Bianco e nero
A mezzogiorno in questa stagione sulla tomba di Herzl non c’è molta gente, solo una famiglia israeliana; mi fanno tenerezza le spiegazioni del padre ai bambini, sufficientemente chiare per il mio ebraico. Poi cerco la tomba di Rabin ma fatico a trovarla: non è indicata da nessuna parte in nessun modo, neppure nella cartina che ho preso all`entrata. Arrivo persino a dubitare di essere nel posto giusto, eppure mi pareva proprio di ricordare che fosse sul monte Herzl a Gerusalemme. Finalmente dopo un po’ di giri la trovo: non c`è dubbio che sia lui, insieme a sua moglie Leah, pietra bianca e nera (ricordo di averla vista in fotografia), ma vicino non c`è nessuna indicazione particolare. Dopo un po’ arriva anche la famigliola israeliana e la madre chiede quale sia la tomba di Rabin: mi prendo la soddisfazione di averla trovata prima di loro e indicarla, ma il padre mi delude: “Bianca e nera, proprio come lui” commenta secco, e passa oltre senza dire niente ai bambini, per soffermarsi a lungo poco più in là sulla tomba di Golda Meir. Mi domando se la reticenza del papà israeliano – e dei cartelli – sia dovuta soltanto alla divergenza di opinioni sul valore politico dell`operato di Rabin, o non ci sia anche un po’ di imbarazzo per le circostanze del suo assassinio. Certo per raccontare ai bambini chi lo ha ucciso, come e perché non bastano le spiegazioni in bianco e nero, buoni e cattivi, noi di qua e i nemici di là. Forse non a tutti fa piacere ricordare che il cattivo che lo ha assassinato era uno di noi.
Anna Segre, insegnante