Antisemitismo, la definizione Ihra
accolta dall’Università di Pisa

“Non possiamo impegnarci in una lotta comune senza una definizione comune di ciò contro cui stiamo combattendo. Gli Stati membri sono quindi chiamati ad adottare la definizione di antisemitismo dell’International Holocaust Remembrance Alliance come punto di riferimento. Ciò rappresenterebbe un passo importante”.
Così si esprimevano recentemente il Primo vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans e il Commissario europeo per la giustizia, la tutela dei consumatori e l’uguaglianza di genere Věra Jourová, in una nota diffusa poche ore dopo lo storico voto con il quale i 28 paesi dell’Unione Europea hanno approvato all’unanimità una dichiarazione che li impegna ancora più intensamente su questo fronte.
Una sfida che resta attuale su vari fronti, compreso il mondo accademico. La definizione di antisemitismo dell’Ihra è stata infatti recentemente accolta dall’Università di Pisa. Un’iniziativa voluta e proposta dal rettore Paolo Mancarella, che ha comunicato l’esito positivo del voto del senato accademico dell’ateneo pisano alla Presidente UCEI Noemi Di Segni.
Tra i comportamenti considerati antisemiti nella definizione dell’Ihra figurano le seguenti voci: invocare, favorire, giustificare l’uccisione o la violenza contro gli ebrei in nome di un’ideologia radicale o di una visione estremista della religione; fare accuse mendaci, demonizzanti o stereotipate contro gli ebrei in quanto tali o contro il potere degli ebrei come collettivo – come, in particolare, il mito della cospirazione ebraica mondiale o del controllo ebraico dei media, dell’economia, del governo o di altre istituzioni sociali; accusare gli ebrei in quanto popolo, o Israele come Stato, di aver inventato o esagerato la Shoah; negare al popolo ebraico il diritto all’autodeterminazione, ad esempio sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele sia una impresa razzista; fare paragoni tra la politica israeliana contemporanea e quella dei nazisti.

(8 gennaio 2019)