“Cattiva informazione”
Nell’Unione informa di ieri Ugo Volli parla di un lapsus in cui sarebbe incorsa la corrispondenza da Torino di un paio di giorni prima sul congresso Ugei: «Su questa newsletter si è infilato un lapsus sul cui oggetto vale la pena di riflettere. Il contributo di Philippe Karsenty al congresso è presentato come esempio di “Hasbarah (הסברע – intesa come cattiva informazione)”». Immagino che il lapsus di cui parla Volli consista nell’aver tradotto Hasbarah come cattiva informazione (invece che come comunicazione o propaganda). Ma non c’è nessun lapsus. Infatti, la parola Hasbarah si scrive con la he finale: è questo il vocabolo che significa comunicazione. Invece, la parola riportata dalla corrispondenza torinese è scritta con la ‘ayin finale. Quest’ultimo termine non esiste in ebraico; si tratta di un neologismo giornalistico, forse poco diffuso, derivato dall’unione della radice savar e la parola ra’ (cattivo), ed è usato appunto per indicare la cattiva informazione.
Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano