scavare…
Nella parashà di Devarìm, letta lo scorso Shabbat, Moshè ritorna sulla fallita missione degli esploratori narrata nei capitoli 13 e 14 del Libro di Bemidbar. In questa seconda versione Moshè usa delle parole differenti dal primo racconto e queste sottili differenze costituiscono un prezioso indizio per comprendere in modo più profondo lo sconveniente comportamento degli esploratori. La stessa azione dell’“esplorare” nel Libro dei Numeri , 13; 2 , è indicata col verbo “latùr”, “girare” (in senso turistico) , mentre la seconda volta, nel libro di Devarim, 1; 22 , il verbo usato per esprimere la stessa azione esplorativa è “lachpòr” che letteralmente significa “scavare”. Il Talmùd, scavando ancora di più, richiama un significato ulteriore dell’etimo “lachpòr” come qualcosa che rimanda al tentativo di svergognare e screditare. È proprio da questo apparentamento linguistico che i Maestri del Talmùd (Sotah, 34 b ) deducono che “…gli esploratori non avevano altra intenzione che quella di svergognare la Terra di Israele…” È indubbio che esplorare equivale a scavare. Talvolta però scavare troppo a fondo può significare svergognare e scoprire ciò che per natura dovrebbe restare un po’ celato e ben custodito.
Roberto Della Rocca, rabbino