…identità
Lunedí sull’Unione informa, Anna Foa lamentava lo scarso interesse dei lettori verso i libri sul Risorgimento e si domandava se la causa fosse l’incapacità degli storici di raccontare in modo attraente il formarsi della coscienza nazionale italiana, o forse qualche aspetto più profondo dell’identità degli italiani. Vorrei qui raccogliere il guanto della sfida, e proporre a mia volta una domanda. Certo la tragica e grottesca parata del fascismo ha creato in Italia degli anticorpi che hanno operato dal dopoguerra come un freno nei confronti dell’idea di nazione. Inoltre la crescente integrazione europea e globalizzazione tendono a far diminuire la rilevanza dei particolarismi nazionali. Ma è anche vero che la lingua italiana svolge ancora un insostituibile ruolo integratore su tutto il territorio. E il sentimento di nazione non è finito. Certo la bandiera nazionale è meno esposta in pubblico in Italia di quanto non lo sia in Francia o negli Stati Uniti. E allora la domanda – in parallelo a quanto noi ebrei ci chiediamo cosí spesso circa la natura dell’identità ebraica – diventa: Che cos’è oggi l’identità italiana? È religione cattolica? Sicuramente meno che in passato. È cultura condivisa? Se ne può dubitare sempre di più nell’era dell’internet. È solidarietà economica e sociale? Il grande trend contemporaneo è la privatizzazione. È coscienza e progettualità civile? Le notizie sullo stato della politica non sono sempre incoraggianti. O forse l’identità italiana finisce per essere, per esclusione, il non essere un immigrato extra-comunitario? Domande in cerca di risposta.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme