In cornice – Moschee
Entrare nelle moschee di Istanbul, come mi è capitato recentemente, ha risvegliato il ricordo di Gerusalemme di qualche anno fa. Mi sono tolto le scarpe, ho sentito il tappeto sotto i piedi, – come allora, quando si poteva entrare nelle moschee di Al-Aqza e in quella di Omar. Oggi invece all’entrata della spianata i nostri soldati ci fermano per evitare guai peggiori. Peccato, davvero peccato, perchè proprio la visita delle moschee evidenzia quanto l’islamismo sia così più vicino all’ebraismo di quanto non lo sia il cristianesimo. La struttura è concettualmente la stessa delle nostre sinagoghe monumentali: linee semplici, ornamento affidato a giochi di colori e a scritte stilizzate, architettura complessa, tutta l’attenzione rivolta all’asse verticale verso il mihrab (per noi verso l’Aron Hakkodesh). Nessuna dispersione dell’attenzione sull’asse orizzontale – verso le cappelle ai lati, verso i transetti, – che è tipica delle chiese; nessuna figurazione; nessun abside o spazio simile che fa perdere la concentrazione rispetto al mihrab (o all’aron hakodesh). Si capisce bene il motivo per cui i nostri maestri medievali spagnoli che si trovavano più a loro agio a confrontarsi con i musulmani che con i cristiani. Quando la follia dell’estremismo e il nazionalismo arabo passerà, si riscoprirà che le radici culturali ebraico-musulmane sono ben più profonde di quelle giudaico-cristiane.
Daniele Liberanome, critico d’arte