Essere di parte
Capita spesso di sentire qualcuno affermare orgogliosamente di non occuparsi di politica, come se questa fosse una sicura garanzia di serietà e affidabilità; come se interessarsi al mondo che ci circonda, ragionare e discutere su come si potrebbe migliorare la società, fossero terribili vizi da cui è bene tenersi lontani; come se disinteressarsi dei problemi della propria città o nazione fosse un merito. Di fronte al dilagare di questa strana moda (a ben pensarci illogica e un po’ inquietante) di vantare il proprio disimpegno politico, fa piacere ripensare all’esempio opposto di una comunista orgogliosa delle proprie idee e della propria militanza come Giorgina Arian Levi zl, ricordata a Torino il 12 settembre scorso a un anno dalla sua scomparsa. Nel corso della serata è stata lasciata un po’ in ombra la sua esperienza parlamentare (alla Camera dei Deputati dal 1963 al 1972), forse per la mancanza di testimoni diretti, forse per l’affollamento di altri ricordi, o magari anche un po’ perché di questi tempi il Parlamento non sembra godere di grande stima e averne fatto parte non appare poi un gran merito. Molto diversa l’immagine che emergeva dai racconti di Giorgina: mi colpiva in particolare che affermasse di essere sempre riuscita a lavorare bene anche con chi aveva idee politiche molto lontane dalle sue. Oggi le opinioni politiche, e a volte semplicemente le idee, sono considerate una stranezza di cui vergognarsi; in compenso si litiga furiosamente a tutti i livelli, dal Parlamento alle Comunità ebraiche. Chissà, forse solo chi è consapevole di essere “di parte” riesce davvero ad accettare che altri possano avere opinioni diverse.
Anna Segre, insegnante