’agenzia Unrwa, e ha chiuso l’ufficio dell’Olp a Washington. Tutto ciò rende impossibile per gli Stati Uniti essere l’unico mediatore”.
È quanto afferma il presidente dell’Anp Abu Mazen in una intervista con il direttore de La Stampa Maurizio Molinari. Diversi i temi trattati nell’intervista, che esce a poche ore dalla visita del leader palestinese a Bergoglio e dagli incontri con Mattarella e il premier Conte. Dell’avvicinamento in corso tra Israele e alcuni governi arabi Abu Mazen dice: “Per quanto ci riguarda Israele è ancora una potenza occupante in Palestina, inclusi i Luoghi Santi di Gerusalemme Est, e nessun leader arabo normalizzerà le relazioni con loro fino a quando i nostri diritti non saranno rispettati, inclusa Gerusalemme Est nostra capitale. Ovunque gli israeliani andranno e qualsiasi cosa faranno non avranno successo se non faranno fronte a tali obblighi”. Mentre sembra guardare con ottimismo agli imminenti colloqui romani: “Siamo grati all’Italia per il sostegno, politico ed economico, al popolo palestinese, e per il sostegno alle posizioni Ue. Palestinesi e italiani hanno molti valori comuni: combattiamo terrorismo ed estremismo. E ci coordiniamo a più livelli su cultura, economia e politica. Vogliamo per l’Italia un ruolo maggiore nel processo di pace nella regione. Aspettiamo il giorno in cui ci riconoscerete come avete fatto per lo Stato di Israele”.

Sui giornali si parla anche della raccomandazione formulata dalla polizia israeliana affinché il Premier Benjamin Netanyahu e sua moglie Sara siano incriminati per corruzione, frode e abuso di ufficio nel quadro dei rapporti intrattenuti con l’azionista di controllo della compagnia Bezeq.
“Nei mesi scorsi la polizia ha consigliato l’incriminazione di Netanyahu per due altre due inchieste: danarosi regali ricevuti da uomini d’affari e collusione con l’editore del quotidiano Yediot Ahronot. Dossier – scrive al riguardo Repubblica – che sono ancora al vaglio della magistratura”. Per il governo, sottolinea La Stampa, l’incriminazione “sarebbe un colpo quasi fatale”. Anche perché la maggioranza è sempre più traballante dopo la recente uscita di Avigdor Lieberman. “Le elezioni sono da tenersi entro novembre 2019 ma probabilmente – si legge – saranno anticipate a maggio, o addirittura a marzo”.

Gli 80 anni delle Leggi razziste raccontate sul grande schermo, in un documentario ricco di inediti. Sono arrivati da tutto il mondo a Torino, segnala La Stampa, i discendenti della famiglia Ovazza che ieri hanno assistito alla proiezione di un film sulla loro storia di famiglia.
“Scene di serenità, passeggiate, vacanze, bambini che giocano, signore eleganti”. Poi la grande tempesta della persecuzione razzista del fascismo.

“Lo Stato non fa nessuna pubblicità per aggiudicarsi l’Otto per mille dell’Irpef con le dichiarazioni dei redditi. E destina a finalità diverse da quelle sociali previste dalla legge oltre il 60 per cento delle risorse ottenute ogni anno, che valgono quasi 180 milioni di euro”. Queste, scrive il Sole 24 Ore, le principali critiche arrivate dalla Corte dei conti nella deliberazione del 29 ottobre scorso sulla scelta dell’Otto per mille dell’Irpef da parte dei contribuenti.

Da trent’anni è un appuntamento fisso. “Trent’anni di luce sull’oscurità” scrive Il Messaggero a proposito della pubblica cerimonia di accensione della Chanukkiah in Piazza Barberini a Roma, organizzata dal Movimento Chabad.

“In questa fase drammatica di crisi europea è importante e doveroso riconoscere e ricordare. Anche celebrare chi ha contribuito a sostenere l’ideale di una convivenza in qualche caso difficile, ma necessaria per cementare la pace”. Così il Corriere a proposito della decisione di Gariwo di dedicare due alberi, che saranno piantati il prossimo 6 marzo a Milano, a Simone Veil e István Bibó.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(3 dicembre 2018)