Dove cercare l’umorismo ebraico?

Mettere in mostra l’umorismo ebraico presentava una serie infinita di problemi (cosa è umoristico? Cosa è ebraico? Basta un vignettista ebreo su qualunque argomento? Basta che si parli di ebrei?), e comunque, conclusa la Giornata Europea della Cultura Ebraica, rimane l’impressione che sia stato trascurato qualcosa di essenziale. Per esempio, la mostra di Torino presentava alcuni modi di dire degli ebrei di varie regioni; pur trovandoli simpatici, non ho potuto fare a meno di pensare che la parlata giudaico-piemontese è descritta in modo ben più divertente da Primo Levi in Argon, il primo racconto del Sistema periodico. Ecco cosa mancava: la letteratura. È inevitabile, non è colpa degli organizzatori. È relativamente facile mettere in mostra vignette, spezzoni di film, barzellette, ma come si fa con i libri? E poi forse la letteratura non è la prima cosa che viene in mente parlando di umorismo: si ride più facilmente in compagnia, a teatro, al cinema, tra amici, persino in classe; leggendo un libro nella solitudine della propria stanza capita di sorridere, di riflettere razionalmente sulla comicità di una situazione, di assaporare un gioco di parole,raramente di scoppiare in quelle risate convulse che tolgono il fiato. Almeno, a me è capitato così poche volte che potrei raccontarle una per una. Forse a qualcuno può sembrare strano (i meccanismi del riso sono insondabili e diversi per ciascuno di noi), ma mi è capitato più di una volta, anche a decenni di distanza, leggendo La tregua, che pure di solito non è considerata un testo umoristico (e in effetti contiene anche pagine terribili): per esempio la scena della ricerca notturna di una gallina presso un villaggio russo mi fa ridere ogni volta che la rileggo. Ho citato per due volte Primo Levi, uno scrittore che probabilmente quasi tutti i visitatori della Giornata Europea conoscono, ma che certo non viene associato immediatamente all’idea di umorismo ebraico. Una giornata di studio sull’umorismo di Primo Levi (che non mi risulta sia mai stata organizzata) probabilmente coglierebbe molti di sorpresa; eppure i suoi testi divertenti non sono pochi, tanto che non mi azzardo ad elencarli per paura di dimenticarne qualcuno. Se esistesse un modo ragionevole per mettere in mostra la letteratura la Giornata sull’umorismo avrebbe potuto essere un’ottima occasione perfar conoscere un lato meno noto di uno scrittore troppo spesso appiattito sul ruolo di testimone.
Al di là di Primo Levi (che peraltro non è un caso isolato: si potrebbe fare un discorso analogo su altri scrittori, per esempio Svevo) mi pare che tutti i discorsi che hanno preceduto e accompagnato la Giornata Europea della Cultura Ebraica dimostrino almeno una cosa: può darsi che a volte si voglia vedere a tutti i costi l’umorismo ebraico dove non c’è, ma capita altrettanto spesso che non lo si veda dove inveceindiscutibilmente c’è.

Anna Segre, insegnante