Misericordia…
La parashah che abbiamo letto lo scorso shabbat, inizia con il racconto della supplica “va etchannan – e supplicai” con cui Mosè si rivolge a D-o per farlo entrare nella Terra di Israele. È interessante notare la formula della preghiera di Mosè e soprattutto il modo con cui invoca il nome divino. Nel testo leggiamo “A’ Elokim” scritto però con una variante: il nome di D-o, quello che noi pronunciamo A’, è scritto con le lettere dell’alfabeto alef, dalet, nun e jod; mentre Elokim è scritto col tetragramma JHVH. Il Nachmanide prova a dare la seguente spiegazione: solitamente al Tetragramma viene attribuita la “middat ha rachamim – attributo della bontà divina”, mentre al nome Elokim (scritto con le lettere dell’alfabeto, Alef, lamed, he jod mem) la “middat ha din – attributo della giustizia divina”. Mosè prova, invertendo i nomi, cambiando cioè il loro modo di scrittura, a far sì che il posto della giustizia divina, sia sostituito dalla Sua misericordia. Ma anche se ciò è gradito al Signore, non farà sì che potesse essere perdonato. Nonostante ciò Mosè non entrerà nella Terra di Israele.
Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna