Teheran e il super missile

rass stampaPer i 40 anni della Rivoluzione islamica, prova muscolare del regime iraniano che ha sfoggiato un super missile in grado di colpire fino a 1300 chilometri di distanza. “Ciò significa – spiega La Stampa – che sarebbe in grado di raggiungere facilmente diversi obiettivi in Europa, oltre a quelli in Medio Oriente come Israele o Arabia Saudita”. Alta l’attenzione della stampa italiana sul Medio Oriente, anche in considerazione della visita di papa Bergoglio negli Emirati Arabi Uniti. Si parla anche di Israele, in particolare per quanto concerne l’ultima iniziativa del Premier Benjamin Netanyahu: una web tv predisposta appositamente per la campagna elettorale. “Una tv creata solo per parlare bene del premier e della sua azione di governo” scrive Repubblica.

Nuovo intervento su La Stampa di Bernard-Henri Levy, impegnato in queste settimane nella promozione della sua campagna per la difesa dei valori europei cui hanno aderito diverse figure di spicco del panorama intellettuale. “Un’Europa – si legge – che non è intimidita dai mercenari di Putin, né dai venditori ambulanti della rivoluzione trumpiana, né dalla voglia di ‘camicie brune’ che attraversa il continente di Mozart ed Erasmo”.

“Papà era l’architetto di Hitler. Aiutare gli ebrei è la mia missione”. Il Corriere racconta la storia di Hilde Schramm, figlia di Albert Speer, appena premiata dalla Obermayer Foundation. L’organizzazione è stata creata da un filantropo americano per insignire coloro che mantengono viva l’eredità ebraica in Germania.
Sempre a proposito di seconda guerra mondiale, Paolo Mieli presenta il saggio La liberazione di Roma di Gabriele Ranzato in uscita con Laterza e focalizzato sul rapporto tra gli angloamericani e la Resistenza.
Il Corriere pubblica anche una fotonotizia del concerto in onore di Tullia Zevi tenutosi ieri al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

L’Accademia di Torino ha reintegrato i dieci medici espulsi nel ’38 con l’entrata in vigore delle Leggi razziste. Iniziativa che, scrive La Stampa, “ha un valore che va al di là dell’atto in sé e per sé: il valore della memoria, il riscatto – benché tardivo – di una vergogna che in quegli anni terribili coinvolse il mondo scientifico alla parti degli apparati statali”.

Ancora cori razzisti dalla curva dell’Inter. Dopo che a fine dicembre la vittima era stata il napoletano Koulibaly, ieri è toccato al bolognese Mbaye. “Peraltro – segnala il Corriere dello Sport – prima del fischio d’inizio, mentre Inter e Bologna hanno ricordato Arpad Weisz, ex allenatore di entrambe le squadre e vittima dell’Olocausto nel 1944, la curva aveva provveduto a diffondere la propria fanzine, contenente una serie di attacchi: dai tribunali ai giornalisti, passando per lo stesso Koulibaly, fino ad arrivare allo stesso club nerazzurro, colpevole, a giudizio degli ultras, sia di non aver fatto ricorso per la chiusura della stadio sia per la campagna ‘Buu’ contro il razzismo, definita addirittura una pagliacciata”. A Weisz sarà presto dedicata una mostra al Memoriale della Shoah di Milano, presentata ieri.

“Il termine è usato praticamente in tutti i moduli e referti delle strutture sanitarie, pubbliche e private. Anche a livello internazionale è usata l’espressione ‘race’ (or ethnic group, vedi, tra i molti, ‘Child Behavior Check- List for ages 6- 18’). Sono moduli particolarmente importanti a fini statistici in uso da molti anni. Il termine ‘razza’ così non aveva e non ha alcuna implicazione cultuale, sociale o politica”. Così la responsabile dell’ufficio stampa della Casa di cura Giovanni XXIII in una lettera al Corriere. Il quotidiano qualche giorno fa aveva segnalato che sul modulo medico della casa di cura ai pazienti veniva chiesta, per l’appunto, la “razza”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(4 febbraio 2019)