Beni da salvare 1 – Il nostro impegno per un patrimonio insostituibile

La crisi economica e la necessità di risanare le risorse pubbliche rischiano di ridurre l’attenzione nei confronti di un patrimonio culturale prezioso e insostituibile. Testimonianze antichissime, sinagoghe, reperti, cimiteri, altri edifici e creazioni architetturali e artistiche che hanno accompagnato la storia bimillenaria degli ebrei in Italia (nell’immagine l’antichissimo cimitero ebraico del Monte Cardeto, che risale al XV secolo, affacciato sull’Adriatico dal Conero di Ancona e recentemente risistemato) e appartengono al patrimonio artistico del Paese hanno bisogno di cura, di manutenzione e di restauri. Un taglio limitato, ma in ogni caso significativo ai finanziamenti destinati al recupero di questi beni rischia di ridurre la potenzialità di leggi che negli anni scorsi avevano dimostrato una efficacia straordinaria e hanno consentito di restituire all’Italia elementi importanti del tesoro culturale che gli ebrei italiani hanno realizzato.
Nel 2009 i finanziamenti previsti per interventi conservativi e di restauro del patrimonio culturale architettonico e archivistico ebraico saranno ridotti circa del 25 per cento. Una contrazione comprensibile, vista l’esigenza del Governo di intervenire sui conti pubblici. Ma in ogni caso un segnale su cui vigilare con attenzione. Una situazione che non poteva sfuggire a molti parlamentari dei due schieramenti, fra cui Alessandro Ruben, Fiamma Nirenstein ed Emanuele Fiano, che nella seduta parlamentare del 13 novembre sono intervenuti per chiedere all’Esecutivo un impegno chiaro per assumere le iniziative opportune alla salvaguardia del patrimonio culturale ebraico.
Con legge 17 agosto 2005 numero 175, infatti, era stato stabilito lo stanziamento di 1 milione di euro per l’anno 2005 e 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2006 e 2007, per interventi conservativi e di restauro sul patrimonio culturale architettonico artistico e archivistico ebraico in Italia. In seguito l’art.50 del decreto legge 248/2007 aveva rifinanziato la legge per due milioni di euro per ciascuno degli anni 2008 e 2009, ma con un successivo decreto legge emanato in corso d’anno, la somma prevista per l’anno 2009 è stata decurtata di 455.000 euro stanziandone soltanto 1.545.000.
Al di là dei numeri quali saranno le conseguenze per il patrimonio culturale ebraico, se il decreto legge sarà applicato così come previsto? Quali le ripercussioni?
Il patrimonio culturale ebraico, costituisce una parte significativa dei beni culturali italiani, rilevante testimonianza della cultura ebraica italiana.
La commissione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha il compito di raccogliere i progetti provenienti dalle varie comunità ebraiche in Italia, sottoponendo poi i progetti più urgenti al ministero dei Beni Culturali, che deve dare la sua approvazione definitiva. I fondi stanziati negli scorsi anni hanno consentito l’avvio di 55 progetti di restauro su tutto il territorio nazionale, di cui 22 già portati a termine. La maggior parte di questi interventi riguarda beni che si trovano nelle città di Roma, Milano e Firenze, ma ci sono stati interventi di rilievo in tutta Italia: ad Ancona sono stati avviati sette progetti di restauro, a Casale Monferrato il restauro del Tempio del Vecchio cimitero ebraico con il ripristino del viale di accesso ha donato nuova dignità ad un edificio che si trovava in condizioni di avanzato degrado, a Napoli sono stati avviati lavori di recupero della Sinagoga e di rifacimento del muro di cinta del cimitero ebraico oltre che la riorganizzazione dell’archivio.
L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sta ora esaminando nuovi progetti da mettere in cantiere con i fondi 2008/2009. L’impegno degli ebrei italiani perché i beni culturali ebraici siano pienamente tutelati non si ferma. E non solo per un motivo di fedeltà alle loro radici. Il patrimonio culturale e architettonico ebraico in Italia, infatti, costituisce un valore inestimabile per l’intero Paese.

Lucilla Efrati


Beni da salvare 2 – L’intervento dell’on. Ruben: “Ora bisogna guardare al futuro”

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