Qui Milano – Le radici profonde dell’umorismo ebraico
Affollatissima la Sinagoga centrale di Milano. I milanesi hanno dimostrato il loro affetto per la Giornata della cultura ebraica senza lasciarsi scoraggiare dal maltempo. “Umorismo ebraico oltre i luoghi comuni” sembra essere il sottotitolo che la Comunità di Milano ha scelto di dare alla manifestazione. Un filo conduttore che ha allacciato gli interventi che caratterizzano la mattinata della rassegna, dal discorso del rabbino capo Alfonso Arbib alla lezione dello studioso di mistica Haim Baharier. Ad accogliere i visitatori, il presidente Walker Meghnagi “Oggi ci riuniamo qui per festeggiare, per scambiarci idee, per ridere. Ma oggi è anche una giornata triste per tutti noi milanesi, quella in cui piangiamo la scomparsa del cardinale Carlo Maria Martini, amico e insostituibile uomo di dialogo”. Il ricordo del cardinal Martini ha unito e commosso nel corso della mattinata relatori e presenti. A rendergli omaggio è stato anche il rabbino emerito Giuseppe Laras, che tanto con lui aveva condiviso.
Umorismo ebraico, un tema che sembra aver conquistato la curiosità dei visitatori e delle autorità presenti (a portare il saluto delle istituzioni locali il vicesindaco Maria Grazia Guida, il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei, l’assessore regionale Alessandro Colucci, l’onorevole Ricardo Levi della Commissione cultura della Camera, mentre per il European Council of Jewish Communities, ente patrocinatore della Giornata a livello continentale, è intervenuto il consigliere Simone Mortara). Eppure un tema che va oltre le barzellette che tutti sono abituati ad associare allo humour in salsa jewish, come sottolineato dall’assessore alla cultura della Comunità Daniele Cohen.
“Nessuno dovrebbe stupirsi quando dico che l’umorismo nella tradizione ebraica è un tema problematico – ha avvertito rav Arbib – Ridere vuol dire sdrammatizzare nei momenti più drammatici e questo consente la capacità di concentrarsi su altro dalle difficoltà, in primis sullo studio della Torah, come tante volte è accaduto nel corso della storia ebraica. Ridere di sé vuol dire anche ridimensionarsi e ridimensionare quella superbia, ga’avah, che rischia di portare l’uomo a credersi D-o. Esiste però anche una visione negativa dell’umorismo. Colui che deride gli altri viene paragonato al malvagio, perché ridicolizza la controparte e così annulla il valore delle sue parole. L’ebraismo è esattamente il contrario: la capacità di prendere tutto sul serio. Anche un gesto semplice come bere un bicchiere d’acqua, che deve essere accompagnato da una benedizione”.
Ad analizzare i lati più complessi dell’umorismo ebraico è stato anche il professor Baharier.
Poi per il pubblico è arrivato il momento delle visite guidate alla sinagoga e delle passeggiate negli stand, in attesa del programma del pomeriggio, che vedrà la performance Rabbini sotto spirito. Viaggio nel sottile umorismo dei Maestri del Talmud, con la David Piazza e le attrici Miriam Camerini e Sabra Del Mare, la conferenza di Andrea Grilli Dall’umorismo Yiddish a Omer dei Simpson, l’approfondimento del rav Roberto Della Rocca e dello psicanalista David Meghnagi, e la premiazione del concorso fotografico Obiettivo sul mondo ebraico organizzato dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea.
In attesa dell’appuntamento serale allo spazio Oberdan Guardare una risata: l’umorismo ebraico nel cinema, con Ruggero Gabbai, regista e consigliere comunale di Milano, il critico cinematografico Maurizio Porro e il giornalista Roberto Zadik.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked