Adeguarsi alla minoranza
L’inserto dell’Economist dello scorso 28 luglio distingue gli ebrei secondo quattro principali denominazioni: Ultra-Orthodox (haredì), Modern-Orthodox, Conservative, Reform. Dove stanno gli italiani? Fino a qualche anno fa credo si sarebbe potuto rispondere senza troppe esitazioni che si trattava di una categoria a sé, nominalmente ortodossa ma di fatto, nei comportamenti di gran parte dei suoi membri e anche in alcune scelte del suo rabbinato (per esempio sulle conversioni), a volte più vicina a forme di ebraismo non ortodosso. Oggi le cose sono cambiate: non saprei dire in quali proporzioni gli ebrei italiani si autodefinirebbero “orthodox”, “traditional” o “secular”, certamente il nostro rabbinato oggi è indubbiamente “orthodox” (più o meno modern), così come mi pare siano indiscutibilmente orthodox i nostri standard di kasherut, ecc. Ci siamo adeguati a un mondo globalizzato, ed era inevitabile che accadesse. La cosa curiosa è che, sempre secondo l’Economist, i modern orthodox sono oggi il 10%, i haredim il 22%, gli altri sono non ortodossi. Dunque non ci siamo adeguati alla maggioranza, ma alla minoranza. Può sembrare illogico, ma in realtà ci sono valide ragioni per questo: i non ortodossi, anche se ancora in maggioranza, tendono a diminuire considerevolmente, gli ultra-ortodossi aumentano ma sono culturalmente (almeno per ora) troppo lontani da noi perché possiamo pensare di diventare come loro; inoltre la scelta di un ebraismo modern orthodox appare l’unica potenzialmente in grado, pur tra molte difficoltà, di mantenere il più possibile l’unità dell’ebraismo italiano. Resta comunque il fatto che adeguarsi alla maggioranza può essere un automatismo, ma adeguarsi alla minoranza è inevitabilmente una scelta ideologica. In che misura siamo consapevoli di averla compiuta?
Anna Segre, insegnante