Trent’anni – Roma non dimentica
Alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la Comunità ebraica di Roma si stringe in una solenne celebrazione per ricordare il feroce attacco terroristico che colpì la sinagoga 30 anni fa. Era il 9 ottobre 1982, quando al termine della funzione di Sheminì Atzeret all’uscita del Tempio Maggiore, un commando di terroristi palestinesi attaccò con granate e mitragliatrici la folla. Stefano Gay Taché, 2 anni, fu colpito a morte. Al suo fianco i genitori e il fratello Gadiel, che rimasero feriti insieme ad altre decine di persone, e che ancora aspettano giustizia. A trent’anni dall’attentato sembrano finalmente maturi i tempi per iscrivere il nome di Stefano tra le vittime del terrorismo solennemente menzionate dal Capo dello Stato ogni 9 maggio al Quirinale. Un obiettivo che in questi anni ha visto molte personalità e comuni cittadini stringersi al fianco della Comunità ebraica di Roma, alla famiglia Taché e a tutte le persone colpite dall’immenso peso di quella tragedia.
(nell’immagine il Presidente della Repubblica insieme al presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il presidente della Comunità di Roma Riccardo Pacifici e Gadiel Taché)
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