…maturità

Su queste pagine Anna Segre ha già detto con chiarezza alcune cose a proposito della traccia storica presentata alla maturità contenente il brano tratto dal volume di Hannah Arendt ”La banalità del male” che descrive la scena della conferenza di Wannsee (20 gennaio 1942) e in cui è formalizzata la decisione di procedere alla soluzione finale. Se ha senso tenere ancora l’attenzione su quel dato è perché esso consente di riflettere sull’idea sbagliata che abbiamo della storia. Studiare storia implica sapere i fatti, ma soprattutto domandarsi come quei “fatti” siano stati possibili e dunque la loro genealogia (non solo cosa li ha preceduti). Rimaniamo al caso in questione. Ovvero lo sterminio di massa. Lo sterminio di massa è un atto che è conseguenza di molti atti, compreso il fatto che esso è avvenuto sotto gli occhi di molti, e anche in conseguenza dell’indifferenza di molti. Ridurre gli stermini alla decisione di burocratica quell’atto è come equiparare l’eliminazione di milioni o di centinaia di migliaia di persone alla decisione di fare un attentato anche terribile da parte di un nucleo di terroristi: una decisione presa in luogo segreto; in condizione di clandestinità; la cui prima preoccupazione è che nessuno possa né vedere né ascoltare; pensata per stupire gli altri affinché riconoscano la bravura degli ideatori. Gli stermini pianificati sono atti che tutti devono vedere, tutti devono sapere e nel corso dei quali è imprescindibile, per i perpetratori avere il controllo della situazione, sapere quanto consenso si ha e soprattutto quanta “solitudine” contorna le vittime prescelte. Le quali possono essere sterminate proprio in conseguenza della loro solitudine e della loro condizione di abbandono e di indifferenza, da parte di molti di coloro che li circondano. Non è accaduto solo in Europa. E non è accaduto solo agli ebrei.

David Bidussa, storica sociale delle idee