“Cultura e conoscenza per costruire un futuro migliore”
È in corso di svolgimento la visita in Israele del ministro della Pubblica Istruzione Francesco Profumo in compagnia del presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, del direttore scientifico del Museo della Shoah di Roma Marcello Pezzetti e di una delegazione di studenti delle scuole medie superiori. Queste le parole pronunciate oggi dal leader degli ebrei italiani in occasione della visita al Memoriale dello Yad Vashem a Gerusalemme:
È mio desiderio ringraziare tutti coloro che hanno lavorato e si sono impegnati alla realizzazione di questo viaggio, lo Yad Vashem e il Ministero dell’Istruzione, l’Ambasciata italiana in Israele, e naturalmente i professori e i ragazzi che partecipano a questa iniziativa.
Voglio poi rivolgere un particolare saluto e un ringraziamento al ministro Profumo per l’impegno costante e qualificato attraverso il quale il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca cura in Italia i temi legati alla memoria della Shoah e più in generale all’ebraismo e alla cultura ebraica. La sua presenza a Venezia due giorni fa, all’apertura della Giornata europea della cultura ebraica, testimonia proprio l’attenzione alla vita delle nostre Comunità, oltre che alla nostra storia passata.
Sono oltre dieci anni che il Ministero dell’Istruzione organizza in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane un concorso per le scuole affinché i giovani ricordino la Shoah: sono circa 15mila ogni anno i ragazzi che partecipano e lavorano e si impegnano su questi temi. Andiamo orgogliosi di questo impegno e della qualità dei lavori che giungono da ogni parte d’Italia e sono quindi particolarmente emozionato di conoscere oggi, qui a Gerusalemme, una parte degli insegnanti che hanno partecipato e si sono distinti con le loro classi.
Insieme al ministro, lo scorso gennaio, abbiamo posto un sasso su quello che resta delle camere a gas di Auschwitz. Insieme abbiamo ascoltato con commozione ed emozione le testimonianze di alcuni sopravvissuti che ci hanno accompagnato e che – all’epoca in cui hanno subito l’orrore – avevano l’età che hanno oggi i vostri alunni; l’età dei ragazzi che oggi sono qui con noi. I testimoni, persone a cui l’infanzia e la giovinezza fu negata, verso le quali abbiamo un dovere: quello che quanto è accaduto venga insegnato e che tale insegnamento rimanga come monito. E sono certo che l’impegno del Ministero dell’Istruzione proseguirà in questa direzione.
Desidero anche rammentare che solo dall’Italia sono circa 80mila le persone (in maggioranza studenti accompagnati dai loro insegnanti) che ogni anno si recano ad Auschwitz in un viaggio dal quale tornano per sempre cambiati.
Ma conoscere e studiare quanto accaduto non ha il solo scopo di ricordare e, attraverso il ricordo, onorare coloro che hanno sofferto: è un impegno che va oltre perché, come disse Primo Levi, “Se è accaduto può accadere di nuovo”. Contro altri popoli, contro altre minoranze. In altre terre forse, ma può di nuovo accadere. Solo attraverso l’educazione alla tolleranza e all’antirazzismo potremo far sì che nessuno potrà più essere disprezzato a causa della sua religione, della sua nazionalità, per il colore della sua pelle o perché ritenuto “diverso”.
Sempre in gennaio il ministro e io abbiamo firmato un protocollo di intesa per collaborare a programmi comuni sul tema della Memoria della Shoah. In tale intesa viene – tra l’altro – confermato l’impegno di organizzare seminari come quello di oggi.
Spero, anzi, sono certo che i semi anche attraverso la visita e lo studio in questo luogo simbolo potranno presto germogliare.